Racconto una piccola avventura capitatami nei giorni scorsi.
A parte lincipit che è di natura ciclistica il resto lo è poco, però la racconto ugualmente; scusatemi ma NON sarò breve, più corta non rende.
Esco in bici alle 7:45, aria frizzante ma non fredda, niente vento, ho in mente un bel giro, qui da noi definito Tre Regioni, tre laghi appunto perché si transita in successione in Lazio, Abruzzo, Molise e poi si rientra nel Lazio, si costeggiano tre laghi, uno per ogni Regione, 134km e 2250 D+.
Punto a farcela in 4h e 50.
Sono compiaciuto dal fatto che non più di qualche anno fa per me sarebbe stata unimpresa solo portare a termine un giro del genere ed ora lo faccio come allenamento infrasettimanale.
Dopo una decina di km attacco la prima salita, la più lunga, valico di Forca dAcero, mi aspettano oltre 20km di ascesa, transito sul valico (Foto 1) dopo circa 1 ora e 30 dalla partenza, il buon umore aumenta, ho limato oltre 2 minuti al mio miglior tempo nonostante non stessi spingendo a tutta risparmiando qualcosa per il resto del giro che di salite ne ha ancora.
Mi lancio nella discesa, al termine cè il bivio di Opi, prendo a destra, percorro il falsopiano in discesa verso il primo lago, quello di Barrea, cè il sole, la strada è invasa da unalternanza di luci ed ombre irregolari provocate dagli alberi che sono sul bordo, sono vecchio e già non vedo una cippa di mio, in queste condizioni sono messo ancora peggio, cerco di stare attento.
Ad un certo punto penso di bere, mi distraggo un istante, prendo in pieno un profondo cratere nell'asfalto e dopo pochi metri sono fermo con due tubolari distrutti, non bucati, distrutti ed un altro supporto per il
Garmin troncato di netto
Verificherò successivamente che il Garmin stesso al momento della botta riportava una velocità di circa 45 km/h.
Capisco subito che il giro è finito e mi devo attrezzare per rientrare in qualche modo. Sono a quasi 60km da casa, voglio cercare almeno di avvicinarmi prima di chiamare lAmmiraglia.
Faccio autostop, dopo un tempo relativamente breve si ferma un furgone del Parco Nazionale dAbruzzo che mi offre gentilmente uno strappo fino al bivio di Opi perché lui prosegue per Pescasseroli ed io invece devo risalire verso il valico di Forca da dove provengo.
Scendo al bivio, le vetture che salgono verso il valico sono poche e, soprattutto, pare non fermarsi nessuno, sono lì sudato ed in mutande ma sembro non commuovere alcuno, mi guardano e proseguono. Ora cè vento, freddo anche, siamo a 1.000m di quota, per fortuna cè unAudi nera parcheggiata al bivio ed ogni tanto mi ci spalmo sopra per darmi una scaldata, spero non parta lallarme della vettura...
Quando sono quasi rassegnato a chiamare i soccorsi ecco spuntare un Iveco Daily anteguerra (15-18) cassonato, rallenta, esita, mi supera di qualche metro, si arresta.
Mi avvicino, scruto linterno, nella penombra individuo qualcuno che mi fa segno con la mano di salire, prendo la bici, tento di aprire la portiera, non va, lui assesta da dentro un paio di colpi energici, si apre, mi compare un tipo corpulento, molto corpulento, barba lunga ed incolta capelli dritti in testa, spiritato. Accidenti, che faccio? Speriamo bene
Mi dice: Non mi arresto per gli autostoppisti.. ma vedo uno sportivo in difficoltà, un ciclista, vi devo aiutare, ribatto che lo ringrazio moltissimo e che cominciavo a disperare, accenno a voler aprire il cassone chiuso per mettervi la bicicletta, mi urla da dentro: No la dovete mettere qui in cabina, dentro ci sono delle canucce in calore, le porto ad Arpino per farle accoppiare, penso: andiamo bene.
Smonto le
ruote, molto a fatica mi introduco nella angusta cabina, chiudo la portiera che è dura da morire, dopo pochi attimi ho le gambe piene di
olio catena, vabbè poco male, lui mi scruta e ci avviamo verso il valico.
Mi chiede da dove vengo e dove vado, mi dice dove può lasciarmi compatibilmente con il suo tragitto, mi parla delle sue svariate attività è affabile nonostante laspetto da Nosferatu, mi chiede cosa faccio nella vita, gli rispondo che lavoro in uno studio di ingegneria, dal quel momento sarò lIngegnere.
Abbiamo percorso 3/4km, gli squilla il telefono, parla, mentre termina la conversazione avvertiamo dei tentennamenti ed il motore del furgone si arresta
Ah! Questo è il filtro della nafta, questa macchina è stata ferma tutto linvero ed ora si sarà sporcato esclama il mio soccorritore. Seguono alcune imprecazioni comunque civili, tenta il riavvio fino ad esaurimento della batteria, telefona a sua volta a dei soccorritori, intanto tenta nuovamente di riavviare il mezzo lanciandolo in discesa in retromarcia, gli dico che scendo per fargli dei segnali, in realtà temo che si possa finire nel burrone sottostante, sento le canucce nel cassone che rumoreggiano. Niente il motore non riparte.
