Per prima cosa non è il grado di allenamento, almeno non in questo caso. E' l'attitudine alla salita, il peso, il rapporto peso/potenza: di base se non ci sono queste caratteristiche, con l'allenamento non diventi lo scalatore che non sei. Al massimo limiti i danni.
Il problema di tenere le
ruote di chi è più veloce in salita, se posso permettermi, suona tanto della storia della volpe e l'uva. Ma tu non sei competitivo? E allora, perché se c'è chi va più forte di te decidi comunque di fare la salita pascolando e di soffrire il meno possibile (come un cicloturista), e invece non ti impegni a fondo per avere il massimo da te stesso? Chiaro, l'ho detto fin dall'inizio: per prima cosa bisogna come ciclisti non raccontarsela, non cercare di essere ciò che non si è, ed è indubbio che per te la salita sia ostica e non ti dia i risultati sperati, soprattutto nel confronto con gli altri. Ma relegarla ad un momento da far passare il prima possibile con meno dispendio di energie ti fa restare nella tua zona di confort, più di quanto tu creda.
Dici che ti manca la forza, la resistenza: ebbene se fai salita la migliorerai sicuramente questi aspetti, dovresti saperlo; uno dei vecchi dettami dell'allenamento che ho sempre sentito dire è: se vuoi andare in salita e migliorare devi fare salita, se vuoi migliorare in pianura devi fare pianura (in un certo modo aggiungerei).
La mia idea è che non hai davvero bisogno degli strumenti innovativi che hanno alcuni di noi e con cui te la menano,
perché conosci il tuo corpo, ne conosci i limiti e le qualità, e questo sarebbe un ottimo punto di partenza. Il passo successivo è ammettere che per migliorare dovresti fare ciò che non ti riesce meglio (sempre partendo dal presupposto che non puoi essere il ciclista che non sei), allenare le cose su cui sei debole. Se sei competitivo come sostieni non dovresti mollare un metro, neanche in salita, anche se gli altri ti prendono 1 metro, 2 metri, 10 metri, 1 km...