@golias @Rc971 è un po' (molto) difficile sostenere che la bici non sia un veicolo e che non possa essere un "veicolo lento", e che quindi il comma in questione non sia mai applicabile.
Mai scritto che il velocipede non sia un veicolo.
La norma in questione è stata pensata per i mezzi agricoli, i trasporti eccezionali, etc, cioè per tutti quei mezzi che, per le proprie caratteristiche, sono lenti E ingombranti, ma, come al solito, la fumosità con cui poi le stesse norme vengono scritte, consente anche in questo caso differenti interpretazioni.
Anche sui prontuari per le sanzioni è indicato di applicare prioritariamente la norma ai veicoli sopraccitati (agricoli, eccezionali, etc) e qui sono riusciti a fare ancora peggio, perché il termine "prioritariamente" è stato inserito pensando, in via residuale, ad altri veicoli a loro volta lenti E ingombranti, quali ad esempio i camper, ma senza apportare alcun chiarimento che tenesse fede alla ratio originaria della norma.
In ogni caso, il comma 5 dell'art. 148 non è una norma di recente introduzione, ma esiste già da molto tempo e, con essa, una statistica ormai consolidata sulle violazioni eventualmente contestate e sugli esiti processuali dei sinistri.
Personalmente, non ho memoria, diretta o indiretta, di esiti processuali sfavorevoli a ciclisti che non si siano fermati in una piazzola a far defluire il traffico, così come richiesto a mezzi agricoli, camper ed altri veicoli.
Ne esistono per violazione dell'art. 143 C.d.S., ma non per il 148/5°.
E qui termino la parte "accademica" che, come hai ben ragione di dire, è del tutto inutile.
Ma comunque la cosa è un dettaglio, resta l'inutilità di una ipotetica norma che non è possibile far rispettare in alcun modo se non dopo che il ciclista sia stato investito, esattamente come ora. Per come la vedo io sarebbe l'ora di uscire dalle logiche irrazionali ed applicare un po' di sano pragmatismo, abbandonare l'illusione che basti la norma, e finalmente cercare di ragionare su basi concrete. Permettetemi un esempio di cronaca, l'incidente mortale ad Alessandria. Incidenti così si evitano non con l'esistenza della fattispecie di omicidio stradale, ma con la probabilità di essere intercettati prima che l'incidente si verifichi: non con le pene draconiane, ma con le pattuglie per strada. Prova a metterti al volante dopo un bicchiere di troppo nel Regno Unito o nei paesi nordici, e vedrai quanto dura la patente...
Ho già scritto che, parlando di presenza di più pattuglie sul territorio e di prevenzione, sono assolutamente della tua stessa idea, così come condivido il fatto che le norme servano spesso a poco, se non sono rese efficaci dalla loro stessa applicazione; in questo specifico caso, però, l'incidente si è verificato, paradossalmente, proprio per la presenza della pattuglia e la volonta dell'equipaggio di effettuare un controllo sull'auto in questione; nessuna responsabilità, ovviamente, a carico degli operatori, ma è presumibile che se il soggetto che si trovava alla guida non avesse tentato la fuga, l'incidente non sarebbe successo.
In questo caso non sono quindi mancati nè i controlli, nè la possibilità di sanzionare, ma è mancata un'enorme dose di "educazione" (educazione stradale, sociale, civica, etc) a monte; per questo sostengo che, ancor prima di controlli capillari e sanzioni, ci sia la necessità di frenare la deriva che si sta prendendo non solo in ambito di circolazione stradale, ma, più in generale, nella vita di tutti i giorni.
Come? Bella domanda... perché, anche iniziando oggi ad insegnare l'educazione civica già negli asili, i primi frutti si vedrebbero tra venti/trent'anni!