Tecnicamente non ha sbagliato nel suo lavoro.
Il suo lavoro è di prestare (vendere...) la propria immagine di atleta a due aziende (tramite la squadra). Mettendosi in quella situazione sì, che ha "sbagliato nel suo lavoro"...
E ha pagato la sanzione che il tribunale competente gli ha irrogato. Questa cosa di chiedere la testa di chi sbaglia via social in aggiunta alle sanzioni che sono già previste a me non piace mai. Si tratta di sadismo e intransigenza che si riversa verso gli altri ma che non si sarebbe altrettanto pronti a vedere applicata magari a un parente o a un amico o a se stessi.
La gogna mediatica non piace neanche a me. Ma, di nuovo, se fai un un lavoro che è incentrato sulla visibilità delle tue azioni devi essere consapevole dei rischi che corri.
Mai pensato che a 21 anni non si sia capaci di intendere e volere. Diverso è affermare che si dovrebbe aver imparato cosa è il bene e cosa è il male e dunque un errore non sia ammesso.
Il punto non è capire cosa è "il male" in senso assoluto, c'è gente che non lo capisce per tutta la vita, figuriamoci a vent'anni: il prolema è capire (o non capire) cosa è male per la tua attività professionale (e sportiva). Se non sei capace a comprenderlo ci sta che "un errore non sia ammesso", visto che chi ti paga ha tutto l'interesse (ed il diritto) a non voler essere associato ad un "errore".
Indubbiamente si. E io godo nel vedere il ragazzo fare bene il suo lavoro con una maglia avversaria.
Speriamo che il "gioco abbia un seguito", come si dice dalle mie parti. Glielo (e me lo) auguro di cuore, anche se i personaggi che ci sono in giro attualmente rappresentano un'asticella piuttosto alta.