Ciclisti over 70

Bert5quant1

Etiamsi omnes, ego non
5 Ottobre 2018
5.822
9.481
73
Piémônt
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Bici
1) acciaio 1989 no brand, scassata, 2) entry level alu no brand, 3) Bianchi infinito cv telaio 2016
Tornando a Bach, per me è stato un punto di svolta nella mia pur misera evoluzione.
storia lunga, sintetizzo:
iniziai presto con la classica, solo la radio avevamo, ascoltando opere liriche e sinfonie più famose, anni 1958-9 ca.... mi presero subito ma suppongo perché fossero facili ed orecchiabili. Altrettanto lo erano le canzonette, che pure ascoltavo, ma vola colomba e poi il liscio o la Berti proprio non mi prendevano. Avevo 7-8 anni.
Poi a scuola mai ci fu educazione musicale, alle medie un libretto di storia che durava tre anni, chi era Monteverdi e chi Verdi, ma ascolto guidato ...zero.
Da allora in poi seguivo a tentoni, leggevo qualcosa e cercavo poi di ascoltare quel "qualcosa" per stabilire un parallelo di concretezza, nella realtà percepita dei suoni, con quelle note scarne dei libretti tipo "guida alla Classica".
Poi sempre di più, e più leggevo ed ascoltavo più allargavo capacità di capire... beh, non per tutto ci sono riuscito, il Pierrot Lunaire di Schoenberg e 4:33 di Cage per es. non riesco ad assorbirli, e pensare che amo il Pelleas et Melisande dello stesso Schoenberg, .... e in generale la dodecafonia per me è no, così come il trap da quel'altra parte.
Ci vuole una vita e approdi solo a lidi medi, col fai da te, ma comunque fai un pò di strada.

Bach? Quando dopo anni di Chaikowskij e Beethoven, Rossini Puccini e tanti altri ti decidi ad affrontare Bach, e ne superi la maggior complessità rispetto al Barbiere rossiniano, c'è da restare basiti, come secoli fa potesse emergere tanta genialità. Ho cominciato con le fughe e poi gli studi, opere per violoncello ecc e man mano era come addentrarsi in una valle inesplorata. Che mi ha reso in grado di capire meglio poi tanti altri.
Però chi non ha percorso questi sentieri a volte difficili, anche di Bach dirà "uffa che roba è?"
Ne sono testimone.
 
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golias

Factotum :-)
28 Marzo 2018
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mia
Ed allora si tira in ballo il famoso "l'importante è cio' che ti trasmette", senza rammentare che quello che ti trasmettono è proporzionale a cio' che puoi comprendere. Quante volte hai sentito dire: "eh, ma quella è musica difficile!". Che poi si tramuta in "è questione di gusti" o amenità del genere.
Sorrido e non posso fare altro che chiedermi.. e quindi ? :-)xxxx
 

FlavioB

Apprendista Passista
27 Settembre 2012
1.186
1.737
vicino a Savona
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Specialized Roubaix SL4
Io non dico niente perché di musica sono meno di zero, non sono in grado di valutare nulla, mi fermo al "mi piace o non mi piace", non vado oltre, ma invidio la comunità della Valle Vermenagna in Piemonte (dove ho una casa e vado spesso) che hanno una tradizione musicale molto forte e anche i bambini dai 5 anni sono coinvolti nell'imparare ad amare la musica e soprattutto suonarla specialmente con gli strumenti tradizionali del posto.
Io mi limito a ballare le loro musiche occitane.
 
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Maglia Iridata
10 Ottobre 2010
12.509
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Agente Bike
Tornando a Bach, per me è stato un punto di svolta nella mia pur misera evoluzione.
storia lunga, sintetizzo:
iniziai presto con la classica, solo la radio avevamo, ascoltando opere liriche e sinfonie più famose, anni 1958-9 ca.... mi presero subito ma suppongo perché fossero facili ed orecchiabili. Altrettanto lo erano le canzonette, che pure ascoltavo, ma vola colomba e poi il liscio o la Berti proprio non mi prendevano. Avevo 7-8 anni.
Poi a scuola mai ci fu educazione musicale, alle medie un libretto di storia che durava tre anni, chi era Monteverdi e chi Verdi, ma ascolto guidato ...zero.
Da allora in poi seguivo a tentoni, leggevo qualcosa e cercavo poi di ascoltare quel "qualcosa" per stabilire un parallelo di concretezza, nella realtà percepita dei suoni, con quelle note scarne dei libretti tipo "guida alla Classica".
Poi sempre di più, e più leggevo ed ascoltavo più allargavo capacità di capire... beh, non per tutto ci sono riuscito, il Pierrot Lunaire di Schoenberg e 4:33 di Cage per es. non riesco ad assorbirli, e pensare che amo il Pelleas et Melisande dello stesso Schoenberg, .... e in generale la dodecafonia per me è no, così come il trap da quel'altra parte.
Ci vuole una vita e approdi solo a lidi medi, col fai da te, ma comunque fai un pò di strada.

