Veramente io sono un boomer e non ho sperperato un bel niente, tenendo sempre un tenore di vita modesto e più che adeguato alle mie entrate, e riuscendo a mettere da parte qualcosa per il futuro delle mie figlie. Senza mai fare un centesimo di debiti, e pagando sempre un mucchio di tasse, da lavoratore dipendente.
Per inciso, il debito pubblico italiano è decollato dalla metà degli anni '70 (curiosamente con l'istituzione delle regioni; sarà un caso?), quando i boomer andavano ancora a scuola o avevano appena iniziato a lavorare (io ho cominciato nel 1983).
Pensiamo piuttosto a chi, della generazione precedente alla mia, andava in pensione a cinquant'anni con trentacinque anni di lavoro (magari con parte dei contributi a carico della collettività, la cosiddetta 'fiscalizzazione degli oneri sociali', come veniva definita allora con allegoria dorotea)...
https://www.ilsole24ore.com/art/debito-pubblico-come-quando-e-perche-e-esploso-italia-AEMRbSRG
L'unica 'colpa' dei boomer è quella di essere in tanti: andavamo bene quando eravamo noi a pagare tasse e contributi per chi andava in prepensionamento a neanche cinquant'anni (magari continuando a lavorare in nero) o per i baby pensionati (all'epoca c'era una legge che consentiva ai dipendenti pubblici di andare in pensione con quindici anni, sei mesi e un giorno di servizio).
Adesso che tocca a noi andare in pensione, con dieci o quindici anni in più rispetto a quando sono andati i nostri padri e nonni, siamo un problema. Già, perché i contributi da noi versati non sono stati accantonati per noi, ma utilizzati all'epoca per pagare le pensioni correnti, col maledetto sistema a ripartizione che poteva stare in piedi solo in un paese a tasso di natalità costante, e che è crollato assieme alle nascite.
E questo era evidente già dai primi anni '80, quando si sarebbe potuto correre ai ripari. E invece... ma anche questo è colpa dei boomer, che ovviamente all'epoca governavano il paese, quando avevano vent'anni.