Un commento....
Cadel Evans: 9.5 Ha vinto il più regolare. Un Cadel Evans che sin dal primo giorno non ha sbagliato un colpo: si poteva pensare stesse sprecando troppo i primi giorni, con un attacco superfluo per 3" sul Mont des Alouettes e battagliando per la vittoria, poi ottenuta, sul Mur de Bretagne. Una fase di stallo e poi sui Pirenei si è controllato, sapendo che arrivando con quel vantaggio alla cronometro avrebbe vinto lui. L'unico a dargli un grande problema è stato Andy Schleck, l'unico col coraggio e la forza di cercare di stravolgere il Tour con un attacco vero, un attacco da lontano: lì, dietro il gruppo stava rischiando di perdere il Tour ma proprio con la grande azione di forza dell'australiano, partito dai -13 sempre in testa fino alla fine e guadagnando quei 2' è andato a riprendersi speranze. Sull'Alpe un'altra tappa complicata dall'attacco suicida di Contador, con Andy Schleck che va subito alla ruota: ha fatto bene a seguirli, ma poi il problema meccanico gli è costato il riassorbimento e da lì il lungo inseguimento sul Galibier per poi l'ottima prova sull'Alpe d'Huez e una cronometro grandiosa. E la maglia gialla è sua. Non penso che si possano fare molte recriminazioni.
Andy Schleck: 8.5 Andy Schleck forse era più forte, ma a parte la precarietà nel guidare il mezzo, cosa che non ci si dovrebbe mai aspettare da un professionista e che gli è costato 1'10" in una tappa interlocutoria (forse ha contribuito anche il giorno di riposo a dargli problemi), bisogna dire che non ha corso da perdente come invece ha fatto nel 2010, attaccando solo sul Tourmalet quando ebbe due grandi occasioni prima ad Ax-3 e poi sul Port de Bales, già da prima che gli saltasse la catena quando lì mancavano solo 2 km allo scollinamento. Quest'anno ha usato il coraggio: arrivato probabilmente non al 100% e tranquillizzato dalla caduta di Contador che gli ha permesso di partire con un buon margine da quello che si pensava il rivale più pericoloso (anche se poi la strada non ha detto così), ha curato lui sui Pirenei: difeso a Luz Ardiden, dove ha dato via libera al fratello che stava meglio di lui, ha fatto il vero errore a Plateau de Beille, dove sembrava veramente superiore e invece si è limitato a quattro scattini ravvicinati e 2" sulla linea del traguardo. Riscattato però con la grande azione nella tappa del Galibier e con un'ottima prova che ha dimostrato grandi capacità di recupero il giorno dopo, quando prima ha chiuso subito giustamente su Contador nel Telegraphe e poi ha pagato normalmente la stanchezza arrivando insieme ad Evans sull'Alpe. La cronometro negativa cancella tutti i sogni di gloria, ma comunque un Tour buono anche se potrebbe costargli qualcosa mentalmente questo terzo secondo posto consecutivo.
Frank Schleck: 8- Il fratello è inferiore a lui, e si era visto già nel 2009; ha approfittato dei giorni in cui era superiore per guadagnare terreno per poi essere d'appoggio al fratello, anche se in realtà nei momenti dove poteva servire veramente (es.Alpe d'Huez) è mancato un pò. Alla fine del Tour la stanchezza si fa sentire e ha fatto già abbastanza andando a prendersi un podio ottenuto senza grandi azioni ma con costanza e regolarità.
Thomas Voeckler: 9.5 Voeckler è stato l'orgoglio francese, un grande di questo Tour de France: dopo la maglia gialla ottenuta anche grazie alle cadute di VDB e Vinokourov, sulle montagne ha comunque dimostrato che probabilmente sarebbe arrivato lo stesso nella top ten di questa edizione del Tour. Ottimo sui Pirenei, paga nelle Alpi; quando i rivali forzano veramente lui molla un pò, ma è normalissimo. Nella tappa dell'Alpe d'Huez con un inseguimento scriteriato nei primi chilometri perde le speranze di podio, che forse avrebbe potuto salvare se avesse aspettato l'Alpe per difendersi invece di partire dal Telegraphe. Con una cronometro ottima salva la quarta posizione. Unica cosa da dirgli, le esagerazioni spesso con un comportamento isterico che si è rivelato specialmente nell'ultima tappa.
