Sono d'accordo, con le bici e la tecnologia del 1990 i valori in campo sarebbero molto diversi così come i risultati delle corse.Poiche' sulla testa di Taddeo vedo il casco ( col ciuffo, beato lui) ma non fiammelle o aureole da santo o extra-terrestre, si puo' dedurre che il segreto e' essenzialmente filosofico : kinotis te auton ( dal greco maccheronico : conosci te stesso). Il buon Taddeo semplicemente conosce s' stesso e si allena di piu' e meglio degli altri ( che sono anche loro bravi ). Ma lui fa' di piu' perche' abbina all'allenamento mirato la discipilina, lo studio dei percorsi e la tecnologia piu' avanzata disponibile. Dal suo computerino ( che consulta sempre prima di ogni sua "improvvisata" lui legge i dati memorizzati in fase di allenamento e simulazione / studio del percorso. Dalla disciplina ( anche alimentare ) lui sa quanta energia ha accumulato e quanta ne puo' spendere in quella fase di gara. Dall'ammiraglia integrano con dati attuali della corsa. Il resto e' talento ciclistico ed un pizzico di fantasia. Mi spingo piu' in la' : date agli stessi corridori le bici del 1990 9V, guarniture 53-39 cassette 12-26 , senza PM, senza fascia cardio, senza elettronica, senza auricolari nelle orecchie, niente rulli: vedreste in campo risultati e gerarchie diversi da quelli odierni.
Ps , nel 91 presi la bici nuova col Dura Ace, le velocità erano 7, le corone 52-42, e il pacco pignoni 13-23. Le salite al 10% con 42-23 erano una goduria.