.....Dal libro fotografico su Marco Pantani, di cui ho scritto i testi.....
[FONT="]Le vicende e la morte di Marco Pantani, lasciano una scia di interrogativi e di veri propri enigmi, che non possono disgiungersi dal racconto della vita di questo campione inimitabile. In questo libro, proiettato su altri aspetti del Pirata, per coerenza con quanto scritto, ne riportiamo in successione veloce e stringata, solo alcune parti, sufficienti però, per lasciare al lettore, tanti momenti di riflessione. [/FONT]
[FONT="] [/FONT][FONT="]Madonna di Campiglio 5 giugno 1999.[/FONT][FONT="]Il controllo sull’ematocrito di Marco Pantani fu regolare?[/FONT][FONT="]Premessa.[/FONT][FONT="]Marco si misurò la percentuale corpuscolare del suo sangue, prima del controllo dell’UCI, ed era sempre di almeno due punti inferiore al 50%, previsto come limite. Se fosse stato in malafede, avrebbe potuto usare gli espansori del plasma e, visto il ritardo dei controllori, fare colazione, annullando così, di fatto, il controllo stesso. Dopo la sospensione, nel pomeriggio, in un autorevole laboratorio come quello dell’Ospedale di Imola, si sottopose nuovamente all’esame che confermò le risultanze delle sue verifiche, ed evidenziò una particolarità, che getta ombre sul controllo dell’UCI: a Campiglio, il suo ematocrito era superiore al 50%, l’emoglobina, come poi sarà sancita da successivo regolamento, nei limiti della regolarità e con molto stranezza un numero di piastrine molto basso rispetto alla media riscontrata su Marco nel periodo, entità poi ritornata normale nell’esame di Imola. .[/FONT][FONT="]Dunque, sul controllo svolto la mattina del 5 giugno, dalla bibliografia riportata in calce, si evince che:[/FONT][FONT="]1) Dagli atti del processo di Tione, emerge che l’ispettore UCI preposto al controllo della conformità del prelievo nelle sue varie fasi, sia rimasto nel corridoio, di fronte alla camera di Marco e quindi non l’abbia visto. [/FONT][FONT="]2) E’ emerso che il citato ispettore, non sapesse che il regolamento prevedeva la scelta della provetta da parte del ciclista che, nel caso di Marco, quella mattina, non ci fu, perché di provette ne era rimasta una sola.[/FONT][FONT="]3) Sempre l’ispettore, non sapeva che lo strumento di prelievo doveva contenere l'anticoagulante, per non comprometterne in maniera definitiva, le risultanze.
4) Il regolamento prevedeva poi, che assistessero al controllo, oltre all'ispettore Uci (nel corridoio), anche il medico della squadra e il Direttore Sportivo che, nel caso di quella mattina, erano rispettivamente: il primo a chiamare un compagno di Pantani (Velo) e il secondo, nel corridoio assieme all’ispettore. [/FONT][FONT="]Quindi un controllo senza testimoni e con un passo, raccolto nella bibliografia, che narra di come il medico che aveva prelevato il sangue a Marco, anziché porre la provetta nell’apposita valigetta refrigerata, se la sia messa in tasca, proprio quando il calore rappresenta una delle componenti principali per alterare quel tipo di esame. E poi, in ogni caso, perché quel distinguo così anomalo?[/FONT][FONT="]Il tutto si andava a collocare in un clima di tensione incredibile, che vedeva Pantani vertice della protesta dei corridori nei confronti del CONI e della FCI, per la campagna “Io non rischio la salute”(contestata e di fatto rifiutata dalle altre Federazioni che, all’uopo, si erano avvalse di autorevoli consulenti medici), nonché dalle voci da più parti raccolte, di un fermo di Marco e/o di un ritiro della Mercatone Uno il 5 giugno. In questo quadro si innesta la testimonianza di Renato Vallanzasca, che ebbe a dire, nel suo libro “I fiori del male”, quanto prima di quella triste data, in carcere, fosse giunta a lui la “raccomandazione” di scommettere sul Giro d’Italia vinto da un avversario di Marco, perché questi, non avrebbe certamente concluso la corsa.[/FONT][FONT="] [/FONT][FONT="]Il dopo Campiglio e prima della fatale Rimini, ci ha lasciato poi un interrogativo pesante: su Marco si concentrò una persecuzione giudiziaria (spesso senza i presupposti di leggi in vigore all’epoca dei fatti), ed una gogna mediatica, tipici di un
capro espiatorio. Per chi, e per quali interessi? Forse, non è poi così difficile capirlo…. [/FONT][FONT="] [/FONT]
[FONT="] [/FONT][FONT="]Rimini 14 febbraio 2004.[/FONT] Anche qui, dalla bibliografia posta in calce, si evince che la morte per overdose incidentale, è perlomeno azzardata….
La mattina del 14 febbraio, al Residence “Le Rose” di Rimini, si registrarono tre chiamate di Marco alla reception, affinché si avvisassero i carabinieri, perchè qualcuno lo stava disturbando. Se delirava, come taluni hanno sostenuto, si sarebbe dovuto chiamare il 118 e non aspettare dieci ore prima di entrare nella sua camera e trovarlo cadavere. Per un simile lasso, si viene indagati per omissione di soccorso, cosa non avvenuta. Sui giacconi. La testimonianza del tassista che lo portò a Rimini, narra di un Marco avente come unico bagaglio, un marsupio. Alla famiglia di Pantani, sono stati restituiti due giacconi impossibili da contenere in quella mini valigia. Qualcuno li ha portati?
Sul vassoio di cibo cinese. Dall'autopsia non c'è traccia di residui di questo cibo malvisto da Marco e la cameriera ha affermato che il giorno prima della morte, il vassoio non c'era. Chi ha consumato quel pasto? Sulla camera. Non c'è un solo testimone fra quelli che sono entrati nella stanza prima dell'arrivo del medico legale e della polizia (con un ritardo di un'ora dalla chiamata) che la descriva nello stesso modo. Anche sul fatto che ci fossero mobili a ostruire la porta, non c'è accordo. Perchè?
Come si può distruggere una stanza, senza che nessuno vada a bussare e a chiedere cosa sia tutto quel rumore? E come si fa a distruggere una stanza senza portare segni sulle mani? Come mai non si sa nemmeno l'ora della morte? Tre medici e tre orari diversi: tra le 12,00 e le 19,00. Perchè non sono stati visti i filmati delle telecamere dell'albergo? Perché non sono state rilevate le impronte digitali? Perché Marco doveva mangiare la cocaina aiutandosi con il pane, quando in questo modo l'effetto si riduce? Un cocainomane non lo fa. E perché il medico legale doveva portarsi a casa il cuore? Per paura che fosse rubato il cadavere? Se così fosse stato, non era meglio mettere i carabinieri a sorvegliare l'obitorio? Insomma quanto basta per dire che le indagini non sono state perfette come è stato sostenuto (tra l’altro col record di soli 55 giorni…
. Se la perfezione lascia interrogativi così grossolani, c’è da chiedersi cosa sia per chi la annuncia come tale…..
Bibliografia:
“Bicisport” numero di giugno 2005 (autore Tony Lo Schiavo)
“Gli ultimi giorni di Marco Pantani” di Philippe Brunel – Rizzoli 2008
“Era mio figlio” di Tonina Pantani con Enzo Vicennati - Mondadori 2008