Bach? Quando dopo anni di Chaikowskij e Beethoven, Rossini Puccini e tanti altri ti decidi ad affrontare Bach, e ne superi la maggior complessità rispetto al Barbiere rossiniano, c'è da restare basiti, come secoli fa potesse emergere tanta genialità. Ho cominciato con le fughe e poi gli studi, opere per violoncello ecc e man mano era come addentrarsi in una valle inesplorata. Che mi ha reso in grado di capire meglio poi tanti altri.
Però chi non ha percorso questi sentieri a volte difficili, anche di Bach dirà "uffa che roba è?"
Ne sono testimone.
I miei complimenti per l'analisi che trova un numero notevole di cose condivisibili.
Hai toccato alcuni punti nevralgici: l'ascolto guidato, ad esempio, a mio parere elemento fondamentale che dovrebbe essere introdotto nelle scuole fin dalla piu' tenera età.
La dodecafonia...è ostica all'ascolto, ovviamente. D'altro canto, si era già partiti da un pezzo ad utilizzare dissonanze anche tra gli autori piu' classici (Brahms, Wagner, Debussy e molti altri...), accordi di tredicesima, etc. Da li in poi, la ricerca di elementi che dessero maggiori possibilità espressive fu un evoluzione non da poco. E via, fino ad arrivare alla musica atonale. E' interessante cio' che Schoenberg annotava relativamente al concetto di "atonale". Lui utilizzava il termine "pantonalità" che intendeva come il punto che determina l'esaurimento delle possibilità della tonalità.
Ma il discorso si fa piuttosto complesso.
 
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Maglia Iridata
10 Ottobre 2010
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Io non dico niente perché di musica sono meno di zero, non sono in grado di valutare nulla, mi fermo al "mi piace o non mi piace", non vado oltre, ma invidio la comunità della Valle Vermenagna in Piemonte (dove ho una casa e vado spesso) che hanno una tradizione musicale molto forte e anche i bambini dai 5 anni sono coinvolti nell'imparare ad amare la musica e soprattutto suonarla specialmente con gli strumenti tradizionali del posto
Una bella tradizione :cool:
 
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Bert5quant1

Etiamsi omnes, ego non
5 Ottobre 2018
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1) acciaio 1989 no brand, scassata, 2) entry level alu no brand, 3) Bianchi infinito cv telaio 2016
I miei complimenti per l'analisi che trova un numero notevole di cose condivisibili.
Hai toccato alcuni punti nevralgici: l'ascolto guidato, ad esempio, a mio parere elemento fondamentale che dovrebbe essere introdotto nelle scuole fin dalla piu' tenera età.
La dodecafonia...è ostica all'ascolto, ovviamente. D'altro canto, si era già partiti da un pezzo ad utilizzare dissonanze anche tra gli autori piu' classici (Brahms, Wagner, Debussy e molti altri...), accordi di tredicesima, etc. Da li in poi, la ricerca di elementi che dessero maggiori possibilità espressive fu un evoluzione non da poco. E via, fino ad arrivare alla musica atonale. E' interessante cio' che Schoenberg annotava relativamente al concetto di "atonale". Lui utilizzava il termine "pantonalità" che intendeva come il punto che determina l'esaurimento delle possibilità della tonalità.
Ma il discorso si fa piuttosto complesso.
In Brahms e Wagner non arriverei nemmeno a percepirli come dissonanze, a volte qua e là in Debussy e Ravel, ma fin da quando ascoltai il prélude à l'après midi, nocturnes, la mèr, images....dissi subito ma cos'è questa meraviglia? Avevo 20 anni e avevo ascoltato solamente tanto Beethoven e russi vari.
Facilmente affascinato dall'orecchiabilità di Chaikowskij, quando, circa 28 enne, mi lasciai tentare dall'acquisto di souvenir de florence capii che ero solo ai primi passi.
Lo capii anche con l'inizio a percorrere la pianistica, a partire dal piacevole "clair de lune", quando ero già un pelo addomesticato dalle sonate beethoveniane e di Brahm e dai suoi klavierstücke, e Chopin, manco a dirlo, poi Schumann e con Rachmaninov mi si sono aperte altre porte, fino a Shostakovich.
A 30 anni mi conquistò Aaron Copland con i balletti ispirati alla tradizione western, anni dopo lo seguii fino alle ultime composizioni miste di melodia e sperimentazioni quasi atonali. Assaporandole, pure!
È la dimostrazione che partendo dal "mi piace" puoi andare molto più in là con la gradualità di tanto ascolto e un pò di studio di storia, dei perché vari autori sono arrivati a sperimentare, dei loro percorsi evolutivi. Poi se non ce la fai ti fermi, ma prima avrei detto "che brutto" .... mentre dopo, e adesso, dico semplicemente "non riesco ancora a capire"
 
