bonny92
Scalatore
Non ha detto che devono fare qualcosa perché non succeda, ha solo detto che a lui annoia.
Gare Pogačar domina anche nella tappa regina
- Creatore Discussione BDC-MAG.COM
- Data di inizio
Non c'è una soluzione, si può solo sperare che la sfiga di quest'anno con le cadute non si ripeta.
Alla fine non siamo molto lontani dal dominio del texano al tour (praticamente 7 anni di noia con almeno l'incognita Ullrich) o quelli sky/Froome.
Io non mi sono divertito moltissimo e, benché di livello più basso, mi intrigava più il giro in quanto spesso più aperto come risultato.
4x16
Maglia Iridata
- 21 Marzo 2010
- 14.804
- 7.879
- 44
- Bici
- Rewel Chorus 11; Vetta Centaur 10; Giant Athena 9; Bianchi Vento 602 Veloce 8; Benotto 900sp 300ex 7
Io mi sarei entusiasmato anche se se ne fosse stato in zona comfort.....Quintana si sarebbe comunque meritato la vittoria!!!
60 no 45 si.......il ciclismo logora!!!
.... oggi Pogacar ha provato una nuova bici per le prossime tappe alpine ..... https://www.facebook.com/share/r/ee9tfiBDopEM3zjp/
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Maglia Iridata
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CON GLI OCCHI DI ATTILA
Neanche il tempo di scattare e Pogačar è già sul mio gruppetto. Siamo in fuga da molte decine di chilometri, siamo andati d’amore e d’accordo. Qualche cambio a dire il vero è stato rimandato, qualche vaffanculo è stato detto. Siamo rimasti io, un Bardiani che non so chi sia, un giovane della Polti che sembra venire da queste zone, Storer e Geschke, che è riuscito nell’impresa di non vincere manco un GPM oggi. O almeno così mi sembra. Davanti ci sono Nairo e Steinhauser: ci sono sfuggiti, maledizione. Hanno una gran gamba.
Noi fuggitivi, comunque, pensavamo di andare forte. Eravamo quasi 60: un bel drappello. Nella mia squadra siamo rimasti mica in tanti (Christophe, Olav e Cian ci mancano parecchio), per cui ho fatto affidamento soprattutto sul lavoro altrui: sembrava di stare nella pancia del gruppo fatta e finita, solo tre minuti davanti a essa. Pensavamo di andare forte, ripeto, finché non ci ha affiancato quel razzo rosa. Avessi avuto fiato in eccesso, gli avrei chiesto se fa lo stesso sport nostro, quando l’ho visto sfrecciarmi accanto.
Ha provato a saltarci di slancio proprio nei pressi di un camper ricoperto da un bandierone tedesco. Dev’essere il fan club di Maximilian Schachmann. Se lo ricordo bene è perché, nello sforzo massimo di inseguire quella freccia rosa, mi sono rimasti impressi alcuni dettagli. Nessuno lo segue, ma io devo provarci. Da un paio di minuti mi sento urlare nella radiolina che dovrò dare tutto per seguirlo: forse vogliono sapere qualche dato in più sulla sua potenza, forse vogliono che gli dia fastidio gratuito, che ne so. Fatto sta che io sono Attila Valter, mica ho i superpoteri, né il potere contrattuale di infischiarmene. E quindi non posso fare come voglio: se mi dicono di sputare un polmone per rimanere con lui, io quello devo fare.
La prima cosa di cui mi accorgo è la differenza di pedalata. La sua agilità è un
o, io sono un piatto che si rompe cadendo per terra. Ma mi sembra di essere salito su di un treno: in un amen sverniciamo Nicola Conci (lo riconosco perché è uno dei pochi corridori che non gira uno dei due #13 che porta sulla schiena), poi un’orrida visione mi coglie alla sprovvista. Ha su la corona grande. Questo pazzo sta affrontando la prima salita del Giro oltre quota 2.000 col padellone. Non ci voglio credere.
Forse anche per quello, o per la sfiga portata dal #13 di Conci, o perché quello lì non è fatto di carne e ossa come noi, o per chissà quali altri motivi, beh insomma mi stacco. Cedo di schianto, anzi. Arriverò al traguardo quasi cinque minuti dopo Pogačar.
Ai giornalisti che mi hanno chiesto com’è stato provare a seguirlo ho farfugliato frasi banali, tutte stronzate. Cos’ho visto realmente non so dire. Non mi era mai capitato di vedere qualcuno andare così in bicicletta.
