MF Avesani 16 settembre 2012
Simone: “I primi 20km a velocità controllata, ma non eccessivamente bassa, sono stati ideali come riscaldamento prima del Monte Baldo. La salita è stata affrontata nella prima parte, molto pedalabile, con un ritmo decisamente blando, solo poco prima di metà ci sono state un paio di accelerazioni che hanno spezzato il gruppo alle quali ho risposto senza eccessiva difficoltà. Dopo la breve discesa a metà salita sono iniziati gli ultimi 11km, con tratti decisamente più ripidi, nei quali, visto che le sensazioni erano ottime ho forzato l'andatura in prima persona, con l'obiettivo non di andare via ma piuttosto di far faticare maggiormente tutti, in cima infatti siamo passati alla spicciolata, e il gruppetto era decisamente ridotto. In discesa sono andati via quattro corridori, poi uno dei quali è caduto, tra i quali “
M^2”, che sono riusciti a guadagnare fino a 2', per fortuna in fondo siamo riusciti a trovare un minimo di accordo che ha fatto si che i 2' non diventassero molti di più all'imbocco della salita successiva.
Questa l'ho presa davanti a ritmo costante fin dai primi metri, visto che il vantaggio dalla testa era sempre intorno ai 2' e gli uomini davanti pericolosi. Nella prima parte di salita sono salito sempre bene, abbastanza agile, e con una potenza intorno alla FTP, infatti abbiamo formato un terzetto e ci siamo avvicinati costantemente ai primi. Arrivati a circa 20” è passato davanti un altro corridore e mi sono messo per la prima volta a ruota, il suo passo era ancora decisamente forte e abbiamo chiuso velocemente, però sentivo la necessità di rifiatare un po'. Dopo un po' che siamo rimasti a ruota dei fuggitivi di prima uno di noi ha forzato di nuovo e io mi sono messo a ruota, nell'ultimo tratto di salita siamo rimasti in due, io soffrivo abbastanza e sono rimasto passivo, la salita però è finita dopo poco e il nostro vantaggio sul terzetto dietro era di meno di 10”, subito annullato in discesa.
Nel successivo falsopiano, piuttosto lungo, siamo andati decisamente al risparmio, tant'è che è rientrato un sesto corridore che aveva più di un 1' di ritardo in cima, e io ero ora meno sicuro di prima visto che in cima avevo sofferto più di quanto pensassi, anche se comunque ero fiducioso che anche gli altri fossero piuttosto stanchi. L'andatura è stata blanda anche nel tratto finale in pianura prima delle Torricelle, qua mi sono messo a ruota aspettando che qualcuno partisse, visto però che ci controllavamo tutti sono partito ai -1.5km dall'arrivo, lo scatto non è stato male, siamo rimasti subito in tre, ma ho sentito immediatamente una forte sensazione di crampi che mi ha fatto desistere, tant'è che dopo poco siamo tornati ad essere in cinque, e da li fino ai 200m finali non è successo niente, in volata poi non ho potuto molto, mi sono fatto anche un po' sorprendere dalla curva, in ogni modo non avrei avuto le gambe per vincere.
Ricapitolando la mia corsa ha avuto una doppia faccia, per buona parte di essa mi sono sentito molto forte in salita, tant'è che appunto non ho avuto paura di prendere in mano l'iniziativa, nel finale poi però ho pagato decisamente troppo, molto più di quanto mi sarei aspettato, anche se avendola fatta negli anni scorsi so bene che l'Avesani è una corsa dura, decisamente più un lungo impegnativo che un medio, e nel finale non è difficile trovarsi senza energie.”
GRAFICO (normalizzazione 20'', km in asse x)
ANALISI
Una gara divisibile in 2 parti nette e ben distinte contraddistinte dalle 2 salite principali:
una partenza moderata con prevalenza di Z2(bassa) spesso anche sotto i 200W; il ritmo è incrementato gradualmente senza troppi scossoni anche nella prima parte della salita fino al primo vero “scollinamento” (Km44). Nella successiva fase meno lineare pe pendenze Simone è riuscito a inserire inizialmente dei cambi di ritmo e poi una fase continuativa di ~20’ a >300W medi.
La discesa ha fatto parecchia selezione, la presenza di picchi e rilanci (anche in Z4) sono indice di elevato ritmo e tecnicità di questo tratto, per altro molto prolungato (km 58-79).
Sul fondovalle c’è stata una discreta fase collaborativa ma senza mai eccessi di ritmo o mancanza di continuità nell’azione. Ai piedi della salita, così come nel tratto più selettivo della precedente, Simone è ritornato protagonista in prima persona: netta ed evidente la volontà di imporre sia un cambiamento di ritmo che una gestione di azione costante e lineare: 30’ a 320W (comprensivi del cambio di ritmo finale) praticamente in piena Z4 senza alcuna variazione nel carico e potenza espressa nonostante la varianza nella cadenza. Questo è indice di piena gestione e controllo della situazione, con 1) l’intento di riguadagnare sul gap creatosi con i fuggitivi e 2)creare una selezione non sfiancante per le proprie possibilità. La possibilità di colmare i cambi di ritmi imposti da altri atleti nelle fasi successive denotano quindi la correttezza ed intelligenza della gestione tattica applicando il riferimento di potenza.
Purtroppo dopo questa fase c’è stato un netto rallentamento, ben visibile dopo il km 100: intensità di Z2 e al max di Z3 che hanno permesso un facile rientro da parte di atleti precedentemente distanziati. Questa situazione tattica non ha favorito Simone sia in termini di incremento numerico degli avversari ma soprattutto perché questa fase finale non ha permesso una gran possibilità di recupero. La mancanza di brillantezza (e presenza di crampi) nel finale denotano una flessione dovuta all’aver… pagato un debito costruito sui ritmi sostenuti nella prima, lunga, discesa.
Ad un ottima e a tratti quasi “semplice” gestione in salita oggi si contrappone, in negativo, una probabile mancanza di recupero nelle fasi attive e tecniche della prima discesa.
Tutto ciò (211 TSS e 0.80 di IF fino a metà 2^ salita= 100km, 3h20’
, unito anche la chilometraggio (144km e 3450kJ di lavoro) ha contribuito ai problemi nel tratto finale; con una sfaccettatura tattica differente (= no rallentamento dopo seconda salita) anche il risultato finale sarebbe stato ancora migliore (da 4° assoluto magari....anche qualche posizione più avanti
). Va anche considerata una, normale, stanchezza dopo una stagione che pur partendo effettivamente in modo posticipato ha visto un veloce e immediato rientro a ritmi sostenuti.