Ho letto velocemente diversi interventi.
Vorrei nel mio piccolo riportarvi una riflessione, che magari può aiutarvi ad aprire la mente verso altro prospettive (giuste o sbagliate che siano).
Fin prima di volare giù per il burrone, il giovane Remco (che ha un paio d’anni in meno di Tadej) tra i prof (e negli juniores) aveva raccolto molti più risultati dello sloveno. Aveva dominato in lungo e in largo ogni corsa a cui aveva partecipato e aveva vinto in solitamente una classica al primo anno tra i prof.
Poi si sa che tutto può succedere, magari non cadeva e a quest’ora il giovane avrebbe avuto in palmares un Lombardia ed un Giro d’Italia…magari se lo stesso infortunio lo avesse subito Pogacar oggi non saremo qui a lodere i prodigi e le emozioni che ci regala lo sloveno quando corre.
Quando accadono certe cose gli impatti possono essere molteplici. Fisici e psicologici. Talvolta più della caduta il problema è ritrovarsi con mille riflettori puntati addosso, con aspettative sempre superlative da parte di tutti e sentirsi oppressi da tutto questo.
È chiaro che Tadej oggi appare, a suon di risultati, il più forte corridore al mondo. Spinto da un flow e una condizione psicologica e fisica eccezionale. Non deve dimostrare più nulla per cui corre spensierato e di certo non logorato da chissà che pressioni (certamente al Tour la vivrà diversamente). Un po’ come il giovane re Remco che da neo prof ogni piazzamento e risultato era “oro” per cui correva “libero”.
ecco, volevo invitarvi a riflettere su come alcuni significativi episodi possono stravolgere le storie di atleti e dello sport. Da appassionati occorre essere obiettivi a mio avviso.