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Maglia Iridata
10 Ottobre 2010
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In Brahms e Wagner non arriverei nemmeno a percepirli come dissonanze, a volte qua e là in Debussy e Ravel, ma fin da quando ascoltai il prélude à l'après midi, nocturnes, la mèr, images....dissi subito ma cos'è questa meraviglia? Avevo 20 anni e avevo ascoltato solamente tanto Beethoven e russi vari.
Facilmente affascinato dall'orecchiabilità di Chaikowskij, quando, circa 28 enne, mi lasciai tentare dall'acquisto di souvenir de florence capii che ero solo ai primi passi.
Lo capii anche con l'inizio a percorrere la pianistica, a partire dal piacevole "clair de lune", quando ero già un pelo addomesticato dalle sonate beethoveniane e di Brahm e dai suoi klavierstücke, e Chopin, manco a dirlo, poi Schumann e con Rachmaninov mi si sono aperte altre porte, fino a Shostakovich.
A 30 anni mi conquistò Aaron Copland con i balletti ispirati alla tradizione western, anni dopo lo seguii fino alle ultime composizioni miste di melodia e sperimentazioni quasi atonali. Assaporandole, pure!
È la dimostrazione che partendo dal "mi piace" puoi andare molto più in là con la gradualità di tanto ascolto e un pò di studio di storia, dei perché vari autori sono arrivati a sperimentare, dei loro percorsi evolutivi. Poi se non ce la fai ti fermi, ma prima avrei detto "che brutto" .... mentre dopo, e adesso, dico semplicemente "non riesco ancora a capire"
Hai detto giusto, tanto ascolto e tanto studio. E l'umiltà di comprendere che si aprono porte dietro alle quali c'è un universo emozionale.
La mia fortuna è stata che, nonostante abbia iniziato prestissimo (in prima elementare leggevo benissimo il pentagramma prima ancora di leggere l'italico idioma), l'interesse verso nuove sonorità non si è mai affievolito e ho avuto la fortuna di incontrare grandi maestri che mi hanno esposto, spiegato, fatto ascoltare. Comunque, permettimi, per essere, suppongo, un autodidatta, il tuo livello di comprensione e competenza è piuttosto elevato
 

Bert5quant1

Etiamsi omnes, ego non
5 Ottobre 2018
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1) acciaio 1989 no brand, scassata, 2) entry level alu no brand, 3) Bianchi infinito cv telaio 2016
Hai detto giusto, tanto ascolto e tanto studio. E l'umiltà di comprendere che si aprono porte dietro alle quali c'è un universo emozionale.
La mia fortuna è stata che, nonostante abbia iniziato prestissimo (in prima elementare leggevo benissimo il pentagramma prima ancora di leggere l'italico idioma), l'interesse verso nuove sonorità non si è mai affievolito e ho avuto la fortuna di incontrare grandi maestri che mi hanno esposto, spiegato, fatto ascoltare. Comunque, permettimi, per essere, suppongo, un autodidatta, il tuo livello di comprensione e competenza è piuttosto elevato
Troppo buono, direi meno...Ho studiato e letto un centesimo di quel che avrei dovuto, e, quello sì, ascoltato tanto.
Nessuna conoscenza e nessun maestro. Libercoli, dischi, radio, raramente qualche concerto (Coccia, Novara, Piccolo a Torino).
Per fare un esempio, ho scoperto Skrjabin proprio ad un concerto... e da lí ho voluto saperne qualcosaedi più e poi ho sia comperato che registrato sue composizioni da radio rai classica
Ah, non so leggere il pentagramma.
 
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Gianpy76

Velocista
25 Agosto 2018
234
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Cassino (FR)
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Scott foil 40
........ seconda parte


I pastori non facevano mica quella vita per sport, eh! Chi si trovava addosso questo lavoro, tra le pietre in alta montagna e in un'altissima solitudine, ereditava solo il gene istintivo della sopravvivenza. Anche le briciole andavano risparmiate.

Anche lui, dopo un'ora abbondante, accettò che me ne andassi. "Eh, adess at'rivi a ca' con la lüna". Annuii... In qualche modo mi arrangerò, pensai.
Arrivai all'auto in una notte benigna con un residuo chiarore che mi lasciava capire dove mettere i piedi e subito dentro di me decisi di tornare, prima o poi.

Fu due anni dopo, nel 1985 passai di là con macchina fotografica e diapositive, lo trovai ancora e mi riconobbe, con un perentorio "Ah, t'at fermi chi parluma 'n po". Due anni come fosse ieri.
Ormai sapevo quanto era prezioso regalare un po' di me alla solitudine, e mi fermai un'ora e mezza. Ricordo poco, del più e del meno che ci si disse, lasciavo che fosse lui a comporre i suoi pensieri, un puzzle che avanzava a fatica, con le tessere che spesso cambiavano posto, ma per lui funzionava così, ed io gli regalavo la compagnia, anche se avevo poco da dirgli.
Lavoravo da impiegato, allora ero uno che usava la penna, la sua sintesi fu tutta lì. Non sapeva bene quali lavori facessero coloro che sapevano usare la penna. Il concetto poteva immaginarlo ma solo confusamente, era un mondo quasi alieno, inattingibile. Che liquidava con quelle parole.
Ripassai nell'87 con due stampe delle foto ma già a metà settembre, trovai tutto deserto.
Passai altre volte negli anni seguenti, ma fuori dal suo tempo o forse nei momenti in cui era in giro su alture vicine, ricordo che mi disse che spesso andava sull'Altorre, una cima arrotondata a quasi 2400m, quella che si vede al centro della sua foto, e rimaneva lì anche la notte, in agosto, con le bestie intorno. Bastava una coperta e si stava bene.