Per Alvento Magazine - Michele Pelacci
Foto: SprintCyclingAgency
Neanche il tempo di scattare e Pogačar è già sul mio gruppetto. Siamo in fuga da molte decine di chilometri, siamo andati d’amore e d’accordo. Qualche cambio a dire il vero è stato rimandato, qualche vaffanculo è stato detto. Siamo rimasti io, un Bardiani che non so chi sia, un giovane della Polti che sembra venire da queste zone, Storer e Geschke, che è riuscito nell’impresa di non vincere manco un GPM oggi. O almeno così mi sembra. Davanti ci sono Nairo e Steinhauser: ci sono sfuggiti, maledizione. Hanno una gran gamba.
Noi fuggitivi, comunque, pensavamo di andare forte. Eravamo quasi 60: un bel drappello. Nella mia squadra siamo rimasti mica in tanti (Christophe, Olav e Cian ci mancano parecchio), per cui ho fatto affidamento soprattutto sul lavoro altrui: sembrava di stare nella pancia del gruppo fatta e finita, solo tre minuti davanti a essa. Pensavamo di andare forte, ripeto, finché non ci ha affiancato quel razzo rosa. Avessi avuto fiato in eccesso, gli avrei chiesto se fa lo stesso sport nostro, quando l’ho visto sfrecciarmi accanto.
Ha provato a saltarci di slancio proprio nei pressi di un camper ricoperto da un bandierone tedesco. Dev’essere il fan club di Maximilian Schachmann. Se lo ricordo bene è perché, nello sforzo massimo di inseguire quella freccia rosa, mi sono rimasti impressi alcuni dettagli. Nessuno lo segue, ma io devo provarci. Da un paio di minuti mi sento urlare nella radiolina che dovrò dare tutto per seguirlo: forse vogliono sapere qualche dato in più sulla sua potenza, forse vogliono che gli dia fastidio gratuito, che ne so. Fatto sta che io sono Attila Valter, mica ho i superpoteri, né il potere contrattuale di infischiarmene. E quindi non posso fare come voglio: se mi dicono di sputare un polmone per rimanere con lui, io quello devo fare.
La prima cosa di cui mi accorgo è la differenza di pedalata. La sua agilità è un
o, io sono un piatto che si rompe cadendo per terra. Ma mi sembra di essere salito su di un treno: in un amen sverniciamo Nicola Conci (lo riconosco perché è uno dei pochi corridori che non gira uno dei due #13 che porta sulla schiena), poi un’orrida visione mi coglie alla sprovvista. Ha su la corona grande. Questo pazzo sta affrontando la prima salita del Giro oltre quota 2.000 col padellone. Non ci voglio credere.Forse anche per quello, o per la sfiga portata dal #13 di Conci, o perché quello lì non è fatto di carne e ossa come noi, o per chissà quali altri motivi, beh insomma mi stacco. Cedo di schianto, anzi. Arriverò al traguardo quasi cinque minuti dopo Pogačar.
Ai giornalisti che mi hanno chiesto com’è stato provare a seguirlo ho farfugliato frasi banali, tutte stronzate. Cos’ho visto realmente non so dire. Non mi era mai capitato di vedere qualcuno andare così in bicicletta.
Per Alvento Magazine - Michele Pelacci
Foto: SprintCyclingAgency
bonny92
Scalatore
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Apprendista Passista
- 26 Maggio 2011
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- Merida Scultura 6000\Giant tcr composite 1\Giant tcx slr 2
@Skardy direi che ora è appurato che gli sia stato chiesto dall'ammiraglia di seguirlo e che non si è comportato "come l'ultimo dei pedalatori della domenica."
Non vorrei deludervi ma è una discussione immaginaria eh...
Se di base non c'è il potenziale,il Tour non lo vinci nemmeno se bevi il kerosene.
Vorrei far notare una cosa; tra il gruppo che lotta per il secondo posto hanno fatto una tappa esattamente come quelle dello scorso anno, tutti a guardarsi e terrorizzati di saltare, senza provare ad uscire. Nessuno tra gli uomini di classifica ha staccato gli altri in maniera seria. Secondo me senza Pogi la situazione sarebbe stata ben più noiosa. Poi è chiaro si devono avere le gambe per farlo, sono convinte che se Tiberi avesse avuto la giornata giusta ci avrebbe provato, ma è stata nettamente una giornata no per lui. Lo scatto di Pogi poteva "liberare" gli altri per provare a superarsi senza che Pogi stesso li asfaltasse due metri dopo, ma non è avvenuto.
Bho, troppa differenza per essere vero, ho letto un articolo sul Corriere della Sera di ieri in cui di dice che i fisiologi/scienziati/dottori strabuzzano gli occhi davanti a questi dati/prestazioni di Pogaciar. E mi piacerebbe sapere anche la posizione di gente come Donati o Capodacqua.
