Se prima ti lanci in discussioni che non c'entrano niente e inciti gli altri a farlo, poi non lamentarti se rispondo sulle cose in cui mi critichi....
Comunque una mia piccola analisi-racconto della tappa...
L'IMPORTANZA DI AVERE UN LEADER IN SQUADRA
Si sta parlando della terza tappa del Tour 2011. E ovviamente il leader in questione è Thor Hushovd, che dopo il campionato del mondo a Geelong e una campagna nel pavè sfortunata, viene al Tour, si prende la maglia gialla e ammettendo l'inferiorità in volata rispetto al compagno-rivale (almeno così si poteva malignare fino a ieri) Tyler Farrar a 600 metri dal traguardo si mette in testa all'improvviso, fa staccare seppur di poco Cavendish e si trascina dietro un vagoncino con Farrar, Rojas Gil, Feillu e Dean, compagno di squadra. Azione perfetta che risulterà decisiva, il resto lo fa l'americano: sprint e dedica a Wouter Weylandt.I primi 140 chilometri sono noiosi, va via la solita fuga - di cui parleremo dopo - di cinque uomini: Delage, Gutierrez, Terpstra, Perez Moreno e Kadri. A metà corsa lo sprint da 20 punti a cui ormai ci stiamo abituando, destinato ad influire particolarmente nella lotta per la maglia verde. Ed è sprint vero anche tra i fuggitivi perchè nel caso si dovesse arrivare alla fine, la vittoria più lo sprint significherebbe maglia verde; dietro, Petacchi organizza praticamente un treno e poi negli ultimi 500 metri quando si scatena la bagarre molla e non disputa lo sprint, vinto facilmente da Cavendish che però verrà declassato per testate con il norvegese Hushovd, scelta forse un pò troppo drastica.
E negli ultimi 50 km ecco l'unico GPM della gara, la Cote du Pont de Saint-Nazaire: e fa sorridere pensare che una salita così, di 1.1 km al 4.9%, un vero e proprio ponte, sia riuscito a dare emozioni. Lì avvengono i frazionamenti, e dietro oltre a Vladimir Karpets, leader della Katusha alla sua ultima vera possibilità, c'è anche Ivan Basso: poi si scoprirà che era rimasto coinvolto in una caduta prima dell'inizio del GPM. Due cadute in due tappe vere, Basso deve iniziare a stare più attento. Ciò accade ovviamente non per selezione da dietro, ma per il vento cui il ponte è (ovviamente) esposto che batte forte a più di 30 km/h. Poi però il gruppo rallenta e rientrano tutti, compreso il russo Karpets anche grazie alle ammiraglie.
Gli ultimi km sono molto confusi, la HTC organizza un treno però mai convinto, tant'è che c'è spazio anche per attacchi: che Cavendish non stesse bene? E' Hoogerland che fa un pò di paura al gruppo con un attacco ai -2, però viene ripreso. Allora nuovo rallentamento e si mette in testa Hushovd, il resto si sa già. Onore a Tyler Farrar e al compagno maglia gialla, che (come detto nel titolo) sa come essere un leader. Bocciato Petacchi, che non riesce a reggere il ritmo comunque alto degli ultimi chilometri. Evidentemente lo sconforto verso la decisione presa dall'UCI ha pesato anche sui suoi allenamenti. Secondo un bravo quanto scomposto Feillu, terzo Rojas Gil.
MA I FUGGITIVI?
Il gruppo aveva fatto male i conti ed era vicino a riprendere i fuggitivi già a 30 km dall'arrivo; poi rallentano e aspettano fino ai -10, i fuggitivi ci provano ma è ormai troppo tardi. E di questo bisognerebbe parlare: ormai tra le fughe è consolidata l'idea di, dopo aver raggiunto un vantaggio di 5', stabilizzarsi a quella velocità e poi venire inesorabilmente ripresi senza neanche lottare. Per arrivare al traguardo ci vorrebbe un pò di coraggio, invece appare chiaro che quei corridori che vanno in fuga sperano soltanto che il gruppo arrivi il prima possibile (basti pensare come hanno reagito Kadri, Terpstra e Moreno all'attacco di Gutierrez). Anche il fatto che ogni giorno la prima fuga sia quella buona è segno di mancanza di voglia di tentare la sorte e rischiare, manca un pò di coraggio anche da parte dei cosidetti gregari che possono mettersi in evidenza unicamente grazie a questi tentativi. Non è bello.