Everesting

Rapasave

Maglia Iridata
2 Giugno 2009
12.752
697
52
Alto Adige - Süd Tirol
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Specialized Tarmac S-WORKS SL6
Questo è il grafico potenza fc del mi primo everesting....360km 9300mt dsl....fatto anche questo in parte di notte.

Preparati già al momento di crisi psico fisica...è normale..il mio lo vedi al centro in piena notte....ovviamente anche il finale per via della stanchezza e caldo fotonico
fc00984c15efb3d7623004066de0d204.jpg


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Rapasave

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Condivido il post di uno dei tanti che ha fatto l'everesting......


IL MIO EVERESTING

Sono passati un paio di giorni dal mio Everesting. Omologato con successo il tentativo, rifletto ora a mente lucida sull’intera esperienza. Solo adesso, decantate adrenalina, emozioni e fatica, riesco a rivisitare quel 9 agosto iniziato presto e finito tardi. A riflettori spenti e pedali fermi rivivo con apparente calma quella giornata, quelle che l’hanno preceduta e seguita.
Può sembrare strano ma ad affiorare prepotentemente sono istantanee, fotografie di visi. Quelli di mia moglie e delle mie bimbe, dei miei cari e dei miei amici che hanno accompagnato e riempito, con la loro presenza, quella lunga giornata.
A ben pensarci non poteva essere altrimenti. I ricordi si fermano agli aspetti umani, più che alla prestazione in sé. Come a scuola: non ricordiamo più contenuti e lezioni, ma i compagni e gli aneddoti che hanno riempito lunghe ore di studio.
Non posso competere ad alti livelli, età e podio sono due termini che si escludono a vicenda. Non resta allora che la sfida con se stessi, quella più dura, e forse, quella più vera. Cullo quest’idea da un paio d’anni. Forse segretamente e inconsapevolmente la preparo. Ma solo una quindicina di giorni fa la condivido con pochi amici. L’accolgono con entusiasmo. Un contagioso “si può fare”, nessuna pazza idea. So che è una sfida dura, di testa (o da testa dura). La scelta cade sulla”mia” valle: Terragnolo. Conosco angoli e sentieri di questo piccolo capolavoro della natura per averli corsi e percorsi molte volte. Da solo o con gli stessi amici che pochi giorni fa mi hanno sostenuto ed accompagnato. La corsa a piedi prima e quella in bici ora e Terragnolo sempre lì ad aspettarmi. Gioco in casa e questo mi dà sicurezza.
È proprio questo aspetto paesano che colora e caratterizza questa mia sfida: me ne rendo conto ora, a ruote ferme.
Se i minimi dettagli tecnici li ho curati io, a quelli organizzativi hanno pensato, spesso a mia insaputa, la mia famiglia e i miei amici. Se chiudo gli occhi e ripercorro le salite e le discese rivedo proprio loro: sguardi complici, contagioso entusiasmo, giuste parole spese al momento giusto. Devo questo successo anche a loro. Ho pedalato in sicurezza. Non conoscevo i dettagli, ma sapevo che nei momenti importanti loro ci sarebbero stati. Basta poco davvero. La loro presenza dietro la curva, la foto col cellulare, una battuta: pochi secondi, pochi pedalate per passarli oltre non prima d’aver fatto il pieno della loro complicità.
Sono sorrisi che si sovrappongono: quelli di mia moglie e del suo caffè al mattino, quelli di Thomas e Gianni che illuminano i minuti bui delle 4.00 del mattino. Sorrisi e presenze che spingono quando sembra non essercene più e quando il caldo confonde contorni e pensieri: se ci ripenso vedo, come in una sequenza filmica, quelli di Fabio e quelli di Sergio, Thomas ed Ivan, trio importante quest’ultimo che ha caricato e sostenuto il mio finale.
Tanti giri li ho fatti da solo: un corridore ha bisogno anche di solitudine e soprattutto di amici che sanno quando e se lasciarlo solo. Ho corso da solo, ho (ri)conosciuto i miei fantasmi, ho parlato con loro e navigato nelle mie burrasche di sogni. Conosco, ora e meglio, i muri accompagnano queste salite, i sassi che li disegnano, i giochi del bitume, il colore di alcuni tratti, la piacevole brezza in quota nella seconda parte dell’ascesa.
Mi diverte adesso anche il pensiero delle piccole strategie auto motivanti: il tornante, soprattutto. La metà salita che diventa la mia discesa fatta però di ulteriori 200 D+, ma discesa perché metà della salita l’avevo già fatta. Oppure il conto alla rovescia alternato al quanto già fatto. E gli amici ancora a ricordarmi di guardare il bicchiere mezzo pieno.
Salite e discese che si ripetono. Ingranaggi organizzativi oliati alla perfezione. Passaggi che diventano riti: la firma, il rifornimento d’acqua e l’amico che si aggrega o lascia. E la salita ad attendermi. Ma ci sono Paola, il sorriso delle mie bimbe e gli sguardi complici. Ad ogni passaggio aumenta la mia stima verso loro ed aumenta il legame con questa valle.
Passano le ore e l’evento personale diventa collettivo, quasi sfida e patrimonio giornaliero della comunità stessa. La partecipazione si allarga a macchia d’olio complici i tag e i post su fb.
“Da quante ora pedala?”,“A che giro è?” sono le domande, me lo raccontano dopo, che attraversano le vie del paese. Curiosi sbirciano il foglio firma con i tempi di passaggio; gli amici, invece, monitorano cadenza e tenuta.
Li rivedo e li risento a dirmi che un giro è finito, che ne inizia un altro ma che è sempre uno in meno. Rivedo quel 14° giro in solitaria sotto un sole implacabile, lo sguardo preoccupato e complice di Paola e l’acqua fresca della fontana.
Rivivo gli ultimi giri quelli in cui si presenta il conto, ma sono quelli che scorrono più veloci. Un’esortazione li accompagna, la mia “Dai ripartiamo subito che voglio finire presto” e il rumore delle scarpe che si attaccano al pedale. E pedali che iniziano a girare.
È quasi notte quando scrivo questo post, più o meno la stessa ora in cui, un paio di giorni fa, ho spento il cronometro. Allora un cielo carico di stelle, ora invece gonfio di nuvole. Poco importa. Se chiudo gli occhi non sono solo. Non lo sono mai stato. Gio62.

