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Doctor Speck
a) concordo, discorso che in realtà può essere esteso anche a questa fase d'incertezza (decisamente motivata) sulla possibilità che riprendano determinati eventi amatoriali. Soprattutto GF e MF. Eventi con un minor numero di partecipanti (es gare in salita) forse potrebbero ripartire a breve come fu ad agosto - settembre 2020.
Con questa premessa partirei a ritroso cioè come si struttura un piano di allenamento, DI SOLITO: dall'obiettivo/i per poi pianificare i periodi precedenti. Il principio è che più è ampia e solida la "base" pre strutturazione specifica ( = non significa fare solo lavori di "base") maggiori saranno le possibilità di consolidare, anche a lungo termine quanto acquisito. Quindi ha pienamente senso quanto stai pianificando/ipotizzando. Questo non esclude a priori anche pianificazioni inverse ma in quel caso vanno più specificatamente strutturate le varie fasi d'intervento (es lavorare prima sulle capacità di picco e poi sulla loro estensibilità). L'osservazione degli aspetti più trascurati è collegata a 1) tipologia di gara/evento/obiettivo e 2) corrispondenza tra capacità/prestazioni attuali e punto a.
Ipotizzando una (punto 2) difficoltà nel gestire la ripetibilità di tratti submassimali (punto 1) su più salite (es GF) l'intervento di base può essere prima orientato sulla gestione di incremento del valore submassimale unitario (non ripetuto) e poi su questo secondo aspetto ovviamente agendo in sincronia con le necessarie maggiori esigenze energetiche: un evento >3h30 richiede un adattamento sull'economia dello sforzo (mix energetico) e contemporaneamente la capacità di assimilare/integrare quanti più CHO sotto sforzo.
b) se il tuo obiettivo è a più lungo termine, come mi pare di comprendere, nulla ti vieta, anzi spesso viene fatto, di creare un obiettivo "astratto" cioè per esempio una simulazione di gara tra X mesi e strutturare questo periodo di avvicinamento come "prova" del sistema adottato. In questo modo oltre a simulare l'obiettivo metti anche alla prova la tenuta e fattibilità della struttura adottata. Questo ha anche il vantaggio di creare uno stimolo/obiettivo oltre a evidenziare possibili ulteriori punti di debolezza (o di forza) cosa che una programmazione piatta e prolungata per mesi rischierebbe di non fornirti.
sul PS: molti, TROPPI, considerano i test come una "certificazione" delle proprie capacità. I test forniscono una semplice fotografia "qui e ora" ma va sempre considerata una variabilità circadiana (anche del 5%) nella prestazione per svariate e numerose variabili. Lo scopo dei test è 1) dare dei riferimenti oggettivi per ricalibrare eventualmente il carico allenante 2) inserire un input "psicologico" e spesso questo crea un impatto, in negativo, una "ansia da prestazione (o test)" che però è utile per mettersi alla prova anche in questo caso in ottica gara/obiettivo. Se si parte per un test (o gara) con l'idea di "fare male"...andrà quasi sicuramente male.
Non mi porrei limiti su questo aspetto quindi senza eccedere né nel numero né nella eccessiva distanza dei test con il valore aggiunto che un misuratore di potenza fornisce cioè anche in assenza di un protocollo test-specifico, fornire un feedback se si eseguono sforzi massimali/ad esaurimento. Punto a vantaggio di CP+W' dove n+1 massimali nell'ambito 3-25' possono dare un riscontro, invece non c'è correlazione così facile tra un qualsiasi MMP unitario e per esempio FTP).
Partirei quindi SEMPRE da un test "zero" cioè quello che mi fornisce la fotografia iniziale e poi a seconda dei riferimenti che preferisco adottare (CP+W', FTP, MAP ecc ecc) adeguare il numero e cadenza di test. Con FTP potrebbero servirne di più (o usare 2x20' in "
reverse engeneering" ...come facevo/facevo fare in altra era geologica :D ) o con CP+W' inserire tratti massimali significativi. "
Training is testing and testing is training".