Sinceramente non credo sia una questione di velocità. Ho raramente letto di ciclisti investiti a velocità elevate.
La questione per me si riassume in 2 punti:
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veicoli a motore e bici non possono stare sulle stesse strade. Troppa la differenza di velocità e di "regole", nel senso che le dinamiche della guida di una bici sono sconosciute alla maggior parte di chi guida un veicolo a motore (evitare tombini, etc.). Quindi l'unica soluzione sarebbe avere piste ciclabili
separate fisicamente dalle strade, quindi non divise da una striscia pitturata per terra. Cosa che ovviamente comporta investimenti enormi e non sempre è materialmente fattibile.
E pertanto, di fondo, per me si risolve tutto nel punto 2:
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Serve una massiccia campagna di educazione stradale per gli automobilisti. E' inconcepibile che nelle scuole guida non si insegni a stare ad almeno 1,5mt da un ciclista quando lo si supera. Vanno insegnate le conseguenze di un passaggio ravvicinato ad un ciclista (in alcuni paesi lo fanno con i guidatori di autobus:
).
Va insegnato che superato un ciclista questo non si smaterializza e quindi se poi si rallenta per svoltare a dx quello prende in pieno l'auto (il 90% degli incidenti auto-bici), Va insegnato che in una rotonda la precedenza va data comunque al ciclista, perché le possibilità di "manovre evasive" per un ciclista dentro una rotonda sono limitate rispetto un mezzo a motore.
Ovvero va insegnato che il ciclista è sicuramente una rottura di palle per l'automobilista, vista l'enorme differenza di velocità a cui transitano, ma, appunto, un automobilista puo' recuperare i 10-15" persi per rallentare e dare spazio ad un ciclista accelerando dopo...
Va insegnato che perdere 30" (realmente non di piu') per aspettare a superare un ciclista o dargli la precedenza in una rotonda, o farlo stare davanti prima di svoltare a dx invece che superarlo
fa la differenza tra potenzialmente ammazzarlo e no. O comunque evitargli una gita in ospedale e magari mesi di ortopedia.
Vanno insegnate le conseguenze di un impatto tra ciclista e auto, in cui è sempre il primo a rimetterci.
Il punto è che questa educazione non si fa, anzi, si calca sempre la mano sui soliti argomenti che i ciclisti non rispettano i semafori rossi, vanno in giro in fila per 3 col resto di 2 come i trentini, non usano le luci, etc... tutte cose spesso vere, ma che non giustificano la mancanza di consapevolezza di quello che accade in caso di contatto auto-bici.
E tutto questo non è fantascienza, è solo educazione, perché basta uscire dall'Italia, almeno nei paesi confinanti, per rendersi conto che l'atteggiamento degli automobilisti non è lo stesso che in Italia rispetto i ciclisti. Almeno almeno raramente qualcuno ti supera facendoti un pelo a 30cm. In Italia questo non è nemmeno concepito.
E poi, per vedere "l'educazione" diffusa rispetto i ciclisti in Italia basta farsi un giro per i vari gruppi Facebook e compagnia, dove si incita platealmente all'odio per i ciclisti tra insulti e deliri vari.
Ma non solo, basti vedere cosa riportava in uno squallido articolo il Corriere della Sera (lo stesso che oggi mette in prima pagina Rebellin):
Non credo servano commenti (se servono siamo messi ancora peggio). Ecco, questa è una "cultura" che andrebbe cambiata, non cominciare con la solita delirante passione italica per regole e regoline da tutte le parti, che poi servono a zero.