Per me il giro è obbligatoriamente antiorario.
Partenza dal comodissimo parcheggio di Pieve di Livinallongo, con fontana di acqua freschissima e due tavoli da pic nic ottimi per mangiare un panino e bere una birra (che ti sarai portato da casa in un frighetto con un bel pò di ghiaccio) quando avrai finito di descrivere questo diadema.
Nei 7 km che ti porteranno ad Arabba avrai il Gruppo Sella che ti viene incontro in leggera ascesa.
Io scalo per primo sempre il Campolongo: mi piacciono i prati verdi quando scollino e Corvara che spunta ai piedi del Sassongher man mano che affronto il toboga dei tornanti in discesa. Il Gardena, dopo l'abitato di Colfosco, si fa pedalabile: alla tua sinistra potrai ammirare la maestosa Val di Mesdì e poco dopo la Torre Exner alla cui sommità, tirando gli occhi, vedrai il piccolo ponte sospeso che è il culmine della Ferrata Tridentina. Solo a Passo quasi raggiunto ti accorgerai di essere stato "scortato", alla tua destra, dal Gruppo del Cir.
Andando verso il bivio che ti introdurrà al Sella credo rimarrai colpito, nel tratto di falsopiano spesso all'ombra, dalla parete nord del Sella coperta di argento.
A Plan de Gralba cominci l'ascesa verso il terzo passo.
Che non finisce quando vedrai il rifugio Sella ma un chilometro dopo: meglio così perchè così ti godrai di più il Sasso Lungo ed il Sasso Piatto alla tua destra e gli ultimi 500 metri che, quasi tu corra fra una striscia d'asfalto larga poco più 5 metri,ti porteranno al Passo Sella.
Lì spesso c'è una mamma capra con le sue piccole caprette che blocca il traffico: è uno spettacolo quando ti vengono vicine, prendine una in braccio. E' un bel contatto con la natura in mezzo ai tanti turisti che hanno guadagnato il panorama senza fare un briciolo di fatica con le loro moto ed auto.
Scendi il Sella, dopo circa un chilometro, facendo una curva a destra girerai attorno ad casa semiabbandonata: se hai bisogno di acqua fermati pure perchè il rubinetto del lavabo di cemento, ad una decina di metri dal ciglio stradale e nascosto dietro un masso, è aperto.
A questo punto risali in bici e dopo poche centinaia di metri farai un rettilineo che ti farà acquistare una bella velocità: tira i freni e rallenta, gira la testa a sinistra e poi sali con gli occhi la parete immensa e altissima che sembra caderti addosso. Da perderci l'equilibrio.
Il Pordoi inizia senza introduzioni, all'inizio corri fra gli abeti ma poi gli alberi si diradano pian piano lasciandoti vedere il ghiacciaio della Marmolada mentre sali.
Il passo lo ricordo soprattutto per Maria Piaz che a inizio '900 dava ristoro ai viandanti ad oltre 2000 metri di quota.
Il bello viene scendendo: sotto di te potrai contare tutti i tornati che ti riporteranno ad Arabba, li vedi tutti. Dal primo all'ultimo.Sono 33. Percorrendone alcuni, nella prima metà (a circa 1700 metri di altitudine) ti accorgerai che l'asfalto rovinato lascia intravedere il porfido: è stato posato circa 110 anni fa.
Arabba la riattraversi in pochi secondi. La strada scende. Credo che i colpi di pedali non siano faticosi.
Poco prima di Pieve a me piace tantissimo il paesino di Omella che è abbarbicato sui prati a destra, oltre il torrente Cordevole.
Ora la strada risale un pò prima di Pieve; alla tua destra c'è una montagna che non c'è più: è il Col di Lana (o Col di Sangue); durante la prima guerra mondiale gli italiani hanno tirato giù gli austriaci con 5 tonnellate di dinamite. Con loro è sparita anche la cima montuosa.
Scollini in centro paese e sei di nuovo al parcheggio per il meritato ristoro.
Il giro del Sella è un piccolo viaggio onirico da fare col naso all'insù.
quasi quasi mi vengono i lacrimoni...