Sull’allenamento

canserbero

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17 Settembre 2017
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Ps non so se ascolti "The Roadman cycling podcast", ha avuto Dylan di recente come ospite e ne è uscita una puntata molto interessante
Sì, per sopravvivere al rullo si guarda/ascolta un po’ di tutto :-)xxxx . La parte più divertente è stata quella del whoop, chiaramente cassato da Johnson ma tanto portato avanti - per ovvi interessi - dal podcaster.

A parte questo, direi che la periodizzazione sul volume su base settimanale potrebbe essere interessante se nella settimana di volume si fa solo quello, mentre nella successiva si riuscissero a piazzare 1/2 sedute di qualità toste e comunque tenere un monte di lavoro non proprio ridicolo come pubblicizzato. Sarebbe stato interessante dire più esplicitamente qual è lo scopo di questa pratica perché, per esempio, si potrebbe adottate nel periodo invernale per avere un lavoro totale mensile maggiore rispetto ad una approccio più standard

 
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8 Settembre 2018
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Secondo lui che cosa è il principale responsabile del miglioramento? Io ne parlerei apertamente ed onestamente con lui perché è nel tuo interesse capire. Se lo fai e poi ti va di condividere ancora meglio :-)
Ne ho già parlato con lui....
E secondo lui non è assolutamente imputabile al peso, tanto che abbiamo avuto anche una discussione abbastanza accesa in cui mi diceva di mettermi a dieta e io gli dicevo che non potevo tagliare troppo perchè sennò non recuperavo e non riuscivo ad allenarmi bene.
E se ne è uscito con delle teorie (abbastanza strane secondo me) che siccome tutti sono tirati al grammo se ho una % elevata di grasso non devo aver paura di limare perchè non dovrei avere problemi nel recupero...
Però non mi ha neanche detto chiaramente a cosa secondo lui è dovuto questo miglioramento. Probabilmente neanche lui ha idee chiare al riguardo.
Sarebbe interessante rifare un vo2 e vedere se il consumo di ossigeno è cambiato oppure è rimasto lo stesso, anche se sui rulli (non li faccio mai) sento di perdere molta efficienza rispetto alla strada.
Comunque adesso arriva un filotto di corse interessanti, vediamo se la preparazione darà i suoi frutti (un conto è fare i watt in allenamento e un conto è il ritmo corsa) e riuscirò a fare meglio rispetto agli anni scorsi.
 
22 Marzo 2007
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Diciamo che correre spesso senza periodi di stacco non è sicuramente la via che ti porta a massimizzare la prestazione in modo assoluto. Inoltre diventa fondamentale avere un'eccellente base invernale perchè altrimenti non si recuperano le corse e la forma inevitabilmente scende.
D'accordissimo.
E non ci sono periodi in cui è possibile ricaricare le batterie e sistemare i problemi.
La coperta è corta.
Secondo lui che qual è il principale responsabile del miglioramento? Io ne parlerei apertamente ed onestamente con lui perché è nel tuo interesse capire. Se lo fai e poi ti va di condividere ancora meglio :-)
Meglissimo :)
 

canserbero

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17 Settembre 2017
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Ne ho già parlato con lui....
E secondo lui non è assolutamente imputabile al peso, tanto che abbiamo avuto anche una discussione abbastanza accesa in cui mi diceva di mettermi a dieta e io gli dicevo che non potevo tagliare troppo perchè sennò non recuperavo e non riuscivo ad allenarmi bene.
E se ne è uscito con delle teorie (abbastanza strane secondo me) che siccome tutti sono tirati al grammo se ho una % elevata di grasso non devo aver paura di limare perchè non dovrei avere problemi nel recupero...
Però non mi ha neanche detto chiaramente a cosa secondo lui è dovuto questo miglioramento. Probabilmente neanche lui ha idee chiare al riguardo.
Sarebbe interessante rifare un vo2 e vedere se il consumo di ossigeno è cambiato oppure è rimasto lo stesso, anche se sui rulli (non li faccio mai) sento di perdere molta efficienza rispetto alla strada.
Comunque adesso arriva un filotto di corse interessanti, vediamo se la preparazione darà i suoi frutti (un conto è fare i watt in allenamento e un conto è il ritmo corsa) e riuscirò a fare meglio rispetto agli anni scorsi.
In un qualche messaggio di questa discussione ho buttti lì “l’effetto Blummenfelt” e non era per fare battute fuori contesto. Ricordo che il suo (ex?) allenatore (Olav Bu) ha più di una volta detto che per Blummefelt dimagrire portava ad avere un vo2max assoluto (quindi non per kg) minore rispetto a quando pesa “normalmente” . Per questo che non avevano più tentato di farlo scendere di peso; questa è poi anche la filosofia applicata ad altre atleti norvegesi (se non altro del triathlon): in effetti nessuno di loro è particolarmente tirato. Bu non ha mai chiarito il perché, o io me lo son perso in preda ai rulli, certo è che poi atleti di successo - parlo ancora del triathlon - hanno livelli di tiraggio molto diverso e prestazioni fenomenali (vedi un Frodeno); ok, prestazione non è vo2max ma spero sia passato il messaggio.

