Caro PkMic,Io ci sono sempre, non mi danno medaglie: per me famiglia e il lavoro sono valori fondanti.
Un mio giovane ingegnere, assunto 5 anni fa a 26 K€/anno, se c'era da far trasloco il 24 dicembre te lo trovavi li, senza averglielo chiesto; oggi ne prende 50, in un paio d'anni potrebbe diventare dirigente, non perché si fa schiavizzare, perché è bravo, ed ha senso di responsabilità.
Se invece ti cade la penna alle 17:29 e, da contratto, la raccogli il giorno dopo alle 09:01, se va bene prendi quello che dice il contratto, né più né meno.
lo avevo intuito dalla tua penna che eri nel settore ingegneristico o giù di lì.
In questi post non si mette in dubbio che il lavoro sia importante, anzi fondamentale direi, tant’è che se non c’è ci si ammala, oltre a non poter campare.
In questi post si voleva far notare con argomentazioni motivate che negli ultimi 10 anni il lavoro si è impoverito, alcune categorie professionali “valgono” meno di altre, mi faceva notare un carissimo amico ingegnere con un gran cervello, facendomi tutto un discorso matematico di difficile comprensione per una fanciulla dall’animo romantico come me.
Quello che si voleva far notare è che per molte persone quel raddoppio in 5 anni non c’è, anche se producono, portano risultati, fanno aumentare i profitti, hanno idee fruttuose e si immolano alla causa. Semplicemente non esiste più il concetto di promesse mantenute. Ma esiste quello di “hai fatto il tuo dovere, non mi servi più” senza riallocare la risorsa in altri staff oppure di “pretendere una prestazione griffata Gucci pagando come Zara”. Molti a quella cifra (la prima) manco ci arrivano: ma sai che voglia hanno di dannarsi quando hanno visto la generazione dei 40enni (vi piace di più così?) esseri presi beatamente per il kulo da capi avidi?
Oltre alle cose prettamente professionali del vostro settore, le leggete le inchieste della “povera” gente?
Naturalmente ci sono aziende che premiano, e sicuramente la tua è una di queste, ma ogni tanto è bene scendere con umiltà ai piani inferiori per rendersi conto di realtà meno luccicanti.
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