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catman

Scalatore
3 Giugno 2011
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Un mio amico l'ha fatto sulla vecchia nago torbole...mi sembra 58 volte[emoji39]

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penso 60-70 volte sia normale per chi ci prova su una salita corta di 3-4 km e immagino siano tanti
il cavalcavia però sarebbe il top :mrgreen:
basta trovarne uno dove il garmin segnali una differenza di quota (non capita sempre) e se sono 8 metri farlo tipo 1100 volte...cosa vuoi che sia:azzil problema sarebbe girarsi in cima (rischiando di essere travolti dai camion)
dovrebbero fare una deroga, scendere dall'altro versante e risalire magari girandosi a una rotonda, così sarebbe fattibilie :mrgreen::-x
 

Riky86

Pedivella
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Colnago
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IL MIO EVERESTING

Sono passati un paio di giorni dal mio Everesting. Omologato con successo il tentativo, rifletto ora a mente lucida sull’intera esperienza. Solo adesso, decantate adrenalina, emozioni e fatica, riesco a rivisitare quel 9 agosto iniziato presto e finito tardi. A riflettori spenti e pedali fermi rivivo con apparente calma quella giornata, quelle che l’hanno preceduta e seguita.
Può sembrare strano ma ad affiorare prepotentemente sono istantanee, fotografie di visi. Quelli di mia moglie e delle mie bimbe, dei miei cari e dei miei amici che hanno accompagnato e riempito, con la loro presenza, quella lunga giornata.
A ben pensarci non poteva essere altrimenti. I ricordi si fermano agli aspetti umani, più che alla prestazione in sé. Come a scuola: non ricordiamo più contenuti e lezioni, ma i compagni e gli aneddoti che hanno riempito lunghe ore di studio.
Non posso competere ad alti livelli, età e podio sono due termini che si escludono a vicenda. Non resta allora che la sfida con se stessi, quella più dura, e forse, quella più vera. Cullo quest’idea da un paio d’anni. Forse segretamente e inconsapevolmente la preparo. Ma solo una quindicina di giorni fa la condivido con pochi amici. L’accolgono con entusiasmo. Un contagioso “si può fare”, nessuna pazza idea. So che è una sfida dura, di testa (o da testa dura). La scelta cade sulla”mia” valle: Terragnolo. Conosco angoli e sentieri di questo piccolo capolavoro della natura per averli corsi e percorsi molte volte. Da solo o con gli stessi amici che pochi giorni fa mi hanno sostenuto ed accompagnato. La corsa a piedi prima e quella in bici ora e Terragnolo sempre lì ad aspettarmi. Gioco in casa e questo mi dà sicurezza.
È proprio questo aspetto paesano che colora e caratterizza questa mia sfida: me ne rendo conto ora, a ruote ferme.
Se i minimi dettagli tecnici li ho curati io, a quelli organizzativi hanno pensato, spesso a mia insaputa, la mia famiglia e i miei amici. Se chiudo gli occhi e ripercorro le salite e le discese rivedo proprio loro: sguardi complici, contagioso entusiasmo, giuste parole spese al momento giusto. Devo questo successo anche a loro. Ho pedalato in sicurezza. Non conoscevo i dettagli, ma sapevo che nei momenti importanti loro ci sarebbero stati. Basta poco davvero. La loro presenza dietro la curva, la foto col cellulare, una battuta: pochi secondi, pochi pedalate per passarli oltre non prima d’aver fatto il pieno della loro complicità.