Detto questo stavo anche ripensando a quanto aveva detto @all_i_need_is_bike ovvero che si tratta di compromesso peso/potenza: magari i miglioramenti sono stati abbastanza repentini (nella scala della fisiologia) perché fino ad un certo aumento della massa muscolare utile alla pedalata l’infrastruttura esistente è in grado di supportare adeguatamente la nuova muscolatura (quindi ti ritrovi ad avere una muscolatura che riesce ad esprimere più forza ed il costo per “muovere” la muscolatura non è superiore al guadagno di forza). Se così fosse potrebbe essere il caso di tener duro in modo tale da dare il tempo all’infrastruttura di fare l’upgrade, calare un po’ (e pazienza per la temporanea perdita di parte della muscolatura ) e poi rifare un “ciclo di massa”, ma meno selvaggio. Se questa fosse una buona approssimazione della realtà, la buona riuscita dipenderebbe dai tempi di calo/aumento delle varie entità coinvolte
 
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In un qualche messaggio di questa discussione ho buttti lì “l’effetto Blummenfelt” e non era per fare battute fuori contesto. Ricordo che il suo (ex?) allenatore (Olav Bu) ha più di una volta detto che per Blummefelt dimagrire portava ad avere un vo2max assoluto (quindi non per kg) minore rispetto al suo peso “normale” ed è per questo che non avevano più tentato di farlo scendere di peso; e questa era poi anche la filosofia applicata ad altre atleti norvegesi (se non altro del triathlon): in effetti nessuno di loro è particolarmente tirato. Bu non ha mai chiarito il perché, o io me lo son perso in preda ai rulli, certo è che poi atleti di successo - parlo ancora del triathlon - hanno livelli di tiraggio molto diverso e prestazioni fenomenali (vedi un Frodeno); ok, prestazione non è vo2max ma spero sia passato il messaggio.

Detto questo stavo anche ripensando a quanto aveva detto @all_i_need_is_bike ovvero che si tratta di compromesso peso/potenza: magari i miglioramenti sono stati abbastanza repentini (nella scala della fisiologia) perché fino ad un certo aumento della massa muscolare utile alla pedalata l’infrastruttura esistente è in grado di supportare adeguatamente la nuova muscolatura (quindi ti ritrovi ad avere una muscolatura che riesce ad esprimere più forza ed il costo per “muovere” la muscolatura non è superiore al guadagno di forza). Se così fosse potrebbe essere il caso di tener duro in modo tale da dare il tempo all’infrastruttura di fare l’upgrade, calare un po’ (e pazienza per la temporanea perdita di parte della muscolatura ) e poi rifare un “ciclo di massa” ma meno selvaggio. Sé questa fosse una buona approssimazione della realtà, la buona riuscita dipenderebbe dai tempi di calo/aumento delle varie entità coinvolte
io non ho mai avuto aumenti di 6 o 7 kg ma al massimo di 2 o 3 kg ma posso dire che mantenendo invariato l'allenamento la potenza è aumentata, parlo di 10 15 watt su durate anche dai 10' in su. Il peso potenza però è rimasto più o meno invariato(anzi) e lo potevo vedere dai tmpi sulle salite, per questo mi viene da pensare che nel suo caso l'aumento di peso abbia fatto la grossa differenza ma se un preparatore dice il contrario alzo le mani...
 