Alberto Contador: 5 Contador. La sua strada è stata in salita già dalla prima tappa. In corsa per gentile concessione della federazione spagnola, subito con una caduta ha perso 1'20" che tanti recriminano (a chi piacciono queste cose, sarebbe arrivato 4° a 2'37", ma non che conti molto), ma il ciclismo è così, le cadute ci sono ed è bravo chi riesce ad evitarle mentre per chi ci finisce dentro la colpa è sua. Ci sarebbe stato da recriminare se si fosse infortunato in queste cadute della prima settimana, in cui è apparso molto distratto e quasi rassegnato alla sconfitta, ma così non è stato e quindi niente da dire. Arrivato ai Pirenei con una forma forse non ottimale, paga a Luz Ardiden quando appena si forza un pò si stacca pur contenendo il distacco e a Plateau de Beille, così come gli altri, non si scopre e resta in gioco per la vittoria sapendo che con un attacco tutto può succedere. Arriva alle Alpi con esattamente 1'57" da recuperare su Evans, tutto può ancora succedere: e a Gap prima e Pinerolo poi sembra dare un assaggio, là con un attacco in salita al quale resistono solo Evans e Sanchez (che per un momento si stavano per staccare) e lì con un attacco in discesa poi rintuzzato. E potete dire quello che volete, ma per me uno che fa delle azioni così è tutto fuorchè non in forma. La condizione c'era, anche perchè uno che "non è in forma" dopo una fuga di 110 km non arriva 3° sull'Alpe d'Huez scattando ancora ai piedi della salita. Semplicemente è arrivato alle Alpi, ha attaccato dove ha potuto ma ha sofferto pesantemente (si vedeva già dalle prime inquadrature come muoveva troppo le spalle) la giornata del Galibier: là inizialmente non ha inseguito poi al forcing prolungato di Cadel Evans ha mollato e ha perso molto: la classica giornata difficile, quasi di crisi, che in una corsa a tappe può capitare. C'è sempre una prima volta (anche Lance Armstrong pur vincendo 7 tour ebbe varie crisi, come Joux-Plane 2000 o cronometro del 2003), ma non è certo mancanza di forma, anche perchè al Giro la forma sembrava ingigantita dalla mancanza di avversari. Sul Telegraphe ha tentato di far saltare il Tour ma la cosa non gli è riuscita, dietro c'è stato un furioso inseguimento prima da parte dei gregari e poi dei capitani: ci ha ritentato sulle pendici dell'Alpe, ma lì la stanchezza alla fine ha preso il sopravvento ed è arrivato terzo, per poi disputare una buonissima cronometro e prendersi il quarto posto. Non è stato il cannibale che si era visto gli anni precedenti, e una piccola parte è anche il Giro d'Italia eccessivamente duro. Ma la mancanza di forma proprio no, perchè quella di Contador al contrario era una forma in crescendo ed è semplicemente arrivata la classica giornata-no. Ma non vuoldire certo non essere in forma.
Damiano Cunego: 8- Cunego ha lottato, partito con l'obiettivo di un buon piazzamento (probabilmente top ten) e anche aiutato dalle cadute dove nei primi 10 giorni sono stati coinvolti vari leader, ma senza dire con questo che tutti i ritirati sarebbero stati davanti a lui, ha vissuto giorno per giorno. Non aveva punti di riferimento ed ha corso senza mai strafare e concedendosi un attacco solo nell'ultima tappa di montagna. Ha retto, ha pagato solo a Plateau de Beille (ma lui, si sa, non ama il caldo torrido) mentre gli altri giorni si è visto un ottimo Cunego capace di resistere al passo dei migliori e che mollava solamente verso la fine, quando le energie erano però al lumicino per tutti. Si è preso in questo Tour delle belle soddisfazioni e conferme, pur senza la vittoria di tappa: con una cronometro pessima torna 7°, ma non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca. O migliori in salita decisamente o migliori decisamente a crono: allora, bene così, che migliori dove ha margine e possibilità di far bene. A 30 anni si apre dunque uno spiraglio per un nuovo finale di carriera per il veronese, ma non cambi più altrimenti rischia di stravolgersi ancora una volta. Peccato per quei 42 km che sono stati fatali per un piazzamento...
