DECLINO PERENNE
Vi ricordate i Giri d'Italia dei primi anni del nuovo millennio, nella seconda parte della gestione dell'Avvocato Carmine Castellano?
I percorsi erano letteralmente stupendi, il cast al via era davvero mediocre.
La Corsa rosa si era tramutata in un campionato italiano a tappe, forte quanto meno di italiani di buon livello e privo di stelle straniere.
Il Tour assorbiva i corridori di caratura internazionale (pochi in quel periodo storico), mentre Giro e Vuelta attiravano solo italiani e spagnoli.
Qualche anno dopo, Castellano, in realtà ottimo organizzatore, cede lo scettro ad Angelo Zomegnan, il quale disegna alcune edizioni fin troppo dure (su tutte il 2011) e riesce a richiamare nomi importanti stranieri.
All'ultimo Basso e al primo Nibali, si aggiungono Alberto Contador nel 2008 e 2011 ed altri nomi ai tempi rilevanti come Evans, Menchov, Sastre, Rodriguez e Vinokourov.
Dal 2012 subentra il manager di RCS Mauro Vegni.
Dopo la prima edizione disgraziata dal punto di vista della qualità, dal 2013 al 2016 i Giri sono costruiti con criterio e la strartinglist è tutto sommato soddisfacente.
Il capolavoro di Vegni risale al triennio 2017 - 2018 - 2019: l'organizzatore pianifica tracciati belli ed equilibrati (quello del 2018 di Froome è un gioiellino) ed ogni anno propone un campo partenti ricco di qualità, grazie alla presenza a turno di stelle (Nibali, Froome, Quintana) e uomini da grandi giri di spessore (un Roglic non ancora al top, Dumoulin, S. Yates, Pinot, Lopez, Landa, Thomas, Carapaz e compagnia).
A quel punto davvero la nostra corsa più importante risale la china e si afferma come prodotto a 4 stelle (lasciando le 5 al Tour).
Il Giro non era la corsa più importante del mondo, ma certamente la più bella.
Nelle annate successive, progressivamente, l'albergo confortevole, ambito e lussuoso si è trasformato in una catapecchia che perde pezzi e soddisfa pochi utenti.
La prepotenza con la quale i corridori hanno chiesto ed ottenuto tagli del percorso, modifiche e quant'altro purtroppo dipende anche dai precedenti che RCS stessa ha creato.
Le scelte di sconfinamento (specialmente in Svizzera) si sono rivelate infelici per il legittimo rifiuto delle Autorità locali di non collaborare.
La partecipazione di qualità media alta è andata a farsi benedire ormai da tempo, con l'unica eccezione del 2023, quando il Giro fu flagellato da Covid e pioggia perenne.
E che dire dei percorsi?
Si è passati improvvisamente da tracciati duri ma concepiti male, con troppe montagne concentrate nella terza settimana, ad altri risibili, come nel 2024 e quello che si preannuncia nel 2025.
Come mai questa scelta in contraddizione con la storia della gara?
È semplice.
A muovere il tutto, in assenza di campioni italiani, è la disperata ricerca della singola star.
Nella stagione appena terminata, Vegni aveva puntato tutte le sue fiches su Pogaçar, disegnando appositamente per lui un Giro che gli consentisse di non affaticarsi minimamente in vista del Tour ed anzi di allenarsi.
Tronfio per l'arrivo del fuoriclasse sloveno, non si era minimamente preoccupato di provare a convincere qualche competitor credibile, che di sicuro non lo avrebbe battuto ma almeno lo avrebbe affaticato un pochino di più.
Lo stesso Vegni al termine del Giro, resosi conto che un massacro di un uomo sui rivali di 21 giorni lascia il tempo che trova, aveva dichiarato di voler portare in Italia più stelle per
lare.
Alle porte del 2025 il forte e fondato sospetto è invece un altro: quest'anno il vero prescelto è Vingegaard, che non ha ancora dato l'ok, e l'idea è la medesima, ossia disegnare un altro tracciato soft per consentirgli di vincere allenandosi.
E poco importa se, come nel 2024, i principali avversari saranno corridori che al Tour faticherebbero ad entrare in top 10.
In attesa di vedere se davvero il danese risponderà al richiamo di RCS, si può semplicemente rispolverare il detto latino "Errare humanum est, perseverare autem diabolicum".
Infine, non intendiamo neppure soffermarci sul rinvio a data da destinarsi della presentazione, perché sarebbe come sparare sulla croce rossa e non abbiamo la presunzione di conoscere i veri motivi di questo (la partenza in dubbio dall'Albania? Problemi economici? Chissà...)
Di sicuro è un'altra picconata all'immagine di una corsa che non merita questo.
Post preso da Fb…come nn essere d accordo….