Io sono tra quelli che ai tempi guardava ammirato le tappe, uscendo gasato dalle imprese di Pantani che sembrava il piccolo e brutto che si riscattava. Già mi emozionavo con Chiappucci, anche se personaggio che bucava molto meno il video e i cuori.
Ma questa figura col tempo si è anche ridimensionata.
Dopo tutto quanto capitato dopo, dopo aver letto i libri di Donati, aver capito il contesto in cui avvenne Madonna di Campiglio, che, ci sarannoa nche state tutte le irregolarità, ma quello era un protocollo molto più severo, avvenuto dopo UNO SCIOPERO DEL GRUPPO capitanato pensate da chi contro i controlli, la mia opinione si è trasformata in sensazione di tradimento. Proprio quelle emozioni indimenticabili erano una falsità. Con gli occhi del ciclismo di oggi, dove un piccolo problema meccanico ha tagliato via Majka da una salita bastarda ma breve, l'episodio che viene visto come una impresa epica di Oropa ad esempio è semplicemente vergognoso. Anche la tappa del Galibier, a me fa soltanto tristezza, non fa parte di una epica impresa, ma di un dramma, è un pezzo del dramma che ha coinvolto quella persona, e idolatrare quella tappa vuol dire riproporre quel dramma. Ma il Pantani che arriva al fondo di quella famosa tappa del Galibier in cui vinse il tdf con quella muscolatura pazzesca era ancora il ragazzo magrolino sfigatello delle prime tappe vinte ? Quella trasformazione fisica, comportamentale che poi in un attimo crollo' come un castello di carta fu IL DRAMMA anche umano, cui segui una psicosi collettiva che vive ancora oggi. Ancora oggi i grandi giri sono pieni di tappe in salita monstre in attesa del nuovo Pantani, che speriamo non torni mai più. Tutta questa sorta di mitizzazione quasi religiosa, che coinvolge ancora moltissimi, fu il problema, fu la causa del dramma umano oltre che sportivo. Le migliori imprese, quelle che mi fecero battere il cuore ed emozionare, furono in realtà i momenti più drammatici della vicenda, l'illusione collettiva che aprì le porte alle tragiche conseguenze.
Non voglio intavolare qui discussioni scinetifiche a riguardo, non sono un biologo, mi basta la lettura di Donati che porta dati e prove, così come li portava Capodacqua, le sentenze passate in prescrizione o per il fatto che ai tempi non costituiva reato. Un sistema truccato è truccato e basta, non vale nulla; noi non sappiamo come poteva essere un ipotetico mondo senza doping, magari i molti che hanno rinunciato per non drogarsi sarebbero stati i veri campioni: con i se e i ma non si fa la storia, l'unico vero dato è quei tempi non hanno senso e sono completamente falsati.
Io oggi mi emoziono di più non per il corridore che si alza e va via come una moto, ma per quello che mostra difficoltà, è pieno di acido, cede, magari si ripiglia e magari no, arriva al limite ma resta dentro quello che almeno ad apparenza sembra un comportamento umano. Amo le tappe in cui le differenze sono minime, non quello in cui uno va via come una moto.
Detto questo il doping è un argomento che da fastidio, molto. Donati è stato fatto fuori come sappiamo, Capodaqua ha mollato per limiti di età e di voglia di sostenere le conseguenze legali delle sue denunce giornalistiche. Personaggi odiatissimi, perché osavano svelare il marcio dell'ambiente, far crollare miti e sogni collettivi. Credo che siano da sempre i personaggi più odiati dello sport nazionale e non solo.
Nell'epoca post covid il doping è finalmente sparito. Non è più argomento di discussione. La sezione apposta del forum è in disuso, passano grandi giri e l'unica positività è sempre quella al covid. Nessuno viene mandato più via per positività, nemmeno quelle accidentali, come la cremina o l'integratore contaminato. Il che, rendiamocene conto, è assolutamente impossibile. Quindi guardiamo in faccia alla realtà, senza riscontri oggettivi è giustamente impossibile puntare il dito verso qualcuno con nome e cognome, ma vi è la concreta possibilità che ci si avvicini di nuovo verso una illusione collettiva.
Non che manchino, sia chiaro
www.federciclismo.it
ma non se ne parla più