Samuel Sanchez: 7.5 L'uomo dell'Euskaltel nei primi giorni ha fatto fatica. Partendo con come principale obiettivo il podio sfuggitogli nell'ultima cronometro nel 2010 e dare spettacolo magari vincendo una tappa, lo spagnolo paga la caduta nella prima tappa e la cronometro disastrosa da parte della Euskaltel. Il team non è tra i più forti, si impegna molto nelle fughe e Sanchez affronta i Pirenei come deve: ultimo dei favoriti, deve recuperare e lo fa sia a Luz Ardiden con un attacco coraggioso quando ancora non era iniziata la salita, sia a Plateau de Beille dove con un timido allungo ai -3 guadagna un bel pò sugli altri che si sono controllati. E guadagna anche a Gap nei confronti di tanti, tornando di diritto in lotta per il podio: anche lui però il giorno del Galibier è duro, e pagando una settimana passata ad inseguire e fatica accumulatasi nei giorni si stacca e paga pesantemente, con un ritardo veramente elevato. Sull'Alpe si riscatta ma purtroppo per lui, anche per una tattica che qualcuno ha criticato nel finale, non va oltre il secondo posto dietro Rolland. Con un'ottima cronometro sorpassa Damiano Cunego ed è sesto, ma c'è anche una vittoria proprio vicino ai Paesi Baschi (meglio non poteva scegliere) più la maglia a pois, che è andata quest'anno ad uno scalatore vero. Tour positivo, influenzato dai primi due giorni che lo hanno costretto ad un lungo inseguimento che lo ha stroncato sul Galibier, un pò quello che è successo a Contador.
Ivan Basso: 4.5 Di coloro che erano partiti con grandi ambizioni, di certo la più grande delusione è lui. Non ci sono certo scusanti o problemi che possano avere intaccato la sua condizione. Niente cadute, una cronosquadre un pò sottotono ma assolutamente niente di irrecuperabile: nella prima settimana sfugge alle cadute che hanno martoriato metà gruppo e si presenta ai Pirenei con le carte in regola e con una situazione che potrebbe permettergli addirittura di vincere la corsa francese. Luz Ardiden probabilmente è stato il suo giorno migliore, ma la mancanza di coraggio che lo ha caratterizzato anche nei suoi giorni migliori ha fatto tutto: e così non solo ha lasciato andare Samuel Sanchez, ma anche Frank Schleck. Ci si sposta a Plateau de Beille ma le sue progressioni da Zoncolan non fanno male a nessuno, e non è certo per le pendenze perchè quella è una salita vera; poi l'incapacità nel controllare la bicicletta fa tutto. Un corridore professionista dovrebbe avere un pò di manovarbilità, Basso è totalmente fermo, già non riesce a limare in gruppo in più il problema delle discese che gli costa molto: 1'10" a Gap, 50" a Pinerolo. Si arriva alle due tappe finali con ancora qualche speranze, ma la tattica dev'essere di partire da lontano, visto che adesso sa già di non essere il più forte di tutti. Invece no, resta dietro, fa andar via Andy Schleck e approfitta delle difficoltà altrui per entrare in quinta posizione. Le gambe forse sono quelle del Giro 2010, la domanda da farsi è: quali rivali c'erano al Giro 2010, senza contare che la Liquigas era padrona incontrastata della corsa e ciò ha reso tutto molto più facile? In ogni modo sull'Alpe paga molto e con una cronometro pessima scende in ottava posizione. Ha quasi buttato una stagione, tutta passata a preparare la corsa francese per poi scoprire che non è più il Basso dei bei tempi: i difetti sono rimasti e le forze sono sempre meno. Adesso un pensierino alla Vuelta lo dovrebbe fare, perchè una stagione così non dà soddisfazioni nè a lui nè allo sponsor nè ai tifosi (ma questo non so quanto gli importi).
Nicolas Roche: 4 Pensavo potesse fare di più, l'irlandese, che si trova a pagare più di quello che dovrebbe su quasi tutte le salite. In difficoltà già a Luz Ardiden, va veramente male a Plateau de Beille per poi pian piano risalire anche grazie alla fuga nella tappa del Galibier, il giorno dopo al tentativo da lontano sul Sestriere. Coraggioso, non supportato dalle gambe, non una prova sufficiente. Il leader dell'AG2R poi è stato Peraud (7.5), ben difesosi è autore di una buonissima cronometro finale dove strappa la decima posizione a Rolland.