Nel 2005 in val Gronda, all'alpe Salei, un altro incontro e un'altra futura storia, un cugino del Ricu, che mi dice che lui è ancora vivo ed abita sempre a Tavigliano...
Intanto il lavoro e il poco tempo libero mi fanno riaffondare nell'oblìo dei propositi inattuati... finché torno al Pianprato in agosto 2008 e trovo un nipote. Vedo che hanno riparato una baita e costruito un mini abitacolo, in giro pecore e mucche. Mi dice dove abita il 'Ricu', ormai vecchio e poco abile, ... mi sorprendo a pensare che ho quasi paura di affrontare in un colpo tutti quegli anni, lo schiaffo della diversità che l'invecchiare ti sbatte in faccia.
Il tempo è più forte di un giudice e dei governi, è più secco delle prediche della domenica. E' una legge inesorabile, che viene sempre applicata, definitiva.
Consumo altri due anni, finché ogni cosa riaffiora in me con la forza perentoria che rende inevitabile fare qualcosa. E' giugno 2010, vado a Tavigliano e chiedo a varie persone, trovo il parroco per la strada, lo chiamo, ascolta il mio racconto con evidente e crescente allegria, soddisfatto della mia iniziativa, e mi orienta. Arrivo ad una casa già verso i prati, mi presento a una coppia sui 50, sono un figlio del Ricu con la moglie, spiego quel lontano passato e tiro fuori le foto...
"sì, è lui, è qui, adesso lo chiamo" ... e arriva un vecchietto di 81 anni, è il Federico! Riconosco i tratti del viso, pur cambiati.
È un allegro vecchietto a cui i figli controllano dieta e gesti, ma sta bene.
Parla del Pianprato, non ricorda più quei miei passaggi lontani ma in un attimo sfodera i nomi dei cani della foto, come li avesse ancora lì. E' lucido ma poco abile, è un po' ridiventato bambino, secondo un destino che spesso si ripete. Rimase al Pianprato fino al '93 poi andò in pensione, con qualche indugio di troppo in osteria. Bere tanto e mangiar poco fa male.
"Bisogna tenerlo d'occhio" dice la nuora, ed io "Ma come, ti fai comandare?" e lui ride di gusto, le battute più semplici sono quelle giuste, e solo quelle vanno bene.
Gli parlo dei pastori conosciuti dopo, i suoi cugini Lorenzo e Giuliano, il Festa Remo, il Canova, ... sì, li conosce tutti, io dico solo "Canova" e lui aggiunge "il Giovanni". "Giusto", faccio io. Mi parla di un altro cugino, su all'Alpe Mologna, al lago Riazzale, gli dico che sono posti che ben conosco, e gli prometto di fare il giro dei suoi vecchi posti, per fare le foto e portargliele nell'autunno.
Mi stringe la mano a lungo, come fossimo ancora al Pianprato nell'85, quando sapeva che dovevo andare a casa perché veniva notte, ma allo stesso tempo voleva fermarmi ancora. "Anco' an minut!" Minuti come le ciliegie. Minuti che a quell'età valgono ore.
Lo vedo tra gente buona e paziente, percepisco che sta bene, così sto bene anch'io. Saluto e ripeto la promessa.
A fine settembre faccio il gran giro e foto dalla Gronda al lago Seia, traverso al Pianprato e ritorno a Rassa, il 6 novembre ritorno a Tavigliano.

Il figlio sta lavorando in cortile e ... "I suma staralu al dui nuvember !"
I prati colorati dal sole mi si offuscano in una nebbia di bianco e nero, un rivolo di ghiaccio mi traversa il cuore. Una vita in meno da incontrare, una lapide in più.
Una vita che si riduce ad un racconto. Anzi, ad un sacro ricordo.
Sono andato al cimitero, c'era una foto provvisoria, l'unico modo di rivederlo. Altrimenti i miei ricordi.
Il ricordo resta ma è un prodotto del pensiero, e se non sei famoso, resta per qualche anno in poche persone, viene a galla sempre più di rado, poi muore con quei pochi, e per sempre.
Il ricordo è una candela, diventerà un moccolo e alla fine, l'ultima fiammella.
Per questo annoto questi ricordi, perché possano toccare la sensibilità di qualcun altro, perché possano contagiare, perché almeno uno, se ne avrà l'occasione, deponga per un'ora le sue frette, senza guardare l'orologio, e si renda amichevole e disponibile a un pastore che, magari con le idee un po' confuse o un linguaggio un po' approssimativo, ti ferma sui sassi di una baita a casa del diavolo.