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8 Settembre 2018
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In un qualche messaggio di questa discussione ho buttti lì “l’effetto Blummenfelt” e non era per fare battute fuori contesto. Ricordo che il suo (ex?) allenatore (Olav Bu) ha più di una volta detto che per Blummefelt dimagrire portava ad avere un vo2max assoluto (quindi non per kg) minore rispetto a quando pesa “normalmente” . Per questo che non avevano più tentato di farlo scendere di peso; questa è poi anche la filosofia applicata ad altre atleti norvegesi (se non altro del triathlon): in effetti nessuno di loro è particolarmente tirato. Bu non ha mai chiarito il perché, o io me lo son perso in preda ai rulli, certo è che poi atleti di successo - parlo ancora del triathlon - hanno livelli di tiraggio molto diverso e prestazioni fenomenali (vedi un Frodeno); ok, prestazione non è vo2max ma spero sia passato il messaggio.

Detto questo stavo anche ripensando a quanto aveva detto @all_i_need_is_bike ovvero che si tratta di compromesso peso/potenza: magari i miglioramenti sono stati abbastanza repentini (nella scala della fisiologia) perché fino ad un certo aumento della massa muscolare utile alla pedalata l’infrastruttura esistente è in grado di supportare adeguatamente la nuova muscolatura (quindi ti ritrovi ad avere una muscolatura che riesce ad esprimere più forza ed il costo per “muovere” la muscolatura non è superiore al guadagno di forza). Se così fosse potrebbe essere il caso di tener duro in modo tale da dare il tempo all’infrastruttura di fare l’upgrade, calare un po’ (e pazienza per la temporanea perdita di parte della muscolatura ) e poi rifare un “ciclo di massa”, ma meno selvaggio. Se questa fosse una buona approssimazione della realtà, la buona riuscita dipenderebbe dai tempi di calo/aumento delle varie entità coinvolte
Questa infatti è la mia idea per il futuro: riuscire a scendere a 68-69 senza perdere troppo (magari il prossimo inverno) e poi non lesinare in stagione in modo da riuscire a migliorare ed avere sempre la gamba piena in corsa; senza preoccuparmi come invece dovrò fare quest'anno, di salire troppo di peso.
 

pianpianello

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19 Dicembre 2020
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Ma sulla specificità dell'allenamento cosa ne pensate?

Riflettendo ho pensato che nel ciclismo, a differenza di molti altri sport, non c'è una prestazione molto specifica, e forse questo rende difficile individuare dei vincoli precisi per l'allenamento.

In pratica nei 100 metri, si corrono 100 metri e basta, sono sempre lineari e sempre uguali. Perfino nei 110 metri ad ostacoli, gli ostacoli sono sempre quelli e sempre messi uguali, se non sbaglio. Lo stesso per le maratone, i chilometri sono quelli, altimetria pressoché piatta. Nel powerlifting si deve alzare il massimo carico in un colpo solo, e basta. Nel ciclismo invece ci sono un sacco di variabili: curve, tattiche, altimetria, pendenze, durata. Invece che migliorare su una prestazione specifica, nel ciclismo si tende a voler migliorare su tutta la curva di potenza e in molte situazioni diverse. Le variabili diventano troppe e il discorso si fa complicato.

Un atleta di forza, come un powerlifter, dell'allenamento cardio se ne fa ben poco. Credo che normalmente non lo facciano nemmeno, e se lo fanno è considerato un esercizio marginale per il fitness, senza pretese che aiuti ad aumentare le alzate massimali. Fanno alzate singole, oppure ripetizioni basse da 3 a 6, o a volte del volume con ripetizioni più alte, magari anche 12, ma non credo di più. Il loro unico obiettivo è l'alzata massimale, un colpo con più kg possibili.

Ora per immaginare una situazione specifica, immaginiamo che un ciclista voglia migliorare al massimo la sua prestazione su salite da circa 10 minuti, e non gli freghi assolutamente nulla di tutto il resto. Non gli importa essere piantatissimo come un paracarro in volata, non gli importa saper fare un allungo, non gli importa nemmeno fare giri lunghi, niente di niente. L'unico obiettivo è "planare" (cit.) il più possibile su quelle salite da 10 minuti.

Secondo voi, in un caso del genere, quanto utili sarebbero allenamenti tipo 20-40, o 30-30? Quanto utile sarebbe fare blocchi al medio? Se la specificità ha un senso, in teoria qualsiasi blocco di intensità inferiore a circa 4 minuti o superiore a circa 20 minuti sarebbe pressoché inutile, in quanto troppo diversi dal target di 10 minuti. E forse addirittura controproducente, nel senso che aumenterebbe inutilmente lo stress per miglioramenti che non interessano.
 
