Già.. è proprio così, uno dei pochi gadget elettronici indispensabile.Accidenti, se sei abituato ad averlo, andare senza è uno stress del cavolo, non capisci come di fa ad andare per strads senza.
Già.. è proprio così, uno dei pochi gadget elettronici indispensabile.Accidenti, se sei abituato ad averlo, andare senza è uno stress del cavolo, non capisci come di fa ad andare per strads senza.
Ciao Paolo, sempre bello leggerti. Su strava ho visto i bei giri che hai fatto, bravissimo....
Se provengono veicoli di fronte oppure percorri una lunga curva senza visibilità, il veicolo, qualunque esso sia, ti segue pazientemente senza alcun problema.
Un sognoViabilità e traffico:
Le Canarie godono di una sorta di autonomia amministrativa, non so però in quale misura.
Ignoro quindi se le caratteristiche della viabilità e del traffico che ho riscontrato qui siano estendibili all'intera Spagna, tendenzialmente direi di no, ma non ne sono certo.
Lo stato delle strade è assolutamente eccellente, nella stragrande maggioranza dei casi le condizioni dell'asfalto, delle cunette, dei guardrail e della segnaletica sia verticale che orizzontale sono ottime, sembra tutto appena installato.
Ma la cosa che mi ha veramente lasciato esterrefatto è l'attenzione data dagli automobilisti a pedoni e ciclisti, anni luce distante da quanto accade qui da noi.
Il pedone è sacro, se attraversano sulle strisce lo fanno quasi senza guardare, tanto sono certi che i veicoli si arresteranno ed infatti tutti si fermano alla minima avvisaglia di qualcuno che voglia attraversare.
Spero per loro che se dovessero venire in Italia si accettino.per bene di che aria tira prima di tentare la sorte sulle strisce.
Sul fronte ciclisti, se stai pedalando a 10 all'ora su una di quelle salitacce e senti un veicolo in avvicinamento, senti anche che rallenta, si accoda e ti segue a 10 all'ora fino a che non c'è la possibilità di andare in sicurezza nell'altra corsia per effettuare il sorpasso.
Se provengono veicoli di fronte oppure percorri una lunga curva senza visibilità, il veicolo, qualunque esso sia, ti segue pazientemente senza alcun problema.
Mi sono spesso sentito a disagio.
Tutto proprio come qui da noi, dove su strade che sono tutte un buco lo stronzo o il rincoglionito di turno ben che ti vada ti butta nel fosso.
Per aver girato in lungo e in largo la Spagna (e il Portogallo) direi che le strisce pedonali sono molto rispettate e tutti si fermano.Ma la cosa che mi ha veramente lasciato esterrefatto è l'attenzione data dagli automobilisti a pedoni e ciclisti, anni luce distante da quanto accade qui da noi.
Il pedone è sacro, se attraversano sulle strisce lo fanno quasi senza guardare, tanto sono certi che i veicoli si arresteranno ed infatti tutti si fermano alla minima avvisaglia di qualcuno che voglia attraversare.
Spero per loro che se dovessero venire in Italia si accettino.per bene di che aria tira prima di tentare la sorte sulle strisce.
Mi piacerebbe andarci ma il vento sempre presente, prerogativa un po’ di tutte le isole, mi fa essere molto titubante.Trek M9 al Teide:
Nonostante i molteplici acciacchi fisici e gli incalzanti impegni di lavoro sono riuscito a ritagliare qualche giorno per una piccola vacanza con accenti ciclistici.
Sono andato a Tenerife Sud, per i ciclisti "al Teide".
Ovviamente, oltre a mia moglie (santa donna), mi ha accompagnato la M9 costruita intorno al buco.
Ancora ovviamente era pieno di ciclisti veri, presunti, improbabili (tra i quali io) e tantissimi elettrificati.
Del resto lì o si sale o si scende, pianura niente, senza ausilio o spingi, o agonizzi.
