Non credo che le cose miglioreranno, ma non è solo una percezione basata sulla mia esperienza: da un po' non mi sento sicuro come prima in bici (ed è dal 2000 che sono su strada e tutti i giorni faccio 20 km per andare al lavoro in bici); mio fratello poi a dicembre ha avuto un brutto incidente, tamponato da dietro di giorno mentre era tutto a dx sulla riga bianca che precede il ciglio della strada, il guidatore dell'auto non l'ha visto (dice), nonostante luci, etc. e si è rotto di tutto, e da quel momento la percezione di insicurezza è aumentata. Resta il fatto che oltre a questo punto di vista soggettivo, ci sono alcune cose oggettive che mi fanno pensare che non solo le cose non miglioreranno, ma potrebbero andar peggio.
- Le strade (come rete, manutenzione, larghezza, etc.) non sono adeguate al traffico
- Il numero dei veicoli in circolazione a partire dagli anni '90 è decisamente aumentato
- La larghezza media (e quindi l'ingombro dei veicoli su strada, in sosta, etc.) è aumentata
- Le piste ciclabili spesso sono trovate delle amministrazioni per vantarsi di aver creato percorsi dedicati, ma in realtà sono al 90% ciclopedonali (con tutti i limiti e le limitazioni che ne derivano), o sono ricavate da una situazione pre-esistente e comunque ridotta per la mobilità quotidiana. Ad es. ho visto "tagliare" marciapiedi in due con una riga bianca e appore su un lato il simbolo del pedone e sull'altro quello della bici. Meglio che niente, vero. Ma non è sufficiente, non può essere questa la soluzione maggiore da adottare
Solo queste quattro variabili fanno capire come sia difficile se non impossibile creare una viabilità diversa che possa generare più sicurezza e meno incidenti. Basterebbe ad es. cambiare la prima, e a cascata migliorerebbero o risulterebbero meno problematiche anche tutte le altre.
Poi ci sono le condizioni dettate dai comportamenti:
- è già stato detto che questo dualismo auto/bici porta solo a comportamenti sbagliati, vendicatori, in cui si cerca di prevaricare e non comprendere. La pandemia ha acuito questo aspetto, ci sono già degli studi che hanno mostrato che in generale si è diventati più egoisti, si crede che le cose siano tutte dovute, si è poco propensi a mettersi nei panni degli altri e si hanno comportamenti che tendono a soddisfare e giustificare solo i propri bisogni e le proprie azioni: quelle degli altri, al contrario, sono sempre e solo condannabili.
- tali comportamenti, anche a monte di una ottima educazione stradale e civica ai giovani, rimarranno tali a lungo: i 30-40enni guideranno per almeno altri 30-40 anni macchine, bici, camion, monopattini, cioè saranno per strada a far danni o ad essere vittime. E questo è un dato incontrastabile, che difficilmente può essere arginato.
Giuro, mi piacerebbe non solo aver fatto l'elenco delle cose che non vanno e del perché sarà sempre peggio, ma aver qualcosa da proporre. Ma sono fatalista e realista allo stesso tempo: tutte le cose che potrebbero almeno portare un cambiamento, ad ora, mi sembrano inutili. Ciò non vuol dire che non bisogna provarci, ma il come non so da dove o da chi potrà arrivare. La questione è grande e complessa, e forse per avere miglioramenti significativi, oltre a cambiamenti nella struttura della mobilità, sarebbe necessario che gli attori coinvolti siano disposti a rinunciare a qualcosa. Se manca questo tassello, è come il gioco dell'oca: si torna al punto di partenza.