Di seguito la mia esperienza di "al lavoro in bici" (discussione che leggo periodicamente e con piacere). Spero di non annoiarvi troppo e...buone pedalate a tutti!
Titolo: La bici mobilita luomo
Sottotilo: Provare per credere
Prendendo in prestito lo slogan della prima Giornata Nazionale della Bicicletta provo a raccontare la mia esperienza di ciclista, di amante della bicicletta. Non è la storia di un agonista, di un professionista del pedale, di un atleta, di un fanatico del power meter e della cadenza. È lesperienza semplice di una persona qualunque che crede nella bicicletta come mezzo di trasporto, come strumento di locomozione, come scelta di mobilità. La bicicletta come modo ambientalmente sostenibile, efficiente ed economico per muoversi. La bicicletta come esperienza di trasporto, come scelta consapevole di spostarsi ecologicamente e a impatto zero. La bicicletta come mezzo competitivo sulle brevi e medie distanze, in primis in ambito urbano ma, in fin dei conti, per muoversi in libertà ovunque.
Sono un pendolare Varese Milano, un pendolare come tanti. Gli anni delluniversità a bordo dei treni delle ferrovie nord e della metropolitana; poi il lavoro, sempre a Milano, e la voglia di sperimentare la soluzione treno + bici, la tanto studiata intermodalità. Sono i tempi in cui a Milano appaiono le prime stazioni del BikeMi; ma lesigenza è quella di avere la bici sempre con sé, disponibile per ogni evenienza, contrattempo e località da raggiungere. La risposta esiste e si chiama folding bike, la bici pieghevole (una moderna versione della donzelliana Graziella), certamente più diffusa nelle metropoli e nelle città estere che in quelle italiane.
Da 6 anni mi muovo in bicicletta [treno+ bici], praticamente tutto lanno e (quasi) con ogni condizione meteo; dinverno come destate ho potuto sperimentare la veridicità dellaforisma di B.-P. [Robert Baden-Powell] non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento. Attraverso quotidianamente Milano e ho percorso i grandi viali della metropoli (Zara, Fulvio Testi, Monza, Melchiorre Gioia, Monte Rosa, etc.) e le circonvallazioni, le grandi arterie in uscita/ingresso e le (discontinue) ciclabili, le passerelle ciclopedonali, i cavalcavia e le rotonde a doppia corsia nelle periferie. Scendo dal treno e spiego la bici; mi metto in sella e pedalo 8/9 km (in funzione del traffico, dei lavori stradali, degli eventi, degli imprevisti scelgo un percorso piuttosto che un altro) per raggiungere lufficio; ripiego la bici e la infilo sotto la scrivania: una cosa fattibile e sostanzialmente senza sforzo. Il gioco è diventato piacevole e via via si è trasformato in unirrinunciabile abitudine; un modo per vivere la città in maniera differente, per muoversi anche in caso di sciopero o malfunzionamento o interruzione del pubblico trasporto, di traffico intenso, di cambi improvvisi di programma e destinazione. Una (inter)modalità di trasporto competitiva: sono molti gli studi pubblicati relativi ai tempi di percorrenza (urbani) in funzione della scelta modale. Anche quelli più pessimistici (basati su velocità medie che fanno sorridere il ciclista abituale) dimostrano la competitività della bicicletta in ambito urbano sia sul trasporto collettivo sia su quello privato (automobile, ciclomotore o motociclo) su una distanza prossima ai 5 km. Lesperienza, a dire il vero, mi porta a pensare che il ciclista assiduo e abituato a pedalare sia competitivo con gli altri mezzi di trasporto anche al crescere della distanza e anche fuori dallambito urbano (senza dubbio in contesti come quello milanese e della pianura lombarda in cui le salite più impegnative sono i cavalcavia). E che sia tanto più competitivo, a rischio di risultare banale e scontato, quanto maggiore sono il suo allenamento, la sua volontà e il piacere che trae dallo stare in sella; insomma quanto maggiore è il suo amore per la bicicletta. Raddoppiando, triplicando e quadruplicando la distanza permane la competitività delle due
ruote. Monza Saronno; Milano Abbiategrasso; Milano Monza; Varese Como (non proprio completamente piatta); Saronno Varese sono alcune delle tratte sperimentate negli anni in sella alla pieghevole e il risultato riscontrato è stato sempre il medesimo. I tempi di percorrenza sono assolutamente competitivi (soprattutto nelle fasce orarie dei pendolari).
Viene voglia di aumentare la distanza, così, per sperimentare e per testare le potenzialità della soluzione only-bike, dalla rastrelliera fuori dalla porta di casa alla sedia dellufficio.
Oggi, un paio di volte alla settimana in primavera e in estate, con una bici da corsa (per ragioni di comodità rispetto alla pieghevole che con le ruote da 16 o da 20 non offre sempre un comfort di marcia compatibile con i 110 km del tragitto casa-lavoro-casa) copro la tratta Malnate (VA) Milano sostanzialmente nei medesimi tempi (o comunque in tempi confrontabili) del connubio treno + metropolitana + cammino o treno + bici (che è la mia quotidiana scelta modale). La bici vince anche sullautomobile e a volte anche sulle moto e sugli scooter. Non sono pochi coloro che dai loro mezzi a motore si accorgono che il gioco del periodico sorpasso, dellelastico che si crea con il ciclista, alla fine vede le gambe vincere sui cavalli fiscali. Circa unora e trenta minuti dalla porta di casa alla scrivania allandata; poco di più al ritorno che la strada è (poco ma) leggermente in salita.
La bici mobilita luomo e lo fa in maniera efficiente (dal punto di vista energetico ed economico), efficace (perché competitiva nei tempi di percorrenza che permette), senza emettere sostanze inquinanti, senza consumare risorse (ad eccezione, indirettamente, del cibo), occupando uno spazio di poco superiore a quello della sagoma umana, senza richiedere infrastrutture e servizi particolari (oltre agli esistenti, ad eccezione forse di qualche ciclabile in più, che potrebbe limitarsi a una economica corsia ciclabile delimitata da una striscia colorata sullasfalto), senza fare rumore. Provare per credere!