Tempo ottimo, 23-25 gradi tutti i giorni, vento sempre presente, lo sapevo, infatti all'anteriore mi sono portato la 51 invece della solita 62...
Cassetta 11-30, 34 frequentemente cercato e rimpianto.
Vi racconterò alcune cose che hanno caratterizzato questi pochi giorni, chi può avere interesse le troverà descritte nei prossimi post.
Vedi l'allegato 397035
Anedotti (1).
- Al baretto di Vilaflòr (foto nell'attività "Mandato esplorativo"), crocevia obbligato per i ciclisti che tentano l'assalto al Teide dal versante sud sono seduto a bere una bibita, nella rastrelliera per le biciclette il buco con la bicicletta intorno genera molta curiosità.
Non sono abituato, qui da me non mi fermo mai ai bar, quindi me ne sto accuratamente in disparte.
Quando però mi alzo e vado a prendere il mio mezzo per ripartire si avvicinano tre ciclisti inglesi, "Very nice bike" ed altre frasi di circostanza, con repliche del tipo: "Si la bici è figa, è il ciclista che fa pena".
Ad un certo punto noto che uno dei tre mi sta fissando, che succede?
Il tipo punta il dito verso il logo della Oetzy che c'è sulla mia maglietta e dice: "Did you race the Oetztaler?".
Replica: "Ehm si, due volte, ma "race" non mi pare adeguato, ci ho messo 11 ore".
Replica inefficace. L'inglese abbozza una sorta di inchino e dice: "RESPECT!".
- Sto penosamente arrancando su un tratto più duro di altri, ad un certo punto comincio ad avvertire un frastuono proveniente da dietro, frastuono in rapido avvicinamento, mi dico: "Incredibile sembra un cavallo..."
Dopo pochi secondi mi passa realmente un cavallo al galoppo (sull'asfalto) sbuffando come una vaporiera con un fantino in groppa che in piedi lo incita freneticamente. Proseguono la folle corsa e ben presto scompaiono dietro la curva successiva.
Spero vivamente per il cavallo che non andassero al Teide anche loro.
Mi piacerebbe andarci ma il vento sempre presente, prerogativa un po’ di tutte le isole, mi fa essere molto titubante.
Come detto più volte per me il vento è come la criptonite per Superman
Se isola sarà prima andrò in Sicilia e poi in Sardegna.Non titubare e vai, quando sarai lì il vento non sarà un problema.
Tua moglie mi ha fatto morire…Anedotti (2).
- Quando giungi alla stazione della teleferica del Teide (se ci giungi ) sei certamente provato, nel mio caso ero veramente più che malridotto.
Entro nel piccolo ristoro che c'è alla ricerca di qualcosa da bere, entro con la biciletta in spalla stile ciclocrossista, tutti mi guardano ed in un barlume di lucidità (l'ultimo) realizzo che non essendoci altre biciclette all'interno forse sto facendo qualcosa di bizzarro, retrocedo e la appoggio alla porta di ingresso del tipo scorrevole, la appoggio dal lato interno ovviamente, non si sa mai. .
Intanto ogni volta che entra o esce qualcuno la porta si apre e si chiude, il varia lo "vede" e fa il biribip che fa di solito e lampeggia all'impazzata. Questo teatrino va avanti per tutto il tempo che sono rimasto lì dentro, me ne sono reso conto soltanto quando mi accingevo ad uscire, fortunatamente nessuno ha protestato.
Comunque, mi avvicino al banco assetato ed affamato, arraffo una cola e dell'acqua più l'unico cornetto superstite. Faccio per dare una banconota da 20 all'addetto, lui mi fa segno di no e mi indica una macchinetta che si trova davanti a me, non vedo una stramazza, né da lontano e né da vicino e non capisco che diavolo dovrei fare, mosso a compassione il tipo mi indica una fessura dove devo introdurre la banconota. Inserisco, entra, sento macinare per qualche secondo, poi con cadenza regolare l'infernale congegno mi restituisce 9 (nove) monete da un euro. Dove c@zzo la metto tutta questa ferraglia? Finisce nella falsa borraccia e ripensandoci si trova ancora lì.