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Ora per immaginare una situazione specifica, immaginiamo che un ciclista voglia migliorare al massimo la sua prestazione su salite da circa 10 minuti, e non gli freghi assolutamente nulla di tutto il resto. Non gli importa essere piantatissimo come un paracarro in volata, non gli importa saper fare un allungo, non gli importa nemmeno fare giri lunghi, niente di niente. L'unico obiettivo è "planare" (cit.) il più possibile su quelle salite da 10 minuti.

Secondo voi, in un caso del genere, quanto utili sarebbero allenamenti tipo 20-40, o 30-30? Quanto utile sarebbe fare blocchi al medio? Se la specificità ha un senso, in teoria qualsiasi blocco di intensità inferiore a circa 4 minuti o superiore a circa 20 minuti sarebbe pressoché inutile, in quanto troppo diversi dal target di 10 minuti. E forse addirittura controproducente, nel senso che aumenterebbe inutilmente lo stress per miglioramenti che non interessano.
cercherei di alzare il più possibile vo2max, quindi tanto intermittente e lavori sopra ftp mantenendo cmq uscite in z2 z3 bassa per mantenere un buon volume, cercherei di fare più salita possibile tenendo al minimo la pianura (biomeccanica del gesto diversa) e anche tanti lavori di torque. Non escluderei giri lunghi anche se aspecifici perchè cmq aumentano la resistenza muscolare e aumentano la cilindrata, magari li farei con tanto dislivello, toglierei allenamenti in pianura a ritmo costante e volate.
 

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17 Settembre 2017
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Ma sulla specificità dell'allenamento cosa ne pensate?

Riflettendo ho pensato che nel ciclismo, a differenza di molti altri sport, non c'è una prestazione molto specifica, e forse questo rende difficile individuare dei vincoli precisi per l'allenamento.

In pratica nei 100 metri, si corrono 100 metri e basta, sono sempre lineari e sempre uguali. Perfino nei 110 metri ad ostacoli, gli ostacoli sono sempre quelli e sempre messi uguali, se non sbaglio. Lo stesso per le maratone, i chilometri sono quelli, altimetria pressoché piatta. Nel powerlifting si deve alzare il massimo carico in un colpo solo, e basta. Nel ciclismo invece ci sono un sacco di variabili: curve, tattiche, altimetria, pendenze, durata. Invece che migliorare su una prestazione specifica, nel ciclismo si tende a voler migliorare su tutta la curva di potenza e in molte situazioni diverse. Le variabili diventano troppe e il discorso si fa complicato.

Un atleta di forza, come un powerlifter, dell'allenamento cardio se ne fa ben poco. Credo che normalmente non lo facciano nemmeno, e se lo fanno è considerato un esercizio marginale per il fitness, senza pretese che aiuti ad aumentare le alzate massimali. Fanno alzate singole, oppure ripetizioni basse da 3 a 6, o a volte del volume con ripetizioni più alte, magari anche 12, ma non credo di più. Il loro unico obiettivo è l'alzata massimale, un colpo con più kg possibili.

Ora per immaginare una situazione specifica, immaginiamo che un ciclista voglia migliorare al massimo la sua prestazione su salite da circa 10 minuti, e non gli freghi assolutamente nulla di tutto il resto. Non gli importa essere piantatissimo come un paracarro in volata, non gli importa saper fare un allungo, non gli importa nemmeno fare giri lunghi, niente di niente. L'unico obiettivo è "planare" (cit.) il più possibile su quelle salite da 10 minuti.

Secondo voi, in un caso del genere, quanto utili sarebbero allenamenti tipo 20-40, o 30-30? Quanto utile sarebbe fare blocchi al medio? Se la specificità ha un senso, in teoria qualsiasi blocco di intensità inferiore a circa 4 minuti o superiore a circa 20 minuti sarebbe pressoché inutile, in quanto troppo diversi dal target di 10 minuti. E forse addirittura controproducente, nel senso che aumenterebbe inutilmente lo stress per miglioramenti che non interessano.
Non essendoci una specialità dedicata e non avendo ristretto il campo ad una cronoscalata, la mia risposta è a mo’ di rebus: vedi le immagini

Detta in maniera diversa, guarderei attualmente quali sono gli atleti che eccellono in sforzi assimilabili alle richieste - vaghe - che hai fatto e cercherei di partire da lì ricordando che quel che vedi è la risultante di anni di allenamenti (e non specifici per spianare, come in questo caso, la cipressa).
 

