Bici e letteratura

NIELS

Pedivella
10 Marzo 2014
360
84
Biella
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ganza
Non ho letto tutte le pagine che precedono e forse alcuni di questi titoli sono già stati citati, comunque segnalo questi libri che parlano degli anni d’oro del ciclismo:
-Il dio della bicicletta ( tragedia Simpson sul Ventoux e altre storie di gambe)
-Imerio (storia di Imerio Massignan)
-1961 (Arnaldo Pambianco vince il Giro d’Italia)
-l’anarchico delle due ruote (parla del Giro in Europa ed in America di L.Masetti sul finire dell’ottocento)
-l’ombra del cannibale
 
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CiccioneInBici

Apprendista Scalatore
13 Gennaio 2016
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Wilier Cento1 SR
Replico post scritto su altro thread, questo mi pare di preferenza più squisitamente letteraria, l'altro più tecnico.
Nota: ho trovato nei post di questo topic molte risposte al mio invito in chiusura.
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Consiglio a tutti questo libro di John Foot, Pedalare, uno storico inglese che ha tracciato una storia del ciclismo molto godibile. E' una lettura affascinante per quelli, come me, di 60+ anni che hanno vissuto in TV i processi alla tappa di Zavoli, in casa il tifo di famiglia.
Me lo consigliò Eugenio Capodacqua.

Sarebbero graditi altri consigli su libri non doping-logici (tanto di moda ma poco coraggiosi, ma qui sarebbe lungo discuterne), che parlino cioè di ciclismo agonistico di ogni epoca, tipo questo, un po' alla Beppe Conti, che ormai forse ha speso sui libri tutto quello che poteva spendere.
 

Bogàrt

Novellino
10 Agosto 2018
2
2
56
Roma
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Atala corsa 70
Esiste, da ottobre 2014, un premio letterario dedicato interamente alla bicicletta: Il Bicicletterario - Parole in Bicicletta. Ogni anno ne viene fuori un'antologia di inediti, racconti e poesie. A settembre dovrebbe partire la quinta edizione...
 
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ronny1

Apprendista Velocista
16 Giugno 2010
1.661
27
ferno
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limousine
Ciao riprendo questo tema, sto cercando disperatamente il libro la corsa segreta.. pare introvabile ,qualcuno sa dove posso trovarlo o lo ha da vendere grazie
 

alespg

Passista
26 Dicembre 2017
4.293
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pavia
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scapin eos 3
mi autoquoto

finito questa mattina, piacevole lettura estiva ...non è un libro da finire in 2 giorni ma va bene per rilassarsi una mezz'ora al giorno. molto toccanti le pagine su pantani

curioso leggere come veniva esaltato armstrong all'epoca e come viene bistrattato ora
Letto durante la quarantena, lo avevo da un annetto in libreria, poi, con la morte di Gianni Mura mi è venuta voglia di leggerlo.
a me sono piaciute anche le pagine del primo periodo, quando era corrispondente per la Gazzetta.
leggevo 1-massimo due tour al giorno.

Ora cercherò tre uomini in bicicletta, ho già letto altri libri di Rumiz sui balcani e Trans Europa Express in cui citava qualche ricordo del viaggio...
 

numeriaperdere

Pignone
2 Ottobre 2015
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torino
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bianchi nirone
Magari a qualcuno interessa la mia recensione sul libro, appena uscito per Sellerio, che racconta la vita di Alfonsina Strada

(Alfonsina e la strada, Simona Baldelli)

“Come sei bella sulla bicicletta, Fonsina, non scendere mai”

Quando i romanzi sono di alta qualità, capita che facciano perdere la ruota al recensore e sfuggano al gruppo della classificazione. Si potrebbe anche provare a riprenderla, la ruota, dandosi regolarmente i cambi, magari parlando di una curiosa storia di sport, di un’importante testimonianza d’emancipazione femminile, di un significativo romanzo storico, ma Alfonsina Strada resterebbe ancora lontana, un puntino oltre le possibilità delle nostre gambe e delle nostre penne, perché Simona Baldelli ci racconta una storia di sport in tempi in cui la donna, se valicava il ruolo di orpello a fine tappa, diventava qualcosa da liquidare, a seconda dell’umore, come folclore o provocazione, e l’emancipazione femminile, agli inizi del novecento, oltre a rientrare appieno nella categoria della provocazione, abbandonava la pianura del privato per scalare le sacre vette della politica e del sociale. Ragioni più che sufficienti perché entrambi i sessi facessero gara di cattiveria nell’apostrofare le donne in bicicletta come donnacce, ridicole virago inopinatamente dedite ad attività del tutto inconciliabili con il loro ruolo di figlie, mogli o madri, e buone fattrici, dopo la prima guerra mondiale, per un regime ghiotto di carne da cannone. Talvolta si tendeva a minimizzare, pensando che non sarebbe stato difficile toglierle dalla strada e ricondurle nel sacro alveo domestico, perché da sempre abituate a obbedire a padre e padrone, illusione che, se tale è rimasta, è anche per merito di una donna ostinata che, soffrendo per oltre tremila chilometri, ha fatto da battistrada a tempi nuovi.

Ma la Storia di Alfonsina, diventata Strada in Luigi, è qualcosa di più e di diverso. È la poetica storia di una ragazzina che in una una notte di luna sceglie di pedalare lontano dalla miseria più nera, da quella Fossamarcia infestata d’insetti, sempre pronta ad accogliere i corpi di sorelle e fratelli, veri o rimediati per ottenere il sussidio con cui provare a sfamare i primi, e destinati a durare pochi giorni, pochi mesi o pochi anni, per poi spegnersi d’inedia o malattia. I “morticini” che insieme ai Romanov donano al romanzo un tocco di realismo magico, prezioso ricamo narrativo. Ma è anche la storia del tenero Luigi, che ha pronunciato la frase che apre questa recensione e che un destino insensibile ha condannato alla follia. Un uomo che ha rinunciato alla propria energia vitale in favore della sua sposa per poi rimirarla in lei. Una figura indimenticabile, vero uomo in mezzo a tanti maschi incattiviti dalla possibilità di arrivare dietro a una donna o preoccuparti che il Giro del ‘24 fosse svilito dalla partecipazione di Alfonsina Strada, che sui giornali figurò, guarda caso, come Alfonsin Strada… provvidenziale refuso!

Ah, ma voi volevate sapere cosa c’entrano i Romanov… ci arriviamo subito: lo scoprirete leggendo questo romanzo permeato dalla grazia e dalla determinazione femminile… merita il vostro tempo!
 

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