Con la mia mercanzia in mano mi dirigo verso un piccolo tavolo libero, due passi e la cola cade... la raccolgo e proseguo. Mi siedo, appoggio tutto disordinatamente sul tavolo ed avidamente afferro la bottiglia di cola e la apro.... azzzz era appena caduta, per la miseria, con uno spruzzo poderoso si inondano il tavolino, me stesso ed il pavimento, un casino.
Cerco maldestramente di usare il tovagliolino del vassoio per limitare i danni con scarsi risultati.
Al tavolo accanto c'è una famigliola, il padre aveva fatto la fila con me al banco, lui di Barcellona io no.
Visto il disastro che sto combinando tutti si girano ovviamente, il padre di cui sopra in un decente italiano mi fa: "Sapevo che venire quassù in biciletta fosse dura, ma non credevo che lo fosse così tanto...".
- All'arrivo siamo stati costretti a prendere un taxi (furgoncino con supplemento di 15 Euro per la bicicletta) in quanto il volo ha avuto due ore di ritardo e chi doveva consegnarci la vettura noleggiata non c'è più, poi ci rimborseranno la mezza giornata dandoci un veicolo di classe superiore.
Dopo contrattazione di rito sul prezzo del trasporto, condotta da mia moglie, che però non porta a soli 5€ complessivi di sconto (ci scontriamo con il granitico cartello dei tassisti Canàri ) saliamo a bordo del veicolo di un gioviale ragazzotto marocchino. Io mi accomodo dietro per sorvegliare la borsa della biciletta che potrebbe cadere di lato, non cadrà. Mia moglie è davanti, lei è di lingua madre francese e siccome non si fa i cazzi suoi comincia a colloquiare con il conducente, in pochi km sappiamo tutto di lui su famiglia, lavoro, aspirazioni, collegamenti con il Marocco ed altro.
Mia moglie pensando di alimentare con argomenti scherzosi la conversazione che sta prendendo una piega formale dice sorridendo al tizio: "Noi siamo italiani, siamo della mafia, siamo qui per lavoro".
Per la miseria, in un nanosecondo questo si pianta a bordo strada e ci intima di scendere, "Io lavoro sodo, non voglio problemi, voi portate guai, scendete".
Inizia un affannoso tentativo di spiegazione, che si tratta di uno scherzo, che siamo due poveracci che con la mafia non c'entrano una mazza, non si convince, è necessario insistere fino a quando per fortuna mia moglie gli dice che gli sembra normale che due della mafia vanno a dirlo proprio a lui chi sono? Finalmente si convince e ripartiamo, però fino all'arrivo a destinazione noto che con un occhio guarda davanti e con l'altro guarda nello specchietto per vedere cosa faccio io, evidentemente, anche in Marocco, fidarsi è bene ma...
A questo punto chissà cosa, il povero tassista, avrà pensato che trasportavi in quella strana valigiaAnedotti (2).
- Quando giungi alla stazione della teleferica del Teide (se ci giungi ) sei certamente provato, nel mio caso ero veramente più che malridotto.
Entro nel piccolo ristoro che c'è alla ricerca di qualcosa da bere, entro con la biciletta in spalla stile ciclocrossista, tutti mi guardano ed in un barlume di lucidità (l'ultimo) realizzo che non essendoci altre biciclette all'interno forse sto facendo qualcosa di bizzarro, retrocedo e la appoggio alla porta di ingresso del tipo scorrevole, la appoggio dal lato interno ovviamente, non si sa mai. .
Intanto ogni volta che entra o esce qualcuno la porta si apre e si chiude, il varia lo "vede" e fa il biribip che fa di solito e lampeggia all'impazzata. Questo teatrino va avanti per tutto il tempo che sono rimasto lì dentro, me ne sono reso conto soltanto quando mi accingevo ad uscire, fortunatamente nessuno ha protestato.
