Nel libro che ho acquistato parlano chiaramente della perenne difficoltà di individuare il punto in cui fare l'ablazione. Lo scrittore raccoglie la sua e le altrui esperienze al riguardo e riporta che dopo aver tentato sul tavolo operatorio l'induzione della fibrillazione per ben tre volte, in tre sedute distinte, si è stufato e ha abbandonato l'intento cercando di convivere con le crisi e adottando i rimedi fatti in casa quando queste arrivano. Alcuni suoi intervistati, invece, hanno ricevuto l'ablazione ma non hanno risolto il problema perchè evidentemente non era stato colto con precisione assoluta il punto esatto in cui intervenire.Mi intrometto anche io nella discussione, mi ritrovo molto in questo post. Tutto nasce dal momento in cui ho comprato un ciclocomputer gps dignitoso: faccio una salita della mia zona e appena scollinato sento come un affanno, guardo il Bryton e vedo 225 che subito scende a numeri più normali, il tutto sarà durato qualche secondo al massimo, episodio che si è poi ripetuto molto saltuariamente negli anni successivi. Premetto che alla visita sportiva sono sempre stato un osservato speciale causa extrasistole, insomma durante la prova da sforzo si ripresenta (quindi è ufficialmente registrata) e il dottore mi fa interrompere subito, niente idoneità e un sacco di esami ( scintigrafia con contrasto, ecg e holter) anche abbastanza impegnativi come la risonanza con contrasto dalla quale esce che ho avuto un'infezione nel passato, asintomatica e mi ritrovo una fibrosi anche se non molto importante. Visita in un centro di eccellenza della mia regione, mi appioppano un betabloccante con la formula di non fare "sforzi eccssivi" che vuol dire nulla o tutto, lì mi sono sentito trattato come un fissato di bici, cosa che rifuggo molto. Col betabloccante è stata una convivenza dura: pochissimi mg mi hanno reso la vita dura ma sono dei salvavita e quindi... Parlando con un dottore, mi aveva suggerito di rivolgerrmi presso un altro centro aritmologico, col covid i tempi si sono dilatati ma insomma alla fine i sono trovato su un tavolo operatorio a fare l'ablazione che si compone di tre fasi, nelle prime due mappaggio e studio elettrofisiologico viene studiato il cuore e tramite uno stimolante viene indotta la fibrillazione allo scopo di individuare il punto preciso su cui procedere con l'ablazione vera e propria, cosa che nel mio caso nonè avvenuta, no aritmia no ablazione. Ormai sono ormai più di due anni che combatto per venirne a capo, sto preparando altri esami in vista di un controllo nei prossimi mesi che spero possa chiarire la situazione.
Un appunto ad alcuni dottori incontrati durante il mio peregrinare: molti non si sono interessati ad eventuali miei comportamenti non corretti, vedi l'uso dl caffè che ho completamente abolitoed anche, l'aggiungerei alla lista di Robertigno, la cura di disturbi gastrici tipo ernia iatale di cui soffro. Né il medico sportivo né il primo aritmologo si sono interessati alla cosa, soprattutto il primo a cui mi sono rivolto per una decina di anni causa idoneità agonistica. Scusate per la prolissità, solo per portare una testimonianza.
L'atteggiamento di alcuni dottori è davvero "superficiale" nel senso che si focalizzano sul rischio infarto e non c'è verso di convincerli a valutare i tuoi sintomi o sensazioni. Un'eminente cardiologa della mia zona mi ha detto in modo secco e stizzito che è una questione patologica e che non c'è da leggere nessuna letteratura alla ricerca di risposte. Eh certo, ma se nessun cardiologo, tantomeno lei, si prende la briga di risolvermi sto benedetto problema e tutti continuano a dire che ho un cuore sanissimo, mentre invece io nel petto ho un Freccia Rossa, certo che mi vado a cercare altrove eventuali risposte o input.