Tom Danielson: 7+ Si era già fatto vedere al Giro di California, salendo sul podio, ultimo a resistere al dominio del team Radioshack, e viene sulle strade del Tour. In età un pò avanzata, per quanto riguarda la classifica generale ha la squadra, o almeno una parte, a suo servizio. Ringrazia i leader che si ritirano nella prima parte e salita dopo salita convince sempre di più, corridore solido e regolare. Non ha un crollo, certo non è al passo dei migliori ma conserva una dignitosissima nona piazza che per un corridore può significare tantissimo. Ma ci deve ancora spiegare perchè si è messo a forzare a Plateau de Beille
Pierre Rolland: 9+ Che gran corridore, che piacevole sorpresa. Dopo l'inattesa maglia gialla di Thomas Voeckler gli deve fare da gregario nelle montagne, e a Luz Ardiden ci lascia tutti a bocca aperta quando all'arrivo insieme al compagno paga solo 20" da Andy Schleck e 7" da Contador. Ma da incredibile sorpresa diventa sempre più una conferma man mano che i giorni passano, capace di scandire il ritmo in salita e di tenere anche un pò di energie. Nella tappa dell'Alpe è lasciato libero dopo le palesi difficoltà di Voeckler sul Galibier e ringrazia andando a vincere la tappa anche con un piccolo capolavoro tattico. Perde la 10° posizione, che sarebbe stata la ciliegina sulla torta, nella crono finale ma conserva con forza la maglia bianca, che aggiunta alla vittoria di tappa e la difesa della maglia gialla da Saint-Flour a ieri è certamente un Tour più che positivo.
Rein Taaramae: 7- Fatica ad ingranare, forse arrivato un pelino in ritardo, è l'unica punta della Cofidis, che porta poi Mouncoutiè, che però non ha mai amato il Tour preferendo la Vuelta, e Dumoulin per tentare qualche volata ristretta. Il primo fa secondo nella tappa di Lourdes, l'altro si rende protagonista solo in una caduta "spettacolare" alla terza tappa, e il destino del team è nell'estone, che però va in difficoltà nella tappa dell'Alpe e non riesce a riprendersi la maglia bianca arrivando secondo. Peccato. Anche Jerome Coppel (5.5) ha chiuso in crescendo ma certamente senza fare sfracelli, tutt'altro, raggiungendo il suo obiettivo ovvero entrare tra i primi 15 (chi si accontenta gode...). Vediamo se riuscirà a raggiungere il podio entro il 2013, come si era prefissato. Rigoberto Uran (5) ha battagliato per la maglia bianca ma purtroppo per lui è crollato negli ultimi due giorni di montagna proprio quando si decideva chi l'avrebbe portata a Parigi.
Haimar Zubeldia: 6+ Dopo l'ecatombe che ha coinvolto tutti i leader del team RadioShack, si è ritrovato dopo anni di gregariato catapultato in una situazione che gli ha richiesto il dispendio di ogni briciola di energia. Si è difeso sempre abbastanza bene, seppur palesemente non capace di reggere il ritmo dei migliori, e anche lui in crescendo nell'ultima settimana: proprio nell'ultima tappa però, prevedibilmente, perde più di 7' che saranno decisivi per non entrare tra i primi 15: sedicesimo senza infamia e senza lode, ha fatto vedere quando ha potuto i colori del team. Corretto e fuori dai giochetti tra spagnoli che si sono visti palesemente già dal Giro
Levi Leipheimer: s.v. Il buon vecchio Levi forse ha sbagliato preparazione. Troppo forte al Giro di Svizzera, che infatti ha vinto, in calo qui al Tour: ma le cadute specialmente hanno fatto tutto. Arrivato alle montagne con 6' di ritardo, le motivazioni non c'erano più oltre alle botte che ha subito e dopo aver provato a reggere a Luz Ardiden ha mollato definitivamente a Plateau de Beille. L'età inoltre è già elevata, se le cose iniziano poi male non c'è niente da pretendere da un corridore che era un punto interrogativo già alla partenza: tenta la fuga sull'Agnello, ma proprio quando i duri stavano iniziando a giocare. Ha sbagliato i tempi. Ultime immagini sull'Alpe d'Huez, insieme ad Ivan Basso, tra gli ultimi simboli di un ciclismo di qualche anno fa, di una vecchia generazione che entro pochi anni sparirà dallo scenario ciclistico.
Questo per gli uomini di classifica, per velocisti e altro magari domani