Quando ho comprato la mia prima Trek, all'inizio degli anni 90, l'ho fatto per avere qualcosa di "diverso".
Era una casa giovane, poco introdotta in Europa, ignota in Italia.
Dovetti infatti comprarla in America, in Italia non c'erano un distributore o un importatore.
Era una Y33, era talmente diversa che finii immortalato con quella bicicletta sulle riviste di settore in occasione di una Rampilonga a Moena.
Quello spirito innovatore, quella determinazione a sperimentare, potevano risiedere soltanto in una realtà immune dalla arcaica mentalità costretta dal dogma a restare rinchiusa in canoni decrepiti.
Ci sono state tante scelte proiettate in avanti, spesso impertinenti, a volte anche eccessivamente ottimistiche (ad es. il BB90 in bdc oppure l'URT in mtb), ma nel complesso a Waterloo sono abituati a guardare avanti con entusiasmo piuttosto che indietro con nostalgia.
Molto più facile vedere lontano guardando avanti piuttosto che farlo guardando indietro.
Ci sono stati tanti modelli di rottura, ad esempio la magnifica RSL di dieci anni fa, anche se era senza freni, fino a queste ultime proposte, Madone ed ora Emonda o come si chiamerà, che osano addirittura infrangere la sacralità del secolare telaio.
Queste proposte, in un ambito così conservatore, sono ovviamente divisive, in principio entusiasmano soltanto chi il diverso lo auspica a prescindere, conquistano successivamente coloro i quali hanno necessità di maturare un'idea, ma non potranno mai piacere a chi guarda le cose sempre dalla stessa prospettiva.
Poco male, Trek ha 50 anni, guardando numeri e fatturati, ha percorso il doppio della strada in metà del tempo rispetto alla maggior parte degli altri attori presenti sul palcoscenico del ciclismo.
Evidentemente quelle scelte, da alcuni ritenute avventate, non lo sono state poi così tanto.
Mi rendo conto che questo discorso possa apparire tale, ma no, non sono esterofilo, ritengo però che il merito ed il valore vadano riconosciuti ovunque si trovino.
Visto che sono finito OT, chiarisco l'ultimo concetto:.
Non rinnego affatto di essere Italiano, ma non sono disposto ad esserne orgoglioso a prescindere, ad esempio:
Mi piace di più chi chiede "cosa fai?" piuttosto che chi chiede "chi sei?".
Aspirerei ad uno Stato dove si può avere successo anche grazie a dove si vive, piuttosto che doverci riuscire malgrado dove si vive.
Comunque, che ognuno pedali con quello che gli pare.
Sono giocattoli, l'importante è che piacciano a chi li compra, il resto conta poco.