Mi fa strano invece che a distanza di anni, visto le confessioni del dopato, sentire qualcuno che ancora lo difende dicendo che anche gli altri lo facevano. Quindi?
Si chiama
allorismo. Quando non puoi difendere chi sostieni e allora chiami in causa gli altri. Molto usata questa tecnica fra i sostenitori politici. «E allora gli altri?» quando uno dei
nostri viene beccato e anziché prendere atto che avevamo riposto fiducia in una persona che non lo meritava si coinvolgono anche le parti avverse, magari senza prove. Come se chiamare tutti a raccolta ripulisse da ogni colpa e noi avessimo la coscienza più pulita. Non è così.
È così anche nel ciclismo, da quando è comparso Lance Armstrong. Era dopato? «Sì, ma anche gli altri lo erano, quindi ha vinto regolarmente una gara fra dopati.» Dimenticando che Armstrong non solo era dopato ma ha avuto comportamenti mafiosi nei confronti degli avversari. Ha goduto di privilegi assoluti e non pago, ha ha continuato a comportarsi con arroganza e protervia. Da intoccabile. Complice anche il Tour che ne ha fatto un simbolo di riscatto e successo per promuovere il proprio prodotto.
Ad Armstrong riconosco un merito e un demerito.
Il merito: aver avuto una feroce determinazione nel conseguire i suoi successi.
Il demerito: aver irrimediabilmente rovinato il calendario ciclistico. Partecipando solo al Tour ha costretto gli altri atleti a concentrarsi anch'essi solo sul Tour, a scapito delle classiche e degli altri giri, che giocoforza, sono diventati subalterni. Dopo di lui il ciclismo non è stato più lo stesso.