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Se la specificità ha un senso, in teoria qualsiasi blocco di intensità inferiore a circa 4 minuti o superiore a circa 20 minuti sarebbe pressoché inutile, in quanto troppo diversi dal target di 10 minuti. E forse addirittura controproducente, nel senso che aumenterebbe inutilmente lo stress per miglioramenti che non interessano.
Premesso che per creare un sovraccarico utile rinunci sempre a un po' di specificità (perché vai ad agire su uno o entrambi i fronti: lato intensità e/o lato durata, un po' diversi rispetto al tipo di sforzo a cui fai riferimento), dipenderà sicuramente da quanto carico simile riesce a tollerare e rendere produttivo sul lungo periodo (ovvero senza saturare la capacità di adattarti, anche nell'ottica della "training monotony"). Direi che è probabile che ad un certo punto sia comunque necessaria una quota di volume a intensità più bassa (quanto bassa dipende) per rendere sostenibile l'insieme di ciò che fai continuando a far crescere ulteriormente il carico allenante.
 
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cercherei di partire da lì

Partire dalla Cipressa? :))):

A parte che Pogacar è proprio un esempio di aspecificità, essendo uno dei corridori più completi della storia, e non abbiamo nemmeno nessun dato su di lui per capire come si allena.

La domanda sulla specificità è molto più specifica, e un ipotetico studio scientifico sarebbe confrontare tre gruppi di ciclisti:

Gruppo 1: fa solo ripetute ad intensità molto alte (CP1)
Gruppo 2: fa solo ripetute ad intensità attorno a quella target (CP8-CP15)
Gruppo 3: fa entrambi i tipi di ripetute

Poi si testa il miglioramento su una salita di circa 10 minuti. Chi sarà migliorato di più? Se il ciclismo è uno sport specifico come tutti gli altri, mi aspetto che i risultati migliori ci siano per chi ha fatto sforzi più specifici (gruppo 2), relativamente simili in tipologia, potenza, e durata.
 

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O anche per fare un esempio sul vo2max, portare il cuore a frequenze elevate con sforzi intermittenti, è ben diverso da mantenerlo a frequenza elevata con uno sforzo continuo. Il cuore potrà anche fare circa lo stesso lavoro come muscolo, ma il resto del corpo no, quindi i processi metabolici sono diversi (ad esempio i processi che determinano la cosiddetta "differenza artero-venosa di ossigeno").

Quindi un 30-30 per il vo2max non può essere specifico tanto quanto un blocco intenso e continuo da 5 minuti.
 

canserbero

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Direi che è probabile che ad un certo punto sia comunque necessaria una quota di volume a intensità più bassa (quanto bassa dipende) per rendere sostenibile l'insieme di ciò che fai continuando a far crescere ulteriormente il carico allenante.

Partire dalla Cipressa? :))):

A parte che Pogacar è proprio un esempio di aspecificità, essendo uno dei corridori più completi della storia, e non abbiamo nemmeno nessun dato su di lui per capire come si allena.

La domanda sulla specificità è molto più specifica, e un ipotetico studio scientifico sarebbe confrontare tre gruppi di ciclisti:

Gruppo 1: fa solo ripetute ad intensità molto alte (CP1)
Gruppo 2: fa solo ripetute ad intensità attorno a quella target (CP8-CP15)
Gruppo 3: fa entrambi i tipi di ripetute

Poi si testa il miglioramento su una salita di circa 10 minuti. Chi sarà migliorato di più? Se il ciclismo è uno sport specifico come tutti gli altri, mi aspetto che i risultati migliori ci siano per chi ha fatto sforzi più specifici (gruppo 2), relativamente simili in tipologia, potenza, e durata.
Quello che intendevo dire con l’esempio di Pogacar è in parte riassunto in quanto quotato del messaggio di @all_i_need_is_bike. Detto in altri termini è di gran lunga più necessario svolgere lavoro a-specifico di supporto - visto lo sport di cui stiamo parlando dove non esiste la salita secca da 10’ fatta da freschi - per poter riuscire ad eccellere nello specifico. Secondo la mia idea di sviluppo a lungo termine risulta molto più redditizio pensare di ottimizzare lt1 ed lt2 e dedicarsi a piccoli obiettivi specifici alla bisogna.
 