Sono sorrisi che si sovrappongono: quelli di mia moglie e del suo caffè al mattino, quelli di Thomas e Gianni che illuminano i minuti bui delle 4.00 del mattino. Sorrisi e presenze che spingono quando sembra non essercene più e quando il caldo confonde contorni e pensieri: se ci ripenso vedo, come in una sequenza filmica, quelli di Fabio e quelli di Sergio, Thomas ed Ivan, trio importante quest’ultimo che ha caricato e sostenuto il mio finale.
Tanti giri li ho fatti da solo: un corridore ha bisogno anche di solitudine e soprattutto di amici che sanno quando e se lasciarlo solo. Ho corso da solo, ho (ri)conosciuto i miei fantasmi, ho parlato con loro e navigato nelle mie burrasche di sogni. Conosco, ora e meglio, i muri accompagnano queste salite, i sassi che li disegnano, i giochi del bitume, il colore di alcuni tratti, la piacevole brezza in quota nella seconda parte dell’ascesa.
Mi diverte adesso anche il pensiero delle piccole strategie auto motivanti: il tornante, soprattutto. La metà salita che diventa la mia discesa fatta però di ulteriori 200 D+, ma discesa perché metà della salita l’avevo già fatta. Oppure il conto alla rovescia alternato al quanto già fatto. E gli amici ancora a ricordarmi di guardare il bicchiere mezzo pieno.
Salite e discese che si ripetono. Ingranaggi organizzativi oliati alla perfezione. Passaggi che diventano riti: la firma, il rifornimento d’acqua e l’amico che si aggrega o lascia. E la salita ad attendermi. Ma ci sono Paola, il sorriso delle mie bimbe e gli sguardi complici. Ad ogni passaggio aumenta la mia stima verso loro ed aumenta il legame con questa valle.
Passano le ore e l’evento personale diventa collettivo, quasi sfida e patrimonio giornaliero della comunità stessa. La partecipazione si allarga a macchia d’olio complici i tag e i post su fb.
“Da quante ora pedala?”,“A che giro è?” sono le domande, me lo raccontano dopo, che attraversano le vie del paese. Curiosi sbirciano il foglio firma con i tempi di passaggio; gli amici, invece, monitorano cadenza e tenuta.
Li rivedo e li risento a dirmi che un giro è finito, che ne inizia un altro ma che è sempre uno in meno. Rivedo quel 14° giro in solitaria sotto un sole implacabile, lo sguardo preoccupato e complice di Paola e l’acqua fresca della fontana.
Rivivo gli ultimi giri quelli in cui si presenta il conto, ma sono quelli che scorrono più veloci. Un’esortazione li accompagna, la mia “Dai ripartiamo subito che voglio finire presto” e il rumore delle scarpe che si attaccano al pedale. E pedali che iniziano a girare.
È quasi notte quando scrivo questo post, più o meno la stessa ora in cui, un paio di giorni fa, ho spento il cronometro. Allora un cielo carico di stelle, ora invece gonfio di nuvole. Poco importa. Se chiudo gli occhi non sono solo. Non lo sono mai stato. Gio62.