Sono scetticissimo e sospettoso dinanzi a queste prestazioni che, passi al limite in una corsa di 1 giorno, ma dopo 2 settimane di Giro e dopo 1 tappa in cui sono già stati fatti 205km e 4500m+ lasciano perplessi, mi sembra il minimo essere sospettosi, visti anche i retaggi del passato.
Gli altri sembrano bambini a spasso, poche balle, chi fa prestazioni così mostruosamente superiori agli altri nasconde qualcosa, chiunque sia. Sembra onnipotente, anche ieri poteva starsene in gruppo tranquillo, cosi ha umiliato tutti.
Sono scetticissimo e sospettoso dinanzi a queste prestazioni che, passi al limite in una corsa di 1 giorno, ma dopo 2 settimane di Giro e dopo 1 tappa in cui sono già stati fatti 205km e 4500m+ lasciano perplessi, mi sembra il minimo essere sospettosi, visti anche i retaggi del passato.
Gli altri sembrano bambini a spasso, poche balle, chi fa prestazioni così mostruosamente superiori agli altri nasconde qualcosa, chiunque sia. Sembra onnipotente, anche ieri poteva starsene in gruppo tranquillo, cosi ha umiliato tutti.
Si, totalmente d'accordo con te così come lo ero con l'altro utente che aveva parlato di corsa ammazzata.
Cosa hanno fatto gli uomini in classifica dal 2° posto in giù? Nulla, esattamente come non avrebbero fatto nulla se Pogacar non fosse stato in corsa.
Cosa è cambiato? Nulla, semplicemente che si assiste alle prestazioni di un marziano che, oltre ad essere marziano, prova (e 9 volte su 10 ci riesce) ad ammazzare anche la corsa. Tutto lecito, tutto più che regolare.
Ben vengano quindi i Pogacar.
Vorrei anche ricordare che spesso le corse venivano ammazzate anche da altri ciclisti, italiani in particolare. 25-30 anni fa l'Italia si fermava per scoprire cosa sarebbe successo nella tappa del giorno del giro e del tour. Ed allora andava bene perchè a vincere era un italiano.
Insomma, molto simile a quanto successo in F1 nei primi anni 2000 con la Ferrari: finchè vinceva la macchina italiana, i GP soporiferi e/o ammazzati sin dal 1° giro erano più tollerati; negli ultimi dieci anni con il dominio Mercedes prima e Red Bull poi, allora va un po' meno bene...
Diciamo che nell'EPOca d'oro di solito a raggiungere prestazioni stellari erano più d'uno, per cui assistevi a sfide a suon di scatti ripetuti per un fracco di tempo. Nel tdf quando ci sono Pogi e Vinge, anche li se uno dei due scatta troppo, semplicemente schiatta, e ultimamente il più prudente ha vinto. Peccato per l'incidente di Vinge, perché vorrei vedere una sfida con un Pogi più razionale.
Vero e rilancio dicendo che domenica tutti, ma proprio tutti, erano seduti davanti al teleschermo in attesa che Pogacar scattasse. Bisognava solo indovinare quando, ma era certo al 100% che sarebbe scattato e sarebbe andato a prendersi la tappa.
Quindi, se 25 anni fa quando c'era (o CERA?) un nutrito gruppetto a darsi battaglia tutto il mondo si fermava a guardare, anche oggi, quando al più si arriva a due contendenti a sfidarsi a due-llo (lo scrivo così per evitare che la parola venga convertita in emjoi animata), il mondo si ferma lo stesso ed oggi come allora se ne parla e se ne discute.
Bello o brutto, lo spettacolo è questo, ed io lo preferisco mille volte rispetto all'attendismo TOTALE che ha caratterizzato le tappe in montagna dell'ultima decina d'anno (e che, come giustamente scrivevi anche tu, ha caratterizzato anche la tappa di domenica - vincitore escluso, beninteso).
Bordi
Apprendista Scalatore
D'accordo che ci possano essere dei dubbi sulla questione doping.
Però può anche essere che sia veramente super dotato fisicamente
come ci sono le persone alte più di 2 metri o quelle nane, ecc...
Insomma lui magari ha delle doti che una persona su mille ha, e questa persona fa il ciclista e si chiama Pogačar.
Però può anche essere che sia veramente super dotato fisicamente
come ci sono le persone alte più di 2 metri o quelle nane, ecc...Insomma lui magari ha delle doti che una persona su mille ha, e questa persona fa il ciclista e si chiama Pogačar.