Lo so ho visto il video. Non era certo per giustificarlo. Ma mi metto anche nei panni di chi si trova con una pistola puntata alla testa sua o di parenti e alla fine reagisce. Capisco che non è semplice da capire, io forse un pò di più perché ci sono passato quando un ladro entrato in casa di mia cognata per la seconda volta in un mese e beccato per le scale da me mi disse "se ti muovi ti sparo in testa". Se non le provi sulla pelle non puoi capirle, non vi dico lo sconvolgimento della vita postuma, il bambino che non voleva più uscire di casa, la paura a restare soli in casa.
Concordo.
Molto difficile trovare qualcuno che sia stato vittima di questo genere di violenze e che conservi lo stesso atteggiamento rigoroso e garantista che poteva avere in precedenza.
Provato in prima persona.
La ricerca dell'innalzamento del livello di civiltà di una società richiede molti sacrifici, sia in termini di regole e comportamenti, sia in termini finanziari.
La "civiltà", che di norma dipana il proprio sviluppo in parallelo con la libertà, è una delle conquiste più ambite ma anche una delle più onerose.
Più il livello di civiltà è elevato e meno è possibile fare delle semplificazioni, prendere delle scorciatoie.
Il nostro livello di civiltà, almeno formalmente, ci impedisce di ritenere normale che qualcuno venga deliberatamente a molestarci in casa e si possa, per questo, ucciderlo.
Uccidere costituirebbe, almeno apparentemente, la scorciatoia, la semplificazione. Ovviamente le regole di civiltà impediscono l'applicazione di tale soluzione, ma trovare l'equilibrio necessario a rendere accettabile SEMPRE e PER TUTTI la necessità di percorrere la via, lunga, tortuosa e onerosa, prevista dalla civiltà, è molto difficile.
Penso che l'ostacolo maggiore per rendere sopportabile il peso della civiltà in un ambito quale è questo sia il fatto che l'atteggiamento richiesto è semplicemente opposto alla natura umana.
La civiltà può cercare di ottenere il governo della ragione, ma non sempre può prevalere sull'istinto.
Un essere umano, se aggredito, se può, reagisce, desidera riequilibrare il torto subito, non bisogna avere timore di chiamare per nome questo umano sentimento: Vendetta.
Quelle bestie che sono venute a devastare la mia casa, con me e la mia famiglia dentro, avrei voluto ucciderle in quel momento.
Oggi, a distanza di anni, vorrei ancora ucciderle, è così, non posso mentire a me stesso.
Per fortuna non ebbi modo di farlo quella notte e, sempre per fortuna, penso che non ne avrò mai modo.
Penso che questo sentimento persistente derivi dalla consapevolezza che la civiltà mi impedirà di averla quella vendetta.
Il mio istinto è dunque destinato a restare insoddisfatto.
Le regole le genera la ragione, le reazioni le genera l'istinto.
L'istinto mi farebbe correre fuori insieme al gioiellere, la ragione, se in quel momento fosse con me, me lo impedirebbe.
Il gioielliere ha avuto la sua vendetta, la pagherà al prezzo della propria vita.
Io non l'ho avuta, il mio istinto la reclama ogni giorno.
È il prezzo della civiltà.
Come dicevo prima è un prezzo elevato, molto elevato.