avevano alzato il tempo massimo a quasi 40minuti.
«
Alla partenza – racconta
Marino Amadori, commissario tecnico degli
Under 23 –
mi hanno detto che il limite del tempo massimo corrispondeva al 13-14% del totale: gli ultimi dovevano arrivare più o meno entro mezzora dal primo, tanto per capirci. A quel punto ne abbiamo parlato e abbiamo capito che forse si poteva alzare: al 18%, come poi è stato. Insomma, gli ultimi avevano a disposizione 37 minuti in più dei primi per arrivare in cima allo Stelvio. Un tempo più che sufficiente, visto che fino ai piedi dell’ascesa finale la tappa non era stata né lunga né particolarmente dura».
Marino Amadori, ormai da anni, punta su concetti chiari: una
professionalità sempre più diffusa, una
crescita non direttamente proporzionale al risultato da ottenere a tutti i costi, una
competizione internazionale ormai imprescindibile nel ciclismo di oggi. «
Io ero fermo all’ultimo chilometro, sotto il serpentone dei tornanti, e già si vedeva che c’era qualcosa che non andava. Però nel primo comunicato c’era solo qualche multa, nulla di che. Il video e il secondo comunicato, quello della squalifica, è uscito dopo, quando io ero già a letto. Non ho parlato con nessuno e mi dispiace essere duro con alcune persone che prima di tutto sono amici, ma lo devo dire: ancora prima dei ragazzi hanno sbagliato i direttori sportivi».
Quattro quelli coinvolti:
Wilson della Ara,
Dal Canto della Mastromarco,
Damilano della Rostese e
Toffali della Sissio. «
Sono loro i più esperti, quelli che dovrebbero tenere la barra e guidare i ragazzi. Abbiamo fatto una figuraccia, abbiamo dato l’impressione d’essere dei provinciali, ormai non possiamo più permettercelo. Bisogna alzare il livello e la verità, ormai la categoria degli Under 23 è semiprofessionistica. A tanti di questi ragazzi, probabilmente, non capiterà mai più di scalare lo Stelvio al Giro: perché non provare a farcela con le proprie gambe, per soddisfazione e orgoglio? Male male la potevano usare come fatica buona per rifinire la forma in vista di un appuntamento successivo. Ma attaccarsi ad un’ammiraglia per tutto questo tempo no, non va bene».
Qualcuno ha ipotizzato che lo
Stelvio fosse troppo duro per questi ragazzi, ignorando forse cos’è il ciclismo oggi. «
L’ho letto – conclude Amadori –
e mi pare una boiata solenne. Ognuno ha i suoi tempi, ci mancherebbe, ma tra i professionisti ci sono corridori di vent’anni che vincono le corse a tappe e che si piazzano regolarmente. No, questo discorso non mi trova d’accordo. Alcuni ragazzi sono andati in tilt, non rischiavano il tempo massimo, e avrebbero avuto bisogno di direttori sportivi in grado di tranquillizzarli e di dir loro che al traguardo ci sarebbero arrivati senza problemi. Peccato, speriamo che la tappa di oggi contribuisca a far dimenticare quanto successo ieri».
Amadori si esprime su quanto successo ieri sullo Stelvio, dove alcuni corridori hanno sfruttato il traino per concludere la tappa
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