La mia ormai è forse la visione di un tempo e modi di essere che non esistono più, ne son passati di anni ed è cambiata anche la gente che porta le bestie in montagna. Quelli che incontri adesso, anche a quella casa del diavolo, hanno il satellitare e dialettiche ben più evolute. Però ti parlano volentieri. Un po' la storia vale ancora, se sai fermarti ed offrire un attimo di te e di nulla.

Consegno questo mio ricordo ad una sua vita, mi illudo? Forse, ma credo che seminarlo 'in giro' sia come sostituire il moccolo che sta per finire con una candela nuova che duri un'altra vita.

Ennio Bertona
... Da libro Cuore..
 

Bert5quant1

Etiamsi omnes, ego non
5 Ottobre 2018
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1) acciaio 1989 no brand, scassata, 2) entry level alu no brand, 3) Bianchi infinito cv telaio 2016
... Da libro Cuore.
Mah, però non mi pongo problemi di stile, né velleità da scrittore, sia chiaro.
Cerco di rendere, col mio italiano solo da buon studente liceale di quasi 60 anni fa, alcuni fatti reali capitatimi. Alla fine di un'ora tolta alla solitudine di un eremita il racconto vuole solo invitare altri a fare lo stesso. Ed avendoli scritti post mortem sicuramente mi coinvolgono/avvolgono di sensazioni e sentimenti.
 
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Bert5quant1

Etiamsi omnes, ego non
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1) acciaio 1989 no brand, scassata, 2) entry level alu no brand, 3) Bianchi infinito cv telaio 2016
Oggi parto alle 13, al max del tepore 22°C) e ad ogni bivio improvviso, giro di qui o di là, a caso, ecc...faccio una serie di reticoli tra paesini vari e con gli andirivieni un mucchio di cavalcavia. Giornatona, ok tenuta estiva, 100,49 km a 26,4 di media finale e tanto divertimento. E sta strada dove va? Alé, vediamo, tutto il giro così !!

Guado Gifflenga, rifatto a nuovo!
20241011_140629.jpg 20241011_140743.jpg
Quasi a Balocco......... Villarboit
20241011_151330.jpg 20241011_155156.jpg

Canal Cavour e risaie ad Albano Vercellese
20241011_145556.jpg 20241011_161515.jpg
Mi son lasciato tentare, postato tal quale anche in "salta in sella ecc."
 

golias

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28 Marzo 2018
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Oggi parto alle 13, al max del tepore 22°C) e ad ogni bivio improvviso, giro di qui o di là, a caso, ecc...faccio una serie di reticoli tra paesini vari e con gli andirivieni un mucchio di cavalcavia. Giornatona, ok tenuta estiva, 100,49 km a 26,4 di media finale e tanto divertimento. E sta strada dove va? Alé, vediamo, tutto il giro così !!

Guado Gifflenga, rifatto a nuovo!
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Quasi a Balocco......... Villarboit
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Canal Cavour e risaie ad Albano Vercellese
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Mi son lasciato tentare, postato tal quale anche in "salta in sella ecc."
Ma non hanno ancora raccolto il riso ?
 
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Etiamsi omnes, ego non
5 Ottobre 2018
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1) acciaio 1989 no brand, scassata, 2) entry level alu no brand, 3) Bianchi infinito cv telaio 2016
Ma non hanno ancora raccolto il riso ?
Giusta osservazione... infatti ovunque al lavoro i mieti trebbia, alcuni moderne astronavi da 500mila euro al milione, es le new holland, il raccolto ormai è a livello oltre il 90%, e mi son fermato a fotografare uno dei pochi campi ancora intatti
 