22 Marzo 2007
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O anche per fare un esempio sul vo2max, portare il cuore a frequenze elevate con sforzi intermittenti, è ben diverso da mantenerlo a frequenza elevata con uno sforzo continuo. Il cuore potrà anche fare circa lo stesso lavoro come muscolo, ma il resto del corpo no, quindi i processi metabolici sono diversi (ad esempio i processi che determinano la cosiddetta "differenza artero-venosa di ossigeno").
Che siano cose diverse direi che ci sono pochi dubbi :) ed è il motivo per cui può aver senso usare gli uni o gli altri tipi di sforzo in base a cosa si vuole ottenere nella sessione.
Quindi un 30-30 per il vo2max non può essere specifico tanto quanto un blocco intenso e continuo da 5 minuti.
Ragionerei più in termini di tipo di sforzo (MMP5) che non di un elemento coinvolto (raggiungimento del VO2max con quel tipo di sforzo - perchè la potenza è elemento meccanico e non metabolico, seppur correlati). Quindi: certamente uno sforzo massimale da 5 minuti è più specifico di una serie 30"-30" nei confronti di uno sforzo continuo massimale da 5 minuti (e tu mi dirai: g.a.c. :-)xxxx), ma in termini pratici la scelta dipende da come voglio chiamare in causa i fattori limitanti per "correggere" qualcosa.
 

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2 Gennaio 2017
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La domanda sulla specificità è molto più specifica, e un ipotetico studio scientifico sarebbe confrontare tre gruppi di ciclisti:

Gruppo 1: fa solo ripetute ad intensità molto alte (CP1)
Gruppo 2: fa solo ripetute ad intensità attorno a quella target (CP8-CP15)
Gruppo 3: fa entrambi i tipi di ripetute

Poi si testa il miglioramento su una salita di circa 10 minuti. Chi sarà migliorato di più? Se il ciclismo è uno sport specifico come tutti gli altri, mi aspetto che i risultati migliori ci siano per chi ha fatto sforzi più specifici (gruppo 2), relativamente simili in tipologia, potenza, e durata.
io direi il gruppo 3, lavorare su potenze costanti (cp 8 cp15) a lungo andare non alzerà più il "tetto" e ci sarà uno stallo invece il primo gruppo avrà alta capacità anaerobica e vo2max allenato ma non sarà in grado di tollerare sforzi lunghi.
A mio avviso lo stesso discorso vale per gli allenamenti vo2 intermittenti e costanti, il primo serve per alzare la potenza mentre il secondo per aumentale la capacità di sostenerla
detta in modo molto semplice... se ti alleni sempre a 300 watt (esempio) diventerai molto bravo a sostenere quei watt ma se l'obiettivo è fare 10' a 320 watt bisogna inserire lavori a quella intensità o sopra
 

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19 Dicembre 2020
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io direi il gruppo 3, lavorare su potenze costanti (cp 8 cp15) a lungo andare non alzerà più il "tetto" e ci sarà uno stallo invece il primo gruppo avrà alta capacità anaerobica e vo2max allenato ma non sarà in grado di tollerare sforzi lunghi.

La variabilità è necessaria, ma credo che comunque debba essere specifica. Cioè per migliorare CP10 puoi allenarti (anzi probabilmente devi) da CP5 a CP20, perché a livello metabolico siamo più o meno lì, ma CP1 ad esempio è troppo diversa. Sono quasi certo che se dovessi fare un record sul minuto me lo farei praticamente tutto in piedi, sui 10 minuti invece assolutamente no.

Poi c'è da dire una cosa che spesso nel ciclismo complica le cose a livello pratico, e quindi fa fare ancora più confusione quando si parla di allenamenti, miglioramenti, obiettivi, eccetera. Una salita tutta regolare al 7% magari te la fai agile e tutta seduto e si può parlare esclusivamente di metabolismo aerobico... ma se la salita è irregolare con strappi brevi e duri dove devi alzarti in piedi e alzare il ritmo, i discorsi cambiano radicalmente.

Quindi sono convinto che per una salita da un'ora regolare i 30-30 non servano a nulla in quanto troppo aspecifici, ma se quella salita ha strappi duri da fare in piedi allora i 30-30 diventano improvvisamente utili anche sulla salita da un'ora.
 

