Ma p.p ci voleva tanto a capire che la situazione è questa?
Questo parte tutto dallo studio di Vo perché abbiamo dimostrato che al momento del primo contagio abbiamo trovato che il 3% della popolazione era positiva. Che è una enormità. Una fetta ampia di queste persone era asintomatica. Non solo. Nel secondo screening abbiamo dimostrato che persone che vivevano con persone positive asintomatiche si sono a loro volta infettati. Quindi gli asintomatici tramettono il virus, non ci sono dubbi. E’ chiaro che una delle sfide che abbiamo in questo momento è trovare gli asintomatici oltre che preoccuparci e curare i sintomatici. Quindi noi vogliamo rafforzare la sorveglianza sul territorio. E fare quello che finora non si è fatto. Sorveglianza attiva sul territorio il che significa che se una persona chiama e dice io sto male, invece di lasciarla sola a casa senza assistenza senza niente, noi con la unità mobile della croce rossa andremo lì, faremo il prelievo alla persona, faremo il tampone ai familiari, faremo il tampone agli amici e al vicinato, perché è là intorno che c’è il portatore sano, è là intorno che ci sono altri infetti. Punto.
Se è così utile fare i temponi non solo ai sintomatici perché secondo lei c’è così tanta resistenza a farli?
Temo sia una questione ideologica. Siccome hanno sbagliato prima, vogliono continuare a sostenere una linea. Non vogliono ammettere l’errore. Tutto qui.
Costi e fattibilità non centrano nulla?
No, macché. Un tampone costa 30 euro.
Perché la Regione Veneto ha spostato la sua linea?
Perché noi operiamo a Padova e ci hanno consultati. Ma i dati erano sotto gli occhi di tutti, i dati di Vo erano pubblicati il 28 febbraio, bastava vederli, volerli vedere.