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alvan

Apprendista Velocista
16 Agosto 2014
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1.780
Cagliari
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Dogma F disk
Appaio e scompaio, ma questa discussione sulla musica non me la posso perdere.
La musica classica (termine tanto improprio quanto inevitabile) mi accompagna dall’età di 15 anni, componente fondamentale della mia esistenza e della mia cultura.
Non condivido il punto di vista di SoftMachine.
Non lo condivido per la musica, per la pittura, per l’architettura o per la letteratura.
L’arte, banale dirlo, è linguaggio, le regole tecniche devono essere note a chi ‘parla’, non necessariamente a chi ascolta, anzi, occuparsi di quelle regole, per chi ascolta, è molto interessante, ma si rischia di perdere di vista il messaggio, che è fatto di grammatica e sintassi, ma solo come strumento della composizione.
Ho progettato architettura per quarant’anni. Se, perché fosse apprezzato un mio progetto, fosse stato necessario conoscere il calcolo del cemento armato o la teoria degli stati limite nell’acciaio, il mio progetto sarebbe stato un fallimento, perché doveva essere rivolto e comunicare a chiunque gli passasse davanti. Questo non significa che non occorra un’educazione alla visione (o all’ascolto) ma non riguarda la tecnicalità, quanto la semantica, che è altra cosa.
I contenuti neurali della bellezza devono essere implementati in modo tale da non dover essere distratti dal gioco pedante della ricostruzione tecnicista.
Ora dirò una cosa che farà rabbrividire molti.
Per me, Johann Sebastian Bach è un compositore sopravvalutato.
E’ sopravvalutato perché distratti dalla meraviglia della sua costruzione ‘matematica’ (indiscutibile e meravigliosa) e da una critica specialistica che ha sempre più badato alla tecnica dell’armonia e del contrappunto che al messaggio veicolato, che è ristretto a una generica spiritualità.
Questo pastore luterano aveva una concezione della vita molto limitata e confinata, e il suo messaggio, inevitabilmente, è limitato e confinato, al di là di ogni sdilinquimento.
Io comprendo che l’aspettativa sul messaggio sia molto condizionata dalla propria cultura e dalla propria visione delle cose, ma, per me, ripeto, per me, la complessità del messaggio di uomini del XIX o XX secolo, quali Mahler, Bruckner o Wagner, non è paragonabile alla spiritualità geometrica di Bach.
Bach, sempre secondo me, è sopravvalutato come Leonardo da Vinci rispetto a Caravaggio, sempre per un problema di complessità di contenuti, di messaggio.
Che la tecnica di Caravaggio fosse impressionante è fuor di dubbio, ma se dovesse essere conosciuta per apprezzarne il messaggio, la sua opera sarebbe, da un punto di vista semantico, molto limitata.
E’ il problema dell’arte contemporanea (di buona parte dell’arte contemporanea) che richiede, per essere apprezzata, di leggere il ‘libretto di istruzioni’ allegato, con le dichiarazioni di intenti che, al contrario dovrebbero apparire evidenti allo spettatore, sia pure evoluto, all' ‘ignorante’ in senso husserliano, di quanto è sotteso dal risultato presentato come messaggio finale.
Tanti anni fa, a Radio Tre ho presentato un ciclo sulla musica contemporanea (di allora). Tali e tante hanno dovuto essere le spiegazioni a posteriori che, oggi, mi vergogno un po’ di averne sostenuto la validità.
Bene, ho sparato a palle incatenate, torno ad ascoltarmi il finale del Goetterdaemmerung…:-)xxxx
 
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golias

Factotum :-)
28 Marzo 2018
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Appaio e scompaio, ma questa discussione sulla musica non me la posso perdere.
La musica classica (termine tanto improprio quanto inevitabile) mi accompagna dall’età di 15 anni, componente fondamentale della mia esistenza e della mia cultura.
Non condivido il punto di vista di SoftMachine.
Non lo condivido per la musica, per la pittura, per l’architettura o per la letteratura.
L’arte, banale dirlo, è linguaggio, le regole tecniche devono essere note a chi ‘parla’, non necessariamente a chi ascolta, anzi, occuparsi di quelle regole, per chi ascolta, è molto interessante, ma si rischia di perdere di vista il messaggio, che è fatto di grammatica e sintassi, ma solo come strumento della composizione.
Ho progettato architettura per quarant’anni. Se, perché fosse apprezzato un mio progetto, fosse stato necessario conoscere il calcolo del cemento armato o la teoria degli stati limite nell’acciaio, il mio progetto sarebbe stato un fallimento, perché doveva essere rivolto e comunicare a chiunque gli passasse davanti. Questo non significa che non occorra un’educazione alla visione (o all’ascolto) ma non riguarda la tecnicalità, quanto la semantica, che è altra cosa.
I contenuti neurali della bellezza devono essere implementati in modo tale da non dover essere distratti dal gioco pedante della ricostruzione tecnicista.
Ora dirò una cosa che farà rabbrividire molti.
Per me, Johann Sebastian Bach è un compositore sopravvalutato.
E’ sopravvalutato perché distratti dalla meraviglia della sua costruzione ‘matematica’ (indiscutibile e meravigliosa) e da una critica specialistica che ha sempre più badato alla tecnica dell’armonia e del contrappunto che al messaggio veicolato, che è ristretto a una generica spiritualità.
Questo pastore luterano aveva una concezione della vita molto limitata e confinata, e il suo messaggio, inevitabilmente, è limitato e confinato, al di là di ogni sdilinquimento.
Io comprendo che l’aspettativa sul messaggio sia molto condizionata dalla propria cultura e dalla propria visione delle cose, ma, per me, ripeto, per me, la complessità del messaggio di uomini del XIX o XX secolo, quali Mahler, Bruckner o Wagner, non è paragonabile alla spiritualità geometrica di Bach.
Bach, sempre secondo me, è sopravvalutato come Leonardo da Vinci rispetto a Caravaggio, sempre per un problema di complessità di contenuti, di messaggio.
Che la tecnica di Caravaggio fosse impressionante è fuor di dubbio, ma se dovesse essere conosciuta per apprezzarne il messaggio, la sua opera sarebbe, da un punto di vista semantico, molto limitata.
E’ il problema dell’arte contemporanea (di buona parte dell’arte contemporanea) che richiede, per essere apprezzata, di leggere il ‘libretto di istruzioni’ allegato, con le dichiarazioni di intenti che, al contrario dovrebbero apparire evidenti allo spettatore, sia pure evoluto, all' ‘ignorante’ in senso husserliano, di quanto è sotteso dal risultato presentato come messaggio finale.
Tanti anni fa, a Radio Tre ho presentato un ciclo sulla musica contemporanea (di allora). Tali e tante hanno dovuto essere le spiegazioni a posteriori che, oggi, mi vergogno un po’ di averne sostenuto la validità.
Bene, ho sparato a palle incatenate, torno ad ascoltarmi il finale del Goetterdaemmerung…:-)xxxx
Niente è un caso.. seppur a volte apparente ;-)
Bellissima disamina Alvan.. fai in modo di capitare più spesso da queste parti :-)xxxx
 

