Come Brembo di aziende italiane che dominano o competono ad armi pari nel proprio mercato abbiamo Pirelli, già nominata, poi su due piedi mi vengono in mente Ferrero, Luxottica, Barilla mentre per restare nel nostro ambito potrei citare
Castelli Santini e Selle Italia, se invece parliamo di aziende una volta dominanti ora il declino mi vengono in mente Olivetti, Zanussi, Bialetti, Lancia.
Tornando a Campagnolo, trovo la parabola che sta percorrendo molto simile a quella di Kodak e Nokia, entrambi un tempo leader nei loro settori. Kodak ha dominato il mercato della fotografia per decenni, ma ha sottovalutato l'ascesa delle macchine fotografiche digitali, convinta che il suo predominio non potesse essere scalfito. Nokia era il colosso indiscusso nel settore degli smartphone, ma ha trascurato le innovazioni tecnologiche e la crescente domanda di dispositivi più avanzati, permettendo ad altri produttori di prendere il sopravvento.
Campagnolo, forte della sua storicità e reputazione nel settore delle biciclette, ha scelto di mantenere un approccio molto conservativo, snobbando mercati in espansione e rimanendo ancorata a prodotti di alta gamma invece di coprire tutto il mercato. Questa decisione ha limitato la sua capacità di adattamento e di crescita in un mercato che richiede innovazione costante e diversificazione.
Così come Kodak e Nokia si sono trovate a rincorrere i leader del settore, Campagnolo rischia di fare la stessa fine, occupando una nicchia sempre più ristretta e combattendo per riuscire a non scomparire.
È evidente che, in un contesto competitivo, non basta essere leader; è fondamentale evolversi, anticipare le tendenze e abbracciare il cambiamento.
Per Campagnolo, l'opportunità di rinvigorire il marchio e riconquistare il mercato è ancora possibile, a mia avviso difficile ma possibile, ma richiederà una revisione radicale delle strategie e del management aziendale, oltre a un’apertura verso nuove opportunità e segmenti di mercato.