Penso possa essere utile, ma anche criticabile da chi ne sa di più, spiegare cosa intendo per giri test.
Non sono pedalate "a tutta", nel piattone in questione oltre il 70%, se non più, giro pedalando appena sotto quel limite del fiato che mi costringe ad aprire anche la bocca, cioè ho fatto ben oltre 25 km, su 35, a bocca chiusa.
È una costante ricerca di impegno ma sotto condizione ferrea di mantenere non solo un assoluto equilibrio aerobico, ma - salvo falsopiani in su e salitelle - anche un equilibrio respiratorio.
Cerco di stare su questo equilibrio, pur non sapendo la f.c., semplicemente tirando (se così si può dire) o mollando a seconda delle sensazioni di gamba e fiato.
Se cercassi di fare una crono, un giorno potrebbe andar bene, un altro potrei scoppiare prima di metà. ... non avrei indicazioni, anche se poi, oltre alla giornata sì/no, a cosa ho mangiato, ecc... ci possono essere anche influenze esterne tipo il vento, di cui servirebbe una tracciatura di intensità e direzione lungo tutto il percorso, e poi passare ore con analisi .... ma neanche!!
In sintesi, cerco di rendere simili i giri test come impegno fisico avvertito.
A casa, poi, vedo se ho fatto meglio o no a parità di impegno, impegno che, ripeto, è una valutazione esclusivamente soggettiva e non misurabile, e credo che molti con p.m. e fasce cardio e app varie arricceranno non solo il naso...
Ma anch'io son ben consapevole che questi test se condotti nell'intorno stretto di una f.c. obiettivo sarebbero più indicativi, solo che non mi decido. Orologio smart con sensore oppure orologio + fascia, oppure?
Altro discorso quando poi mi fido a salire verso colli e montagnole; ovvio che salgo curando un equilibrio diverso, con fiatone e bocca aperta, ma cercando di evitare qualsiasi fuori giri, cercando un ritmo che sembri non volermi abbattere, che mi sembri di poter reggere per qualche km.
Ma in questi casi non faccio alcun test, e non mi interessa granché, nemmeno dopo a casa, sapere la media, pur se me la segno giusto per una statistica di invecchiamento (...), perché la priorità del giro è stata sì faticare ma sempre con un certo autocontrollo, e arrivare là, lassù.
E se non basta, sostarelle, bevutina, ripartenza... evitando di fermarmi in un pezzo di salita per me tosta ma puntando ad un tratto più dolce, dove poi è più facile ripartire.