SoftMachine

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Appaio e scompaio, ma questa discussione sulla musica non me la posso perdere.
La musica classica (termine tanto improprio quanto inevitabile) mi accompagna dall’età di 15 anni, componente fondamentale della mia esistenza e della mia cultura.
Non condivido il punto di vista di SoftMachine.
Non lo condivido per la musica, per la pittura, per l’architettura o per la letteratura.
L’arte, banale dirlo, è linguaggio, le regole tecniche devono essere note a chi ‘parla’, non necessariamente a chi ascolta, anzi, occuparsi di quelle regole, per chi ascolta, è molto interessante, ma si rischia di perdere di vista il messaggio, che è fatto di grammatica e sintassi, ma solo come strumento della composizione.
Ho progettato architettura per quarant’anni. Se, perché fosse apprezzato un mio progetto, fosse stato necessario conoscere il calcolo del cemento armato o la teoria degli stati limite nell’acciaio, il mio progetto sarebbe stato un fallimento, perché doveva essere rivolto e comunicare a chiunque gli passasse davanti. Questo non significa che non occorra un’educazione alla visione (o all’ascolto) ma non riguarda la tecnicalità, quanto la semantica, che è altra cosa.
I contenuti neurali della bellezza devono essere implementati in modo tale da non dover essere distratti dal gioco pedante della ricostruzione tecnicista.
Ora dirò una cosa che farà rabbrividire molti.
Per me, Johann Sebastian Bach è un compositore sopravvalutato.
E’ sopravvalutato perché distratti dalla meraviglia della sua costruzione ‘matematica’ (indiscutibile e meravigliosa) e da una critica specialistica che ha sempre più badato alla tecnica dell’armonia e del contrappunto che al messaggio veicolato, che è ristretto a una generica spiritualità.
Questo pastore luterano aveva una concezione della vita molto limitata e confinata, e il suo messaggio, inevitabilmente, è limitato e confinato, al di là di ogni sdilinquimento.
Io comprendo che l’aspettativa sul messaggio sia molto condizionata dalla propria cultura e dalla propria visione delle cose, ma, per me, ripeto, per me, la complessità del messaggio di uomini del XIX o XX secolo, quali Mahler, Bruckner o Wagner, non è paragonabile alla spiritualità geometrica di Bach.
Bach, sempre secondo me, è sopravvalutato come Leonardo da Vinci rispetto a Caravaggio, sempre per un problema di complessità di contenuti, di messaggio.
Che la tecnica di Caravaggio fosse impressionante è fuor di dubbio, ma se dovesse essere conosciuta per apprezzarne il messaggio, la sua opera sarebbe, da un punto di vista semantico, molto limitata.
E’ il problema dell’arte contemporanea (di buona parte dell’arte contemporanea) che richiede, per essere apprezzata, di leggere il ‘libretto di istruzioni’ allegato, con le dichiarazioni di intenti che, al contrario dovrebbero apparire evidenti allo spettatore, sia pure evoluto, all' ‘ignorante’ in senso husserliano, di quanto è sotteso dal risultato presentato come messaggio finale.
Tanti anni fa, a Radio Tre ho presentato un ciclo sulla musica contemporanea (di allora). Tali e tante hanno dovuto essere le spiegazioni a posteriori che, oggi, mi vergogno un po’ di averne sostenuto la validità.
Bene, ho sparato a palle incatenate, torno ad ascoltarmi il finale del Goetterdaemmerung…:-)xxxx
Guarda, comprendo il tuo punto di vista ma credo tu non abbia completamente compreso il mio e può essere che io non sia stato in grado di ben esprimerlo.
Credo tu mi ascriva un pensiero che è solo parzialmente mio, in molti casi ed in altri 3d ho spiegato meglio la mia posizione.
Naturalmente, perdonami, non ho né tempo né voglia di riaprire il discorso.
Anche perché, per risponderti, dovrei compilare un papiro di notevoli dimensioni e non ne ho voglia.
P.S. naturalmente ci sono molte parti del tuo intervento sulle quali non concordo. Ma credo che siano frutto, più che altro, del fatto che non ti possano essere del tutto chiare le mie posizioni. Oltretutto non conosco la tua formazione musicale
Però...non sei d'accordo con me ma parli della necessità di educazione all'ascolto e, pensa, è uno dei concetti che ho espresso che ritengo fondamentale. Pare che tu sia un po' meno "non in accordo" con me...
 