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Bellissimo racconto :) :) :)
 

Wiki92

Pedivella
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Olmo Impact
Ciao a tutti! Una delle innumerevoli idee balzane e malsane che mi son venute, è quella di provare l'everesting.

Quali sono le caratteristiche ideali di una salita per tentare una simile impresa? Lunga e dolce, corta e dolce, corta e massacrante o lunga e massacrante (in modo da far tanto dislivello in poche salite).

Per ragioni pratiche e logistiche vorrei provare nei dintorni di casa mia (Albenga).

Quale è, nella pratica, la salita ideale nella zona che va da Finale Ligure a Diano Marina e relativo entroterra?

Grazie a tutti!!
 

babias

Pedivella
27 Agosto 2010
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Pro Lite Piemonte CX '12 | Specialized Pitch Pro '09
Ciao a tutti! Una delle innumerevoli idee balzane e malsane che mi son venute, è quella di provare l'everesting.

Quali sono le caratteristiche ideali di una salita per tentare una simile impresa? Lunga e dolce, corta e dolce, corta e massacrante o lunga e massacrante (in modo da far tanto dislivello in poche salite).

Per ragioni pratiche e logistiche vorrei provare nei dintorni di casa mia (Albenga).

Quale è, nella pratica, la salita ideale nella zona che va da Finale Ligure a Diano Marina e relativo entroterra?

Grazie a tutti!!
Ciao, non so se lo conosci ma attraverso questo sito puoi mettere il segmento strava della salita e vedere numero di ripetizioni, distanza, ecc..
everesting.io/
Per quanto riguarda le caratteristiche della salita specifico che parlo da ignorante in quanto non mi sono mai nemmeno avvicinato ad un dislivello simile, ma opterei per una salita con pendenza media e non troppo corta per non fare troppi km e soprattutto non fare troppe ripetizioni. In ogni caso penso che sia una cosa che dipenda molto dalle preferenze personali.
 

Wiki92

Pedivella
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Olmo Impact
Ciao, non so se lo conosci ma attraverso questo sito puoi mettere il segmento strava della salita e vedere numero di ripetizioni, distanza, ecc..
everesting.io/

Grazie della dritta. Mi sembra una bella opportunità. C'è un solo problema: penso di non essere capace ad utilizzarla ;pirlùn^ ;pirlùn^ho provato a fare il calcolo utilizzando questo segmento https://www.strava.com/segments/2373805 (Paravenna, a Garlenda SV) e, a fronte di un dislivello di 405 m (indicato da strava) il sito che mi hai segnalato, indica che bisogna fare 14,3 salite. Il dislivello coperto pedalato sarebbe pari a 5.791,50 metri e non 8.848 m ;nonzo%;nonzo% mi sa che ho sbagliato a impostare qualche parametro
 

philthyphil

via col vento
22 Settembre 2015
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Rose X-Lite Six
Grazie della dritta. Mi sembra una bella opportunità. C'è un solo problema: penso di non essere capace ad utilizzarla ;pirlùn^ ;pirlùn^ho provato a fare il calcolo utilizzando questo segmento https://www.strava.com/segments/2373805 (Paravenna, a Garlenda SV) e, a fronte di un dislivello di 405 m (indicato da strava) il sito che mi hai segnalato, indica che bisogna fare 14,3 salite. Il dislivello coperto pedalato sarebbe pari a 5.791,50 metri e non 8.848 m ;nonzo%;nonzo% mi sa che ho sbagliato a impostare qualche parametro
perché il dislivello di Strava è quota fine - quota inizio (456 - 51 = 405m) mentre quello del calcolatore come dislivello considera quello "reale", compreso dei vari saliscendi lungo la salita (620m).