Scende anche lui e si siede accanto alla mia biciletta sul ciglio della strada (Foto 2). Ora siamo a 1.200m ricomincio a battere i denti. Dopo pochi minuti si arresta una datata vettura BMW che scende dal valico, ne fuoriescono due inquietanti soggetti che apostrofano il mio autista: Peppone
che fate con questo camion in mezzo alla strada!!, poi guardano me interrogativamente lui: E la nafta , non passa, eppure cè, ne ho messo per 10 Euro!!.. lingegnere qui ha avuto una doppia foratura e gli sto dando un passaggio.
Ridacchiano. Aprono il cofano motore, dentro è pieno di fogliame. Parlottano, decidono di bypassare il filtro, necessitano di un cacciavite, glielo fornisco io dal multi-attrezzo, iniziano ad armeggiare.
Intanto su un vecchio quanto gigantesco fuoristrada con tanto di snorkel giunge il soccorritore a cui Peppone aveva telefonato, gli spiegano del bypass ma dicono di avere difficoltà con un tubo che non esce, il soccorritore esclama: Nessun problema, tengo la coltella!! ed estrae un enorme serramanico, segue una dettagliata descrizione delle vicende legate alla storia del coltellaccio e del suo defunto precedente proprietario
Con laiuto del prezioso arnese ultimano lintervento, quelli con la BMW ripartono diretti a valle, laltro con calma collega un cavo da traino tra furgone e fuoristrada. Partono, dopo poche decine di metri in uno sconquasso generale ed in una nuvola di fumo nero il motore del furgone si rianima. Dallinterno, nella confusione generale sento: Ingegnere, salite, salite!!, mi avvicino frettolosamente correndo con ai piedi le scarpe da ciclista e la biciletta in mano, mi introduco nuovamente nella cabina con tutta la bicicletta, le gambe sono ormai completamente unte di olio nero.
Salutiamo il soccorritore e ripartiamo. Peppone mi spiega che al prossimo paese cè un suo meccanico e farà sistemare tutto. Siamo a 2km dal valico ed improvvisamente, preceduto da una specie di boato il motore ammutolisce, siamo fermi di nuovo. Mi dice Penso proprio che oggi sopra a Forca noi con questo furgone non ci arriviamo, mi dice anche che chiamerà altri soccorsi per cercare di tornare a valle. Sono a piedi unaltra volta, anzi siamo a piedi.
Siamo ancora più in alto il freddo è intenso ed io sono sempre sudato ed in mutande. Non passa anima viva.
Dopo una decina di minuti cedo e telefono a casa verrà mia moglie, poi vengo informato che invece verrà mio figlio, sta partendo. Rimonto le ruote, saluto calorosamente Peppone, vengo ricambiato e mi avvio pedalando verso il valico, i tubolari sono a terra e li rovinerò irrimediabilmente, ma tanto penso che già non siano recuperabili dato il tipo di foratura, peccato, il posteriore è un Conti Competition Pro Ltd da 28, introvabile. Giunto sul valico il freddo è pungente, decido di proseguire per evitare di ammalarmi.
Percorrerò in queste condizioni complessivamente circa 14km, due in salita e 12 in discesa.
Finalmente incrocio mio figlio Jacopo che sale a manetta, giovani scriteriati penso
, smonto di nuovo le ruote, incredibilmente i tubolari non mostrano nessun segno superficiale nonostante il massacro cui li ho sottoposti, carico la bicicletta e salgo a bordo, nellabitacolo fa piacevolmente caldo.
La mia avventura si conclude qui, penso a Peppone, al suo sgangheratissimo furgone ed alle sue canucce che ho molto sentito e mai visto.
Mentre scendiamo verso valle raccolto coloritamente a Jacopo di questa mia piccola avventura, gli mostro le foto di Peppone, lui ride di gusto, mi indirizza uno sguardo benevolo e compiaciuto, mi osserva sudato, tremante e coperto di olio nero, scuote la testa, mi fa pensare al fatto che il mio comportamento di oggi è stato probabilmente analogo a quello che lui stesso avrebbe avuto in una situazione simile, solo che io sono suo padre, ho oltre 30 anni più di lui, penso che tutto sommato in questa macchina di scriteriati ce ne sono due, non soltanto il giovane alla guida, stranamente questa riflessione mi provoca soddisfazione, vengo pervaso dal sentimento che le avventure di oggi non hanno avuto solo aspetti negativi, anzi capisco che è unavventura positiva che mi ha regalato uno spaccato di umanità varia ed ottimistica, lontana dal quotidiano che ne è avaro.
Ripensandoci sono molto soddisfatto della giornata di oggi ed in nessuna misura tale sentimento ha a che fare con il fatto che ho limato 2 minuti al mio miglior tempo sul segmento S.Donato-Forca dAcero.
Buone pedalate a tutti.