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Non lo condivido per la musica, per la pittura, per l’architettura o per la letteratura.
L’arte, banale dirlo, è linguaggio, le regole tecniche devono essere note a chi ‘parla’, non necessariamente a chi ascolta, anzi, occuparsi di quelle regole, per chi ascolta, è molto interessante, ma si rischia di perdere di vista il messaggio, che è fatto di grammatica e sintassi, ma solo come strumento della composizione.
Ho progettato architettura per quarant’anni. Se, perché fosse apprezzato un mio progetto, fosse stato necessario conoscere il calcolo del cemento armato o la teoria degli stati limite nell’acciaio, il mio progetto sarebbe stato un fallimento, perché doveva essere rivolto e comunicare a chiunque gli passasse davanti. Questo non significa che non occorra un’educazione alla visione (o all’ascolto) ma non riguarda la tecnicalità, quanto la semantica, che è altra cosa.
I contenuti neurali della bellezza devono essere implementati in modo tale da non dover essere distratti dal gioco pedante della ricostruzione tecnicista.
Ora dirò una cosa che farà rabbrividire molti.
Per me, Johann Sebastian Bach è un compositore sopravvalutato.
E’ sopravvalutato perché distratti dalla meraviglia della sua costruzione ‘matematica’ (indiscutibile e meravigliosa) e da una critica specialistica che ha sempre più badato alla tecnica dell’armonia e del contrappunto che al messaggio veicolato, che è ristretto a una generica spiritualità.
Questo pastore luterano aveva una concezione della vita molto limitata e confinata, e il suo messaggio, inevitabilmente, è limitato e confinato, al di là di ogni sdilinquimento.
Io comprendo che l’aspettativa sul messaggio sia molto condizionata dalla propria cultura e dalla propria visione delle cose, ma, per me, ripeto, per me, la complessità del messaggio di uomini del XIX o XX secolo, quali Mahler, Bruckner o Wagner, non è paragonabile alla spiritualità geometrica di Bach.
Bach, sempre secondo me, è sopravvalutato come Leonardo da Vinci rispetto a Caravaggio, sempre per un problema di complessità di contenuti, di messaggio.
Che la tecnica di Caravaggio fosse impressionante è fuor di dubbio, ma se dovesse essere conosciuta per apprezzarne il messaggio, la sua opera sarebbe, da un punto di vista semantico, molto limitata.
E’ il problema dell’arte contemporanea (di buona parte dell’arte contemporanea) che richiede, per essere apprezzata, di leggere il ‘libretto di istruzioni’ allegato, con le dichiarazioni di intenti che, al contrario dovrebbero apparire evidenti allo spettatore, sia pure evoluto, all' ‘ignorante’ in senso husserliano, di quanto è sotteso dal risultato presentato come messaggio finale.
Tanti anni fa, a Radio Tre ho presentato un ciclo sulla musica contemporanea (di allora). Tali e tante hanno dovuto essere le spiegazioni a posteriori che, oggi, mi vergogno un po’ di averne sostenuto la validità.
Bene, ho sparato a palle incatenate, torno ad ascoltarmi il finale del Goetterdaemmerung…:-)xxxx
Guarda che qui non si parla di pedante ricostruzione tecnicista. Qui si parla di un minima ed elementare base di comprensione di un linguaggio. E parlo di elementare. Per questo piu' volte ho parlato di educazione all'ascolto.
Vorrei vederti alle prese con un cieco ed oltretutto ignorante che negasse la bontà dei tuoi progetti semplicemenete perchè non in grado di vederli.
Questo è accaduto in ambito musicale ed il risultato mi pare sotto gli occhi di tutti: trap e peggio sono figli di una continua e profonda discesa culturale. E tra l'altro rammento un paio di tuoi "pollicioni" :mrgreen: elargiti in calce a miei interventi proprio relativi questo argomento. Sai, credo che la tua posizione, se mai dovessimo parlare, sarebbe molto vicina alla mia.
Per quanto riguarda Bach, sai bene che era un kapellmeister e sai bene il perchè del clavicembalo ben temperato, ad esempio.
non a caso, c'e' chi lo ha definito un "artigiano della musica"
Vedi, Alvan, io poco conosco di architettura, ne ho una visione elementare e se tu me ne parlassi credo che ascolterei avidamente consapevole della mia ignoranza. Probabilmente imparerei qualcosa.
 
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