Comunque, mi avvicino al banco assetato ed affamato, arraffo una cola e dell'acqua più l'unico cornetto superstite. Faccio per dare una banconota da 20 all'addetto, lui mi fa segno di no e mi indica una macchinetta che si trova davanti a me, non vedo una stramazza, né da lontano e né da vicino e non capisco che diavolo dovrei fare, mosso a compassione il tipo mi indica una fessura dove devo introdurre la banconota. Inserisco, entra, sento macinare per qualche secondo, poi con cadenza regolare l'infernale congegno mi restituisce 9 (nove) monete da un euro. Dove c@zzo la metto tutta questa ferraglia? Finisce nella falsa borraccia e ripensandoci si trova ancora lì.
Con la mia mercanzia in mano mi dirigo verso un piccolo tavolo libero, due passi e la cola cade... la raccolgo e proseguo. Mi siedo, appoggio tutto disordinatamente sul tavolo ed avidamente afferro la bottiglia di cola e la apro.... azzzz era appena caduta, per la miseria, con uno spruzzo poderoso si inondano il tavolino, me stesso ed il pavimento, un casino.
Cerco maldestramente di usare il tovagliolino del vassoio per limitare i danni con scarsi risultati.
Al tavolo accanto c'è una famigliola, il padre aveva fatto la fila con me al banco, lui di Barcellona io no.
Visto il disastro che sto combinando tutti si girano ovviamente, il padre di cui sopra in un decente italiano mi fa: "Sapevo che venire quassù in biciletta fosse dura, ma non credevo che lo fosse così tanto...".
- All'arrivo siamo stati costretti a prendere un taxi (furgoncino con supplemento di 15 Euro per la bicicletta) in quanto il volo ha avuto due ore di ritardo e chi doveva consegnarci la vettura noleggiata non c'è più, poi ci rimborseranno la mezza giornata dandoci un veicolo di classe superiore.
Dopo contrattazione di rito sul prezzo del trasporto, condotta da mia moglie, che però non porta a soli 5€ complessivi di sconto (ci scontriamo con il granitico cartello dei tassisti Canàri ) saliamo a bordo del veicolo di un gioviale ragazzotto marocchino. Io mi accomodo dietro per sorvegliare la borsa della biciletta che potrebbe cadere di lato, non cadrà. Mia moglie è davanti, lei è di lingua madre francese e siccome non si fa i cazzi suoi comincia a colloquiare con il conducente, in pochi km sappiamo tutto di lui su famiglia, lavoro, aspirazioni, collegamenti con il Marocco ed altro.
Mia moglie pensando di alimentare con argomenti scherzosi la conversazione che sta prendendo una piega formale dice sorridendo al tizio: "Noi siamo italiani, siamo della mafia, siamo qui per lavoro".
Per la miseria, in un nanosecondo questo si pianta a bordo strada e ci intima di scendere, "Io lavoro sodo, non voglio problemi, voi portate guai, scendete".
Inizia un affannoso tentativo di spiegazione, che si tratta di uno scherzo, che siamo due poveracci che con la mafia non c'entrano una mazza, non si convince, è necessario insistere fino a quando per fortuna mia moglie gli dice che gli sembra normale che due della mafia vanno a dirlo proprio a lui chi sono? Finalmente si convince e ripartiamo, però fino all'arrivo a destinazione noto che con un occhio guarda davanti e con l'altro guarda nello specchietto per vedere cosa faccio io, evidentemente, anche in Marocco, fidarsi è bene ma...
è già piacevole leggere ciò che scrivi e come lo scrivi, ma anche questa ironia sottile mi fa morire.lui di Barcellona io no.
A questo punto chissà cosa, il povero tassista, avrà pensato che trasportavi in quella strana valigia