non conosco la salita ma vedendo il profilo mi sembra che i dati siano leggermente sballati, magari è stato creato diverso tempo fa con un dispositivo poco preciso o addirittura senza barometro. prova ne è che il sito ti da 244m di ascesa anche al ritorno che sono troppi.
eventuali metri di dislivello fatti durante una discesa contano al raggiungimento degli 8848m

ciau
 
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babias

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Esatto, il "problema" dovrebbe essere che quel segmento non è una salita pura ma sia in salita che discesa si accumulerebbe un po' di dislivello.
 

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questo rende molto più facili le cose :==
in realtà no.. se le cose sono troppo facili allora non vale.:==
in particolare, se guardi il regolamento
If your descent includes a bit of climbing this still counts toward your total. Keep in mind that this is a climbing challenge, and routes with ‘kinetic gain’ should be checked via the everesting calculator first. The calculator has a built-in ‘check’ on descent elevation gain. You’ll know yourself from riding it in real life whether your chosen segment has a gain on the descent. We want to avoid ‘free metres’ where possible. A ‘rule of thumb’ should be applied when looking at a route with elevation gain on a descent or kinetic gain. If it feels like you are gaming the system, then you probably are! Ask us first if in doubt (it’s never nice explaining this afterwards).
quindi ben vengano i dislivelli fatti durante la discesa ma non deve esserci "doping cinetico" :P
 

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in realtà no.. se le cose sono troppo facili allora non vale.:==
in particolare, se guardi il regolamento

quindi ben vengano i dislivelli fatti durante la discesa ma non deve esserci "doping cinetico" :P

Mi sono affidato a google translate, quindi, magari, alcune cose non sono state tradotte benissimo. (ricordo la mia prof di inglese, in prima superiore: "Lavagna (io), il tuo inglese è come l'italiano dei marocchini... non lo parli ma ti fai capire :mrgreen::mrgreen::mrgreen::mrgreen::mrgreen:)

Semplificando: ipotizziamo che la "mia" salita vada da A a B in un unica livelletta. Non ci sono cambi di pendenza, non c'è un belino. Si va da A a B pedalando per X km con una pendenza costante dell'Y%. Mettiamo che il dislivello tra A e B sia di 500 metri. Una volta che arrivo a B, mi giro indietro e scendo verso A. Vengono considerati anche i 500 metri totalizzati andando da B ad A?
 

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Se non esistessero i social dove pubblicare la propria "impresa", non avrebbero inventato neanche questa panzanata...

Penso che tu abbia pienamente ragione. Come dico, spesso, ai miei compagni di squadra (che, uno per l'altro, vanno in bici da prima che nascessi), la bici, per me, è ancora un "giocattolino" nuovo (anche se penso di poterla definire già la passione della vita) e ho tantissima voglia di soffrire e di imbarcarmi in imprese "poco sensate" :)))::))):
 

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Pedivella
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Olmo Impact
ahahah! buon divertimento allora! io preferisco farmi un bel giro da 8h sulle Dolomiti, toccando varie vette e tornando "magicamente" al punto di partenza

per me, purtroppo, ci sono parecchi problemi di tipo logistico e, soprattutto, "prestazionale" (è il primo anno che riesco ad avere continuità e ho chiuso con 5.200 km da marzo). Preferisco, per ora, spararmi (o provare a spararmi) 50 volte la stessa salita a 5 km da casa piuttosto che andare fin sulle Dolomiti per poi scoppiare dopo 5/6 ore. Mi è capitato di fare un giro lunghissimo (Anello di Vinadio, 170 km circa) ma ero con due carissimi amici che sapevo che, qualunque cosa fosse successa, mi avrebbero portato a casa
 

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