Mi sembra si sfottano molto i loro investimenti esteri, dipingendoli come ricchi sceicchi che sperperano soldi a caso. Intanto e' notoriamente difficile avere fondi statali, parastatali e privati che investono all'estero in modo efficiente - a parte quando la politica non riesce a forzare alcuni meccanismi. Ci sono comunque dei dispositivi per cui gli stranieri non possono acquisire il controllo di alcune (molte) societa' o entrare in maniera massiccia in un settore. Il che lascia relativamente pochi canali aperti per grossi capitali. Anche fondi europei relativamente ben amministrati (es il trilionario fondo pensione norvegese) non sono stati immuni da scandali. Altri paesi, penso al Giappone, sono noti per le disastrose acquisizioni estere delle loro societa' (un tempo circolava la leggenda che fossero troppo educati per pagare il giusto prezzo). Ma soprattutto, se guardiamo all'Italia, ebbene gli investimenti italiani all'estero sono per lo piu' uno schema per far uscire capitale. Guardiamo i paesu del golfo che prova ad entrare con 300 milioni nel business (europeo) del ciclismo e pensiamo siano degli allocchi. Quando poi gli allocchi siamo noi che lasciamo operare quasi senza tasse realta' europee a Dubai.
Ma anche sui diritti umani, siamo tanto bravi a dare i nobel per la pace alla commissione europea, e a criticare il Qatar. Poi se vai a vedere, gli immigrati che arrivano in Qatar o a Rihad lo fanno in aereo, col visto, un lavoro, ed i documenti gia' pronti. Ed in effetti si, se si infortunano sul lavoro vengono rispediti in patria quasi senza indennizzo. In Europa invece arrivano sui barconi, senza documenti, illegalmente. Pero' oh, i "numerosissimi" che poi lavorano con un contratto regolare a lungo termine, sono coperti dall'INAIL. Mica siamo degli incivili come il Qatar e l'Arabia... (parafrasi mia di opinione letta su giornali e siti centinaia di volte durante i mondiali).