LIUL

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2 Gennaio 2017
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La variabilità è necessaria, ma credo che comunque debba essere specifica. Cioè per migliorare CP10 puoi allenarti (anzi probabilmente devi) da CP5 a CP20, perché a livello metabolico siamo più o meno lì, ma CP1 ad esempio è troppo diversa. Sono quasi certo che se dovessi fare un record sul minuto me lo farei praticamente tutto in piedi, sui 10 minuti invece assolutamente no.

Poi c'è da dire una cosa che spesso nel ciclismo complica le cose a livello pratico, e quindi fa fare ancora più confusione quando si parla di allenamenti, miglioramenti, obiettivi, eccetera. Una salita tutta regolare al 7% magari te la fai agile e tutta seduto e si può parlare esclusivamente di metabolismo aerobico... ma se la salita è irregolare con strappi brevi e duri dove devi alzarti in piedi e alzare il ritmo, i discorsi cambiano radicalmente.

Quindi sono convinto che per una salita da un'ora regolare i 30-30 non servano a nulla in quanto troppo aspecifici, ma se quella salita ha strappi duri da fare in piedi allora i 30-30 diventano improvvisamente utili anche sulla salita da un'ora.
non condivido, i 30/30 arrivano dall'atletica e sono tra i metodi più utilizzati anche grazie alle evidenze scientifiche, il fine non è migliorare sui cambi di ritmo, che nella corsa sono quasi inutili, ma per lavorare al vo2max che per sforzi di 5' 10' è fondamentale
 

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La variabilità è necessaria, ma credo che comunque debba essere specifica. Cioè per migliorare CP10 puoi allenarti (anzi probabilmente devi) da CP5 a CP20, perché a livello metabolico siamo più o meno lì, ma CP1 ad esempio è troppo diversa. Sono quasi certo che se dovessi fare un record sul minuto me lo farei praticamente tutto in piedi, sui 10 minuti invece assolutamente no.

Poi c'è da dire una cosa che spesso nel ciclismo complica le cose a livello pratico, e quindi fa fare ancora più confusione quando si parla di allenamenti, miglioramenti, obiettivi, eccetera. Una salita tutta regolare al 7% magari te la fai agile e tutta seduto e si può parlare esclusivamente di metabolismo aerobico... ma se la salita è irregolare con strappi brevi e duri dove devi alzarti in piedi e alzare il ritmo, i discorsi cambiano radicalmente.

Quindi sono convinto che per una salita da un'ora regolare i 30-30 non servano a nulla in quanto troppo aspecifici, ma se quella salita ha strappi duri da fare in piedi allora i 30-30 diventano improvvisamente utili anche sulla salita da un'ora.
Vedi, secondo me farsi domande sulla specificità è rischioso per un amatore perché il livello è basso e si rischia solo di impantanarsi in questioni - nella pratica - irrilevanti per il proprio sviluppo. L’amatore ha di base poco tempo e questo dovrebbe essere impiegato nella maniera più efficace :-)


non condivido, i 30/30 arrivano dall'atletica e sono tra i metodi più utilizzati anche grazie alle evidenze scientifiche, il fine non è migliorare sui cambi di ritmo, che nella corsa sono quasi inutili, ma per lavorare al vo2max che per sforzi di 5' 10' è fondamentale
Da quel che so allenamenti tipo hiit nell’atletica sono stati ispirati dai lavori di Billat. Se non ricordo male nello studio che ha portato alle luci della ribalta il 30/30 gli atleti erano runners: nel podismo ci sono infinitamente meno variabili da controllare rispetto al ciclismo e risulta più semplice l’applicazione. Detto ciò, direi che i cambi di ritmo non sono totalmente inutili nell’atletica (vedi un 1500 o un 5000 in pista), poi cosa si faccia per essere pronti è un altro discorso :-)xxxx
 

canserbero

Fremen
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Comunque, parlando di vo2max, sono trasalito al sentire come in questo video si sia calcolata la potenza a vo2max, almeno questo ho capito mentre ero sul rullo con temperatura corporea piuttosto elevata, partendo dal vo2max senza un riferimento alla durata

 

Yamakasi

Pignone
3 Dicembre 2024
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FVG
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Trek Madone
Ho una domanda. Ma disquisire di allenamento è esso stesso allenamento?
Vi sta aumentando l'FTP a scrivere tutti questi post sull'allenamento?

In caso positivo magari mi